14 ott 2009

La ragazza che giocava col fuoco


Affezionati lettori, affezionate lettrici, siccome sono pervasa dal karma del sonno, non vi sfrancicherò i maroni di prima mattina dicendovi per l’ennesima volta che io la trilogia di Stieg Larsson non l’ho letta, che tanto, in quanto affezionati/e, già lo sapete. E, dopo aver visto “uomini che odiano le donne” ovviamente dovevo vedere anche il secondo episodio, “la ragazza che giocava col fuoco”. E così ho fatto.
Lisbeth Salander se ne sta beata ai caraibi a farsi i cazzi suoi, quando un giorno, invece di collegarsi a Facebook per vedere quanti iscritti ha il gruppo “diventa anche tu liscio come un barbapapà” decide di entrare nella posta di quel gran fijo de na mignotta del suo tutore, e scopre che ha fissato un appuntamento per farsi cancellare il grazioso tatuaggio che lei gli aveva fatto con tanto ammore. Quindi torna a Stoccolma, decisa a fargli visita. Nel frattempo nella redazione di Millennium (la rivista diretta da Blomkvist, quello espressivo come la Bellucci, ma butterato) si sta lavorando ad un’indagine sul trafficking di prostitute dai paesi dell'Europa dell’Est, grazie alla collaborazione del giornalista Dag Svennson, probabilmente ingaggiato con un co.co.pro., e della sua ragazza Mia, che sta per laurearsi proprio con una tesi sul trafficking. Prima di partire per andare a trovare i genitori di Mia, Dag telefona a Blomkvist, e i due si danno appuntamento per la consegna di alcune foto. Ma, quando Blomkvist arriva a casa di Dag trova i cadaveri dei due ragazzi. Che – guarda caso - sono stati ammazzati con la pistola dell’avvocato Bjurman, il tutore di Lisbeth. Ma, quando la polizia fa irruzione a casa dell’avvocato scoprirà il suo cadavere. Dopo aver scoperto anche il delizioso tatuaggio si convincono che la colpevole sia proprio Lisbeth e inizieranno a darle la caccia. Ma non saranno i soli, perché ovviamente la stanno cercando sia Blomkvist, convinto della sua innocenza, sia il misterioso Zala, aiutato da un marcantonio a due ante affetto da analgesia congenita...
Per sapere come va a finire bisogna aspettare primavera. 

7 ott 2009

Inglorious basterds (bastardi senza gloria)


L’ultimo lavoro di Tarantino è un falso storico così falso da sembrare vero.Il film è suddiviso in capitoli ed inizia in Francia, nel 1941, quando il colonnello delle SS Hans Landa, in “visita” alla fattoria della famiglia LaPadite, stermina la famiglia Dreyfus, che Lapadite nascondeva nel seminterrato. La figlia Soshanna riesce però a fuggire. 
Nel frattempo il tenente Aldo Raine con un gruppo di soldati ebrei americani (conosciuti come “bastardi”) pronti a tutto, ma soprattutto ad uccidere i nazisti per portarne lo scalpo a Raine, sta cercando di organizzare, anche con l’aiuto dell’attrice tedesca infiltrata Bridget von Hammersmark un attentato durante una premiere cinematografica che si svolgerà a Parigi, alla presenza delle più alte cariche del terzo reich, Hitler in testa. Caso vuole che la proiezione del film “L’orgoglio della nazione” il cui protagonista è il soldato Frederick Zoller, venga spostato dal Ritz ad una piccola sala cittadina, di proprietà di Emanuelle Mimieux, di cui Zoller si invaghisce. La Mimieux però, altri non è che Soshanna, che decide a sua volta di vendicarsi...
Applausi in sala alla fine del film. Credo non sia necessario aggiungere altro.
Anzi sì, due cose: Christop Waltz, l’attore che interpreta il colonnello Hans Landa, è da oscar, e il film va assolutamente visto in lingua originale, intanto perché è parlato in inglese, francese, tedesco ed italiano, poi perché la scena in cui Aldo Raine/Brad Pitt parla in italiano è semplicemente uno spasso, ma soprattutto per evitare l’effetto Ispettore Clouseau che parla con le Sturmtruppen.

5 ott 2009

Baaria

Mi aspettavo un film lungo e noioso.Lungo è lungo, niente da dire. Noioso invece non lo è affatto. Io ho visto la versione originale coi sottotitoli (anche abbastanza inutili, a mio immodesto parere) e penso che la versione doppiata tolga autenticità al film. Ma è solo una mia opinione, in fondo.Film corale, che racconta, in un arco di tempo che va dagli anni ’30 agli anni ’80, la storia della famiglia Torrenuova, fra passione politica e amorosa, mentre sullo sfondo scorrono il fascismo, la fame (meglio morti che sparlati) la chiamata alle armi, la fine della guerra, la fuitina, la strage di Portella della Ginestra, le leggende di Villa Palagonia, le riunioni di partito...Bravi, su tutti, Angela Molina e Salvo Ficarra. E comunque ho notato che ultimamente per vedere i comunisti bisogna andare al cinema. 
Ma forse anche questo era previsto.

30 set 2009

Racconti dell’età dell’oro


In un film in quattro episodi vengono riproposte le più note leggende metropolitane che circolavano in Romania negli ultimi 15 anni del regime di Ceausescu.Storie al limite del surreale, paradossali e grottesche. Nel primo episodio (La leggenda della visita ufficiale) la tranquilla vita di un paesino di campagna è rivoluzionata dall’imminente passaggio in paese di un corteo ufficiale del partito. Ma prima del passaggio del corteo avverrà un’ispezione. Dove i vertici del partito chiederanno di tutto e il contrario di tutto. Il secondo episodio (La leggenda del trasportatore di polli) racconta la storia di Grigore, che guida un camion adibito al trasporto di polli e, nonostante gli ordini siano di non fermarsi lungo il tragitto lui è solito fermarsi in una locanda a metà percorso. Un giorno gli rubano le ruote del camion ed è costretto a trascorrere la notte lì. Il mattino dopo, aprendo il camion per dar da bere alle galline, scoprirà che queste hanno continuato a deporre le uova. Pensando di fare un piacere, ne porta un po’ alla locandiera, che inizierà a guardarlo con occhi diversi. E, siccome il caro vecchio pelo di phiga – a qualunque latitudine – tira sempre più del carro di buoi, il buon Grigore finirà per rimetterci.Ne La leggenda del fotografo ufficiale si assiste alla preparazione del numero del quotidiano di partito “Scinteia” il giorno successivo alla visita di Giscard d’Estaing. Siccome nella foto scelta per la pubblicazione il presidente francese indossa il cappello mentre Ceausescu tiene il suo in mano, un funzionario di partito fa notare che questo gesto potrebbe essere interpretato come un segnale di deferenza del partito comunista nei confronti del capitalismo e decide di far ritoccare la foto di Ceausescu (del resto farlo diventare più alto nelle foto ufficiali era la prassi... Adesso che ci penso, questa storia non mi è nuova). Per una lieve disattenzione, il giorno dopo, per la prima volta nella sua storia, il quotidiano non verrà distribuito in orario. Conclude il film La leggenda del poliziotto avido, dove, nonostante il paese sia ridotto alla fame, la tradizione vuole che a natale si mangi il maiale. Ma i negozi sono vuoti. Nonostante questo, a casa del poliziotto, grazie ad un parente che vive in campagna, il maiale arriva. Ma vivo. Come si ammazza un maiale in appartamento? Semplice. Avvelenandolo con il gas della bombola della cucina

28 set 2009

Basta che funzioni

Dopo il periodo europeo Woody Allen torna a girare nella sua New York. E ci racconta la storia di Boris Yelnikoff, un anziano cinico, misantropo e ipocondriaco, sofferente di attacchi di panico e perennemente in lotta con il mondo, che, abbandonato il lavoro e abbandonato dalla moglie in seguito ad un tentato suicidio fallito, trascorre il tempo insegnando gli scacchi a dei ragazzini incapaci. Una sera, rincasando, trova la giovanissima Melody nascosta nell’androne di casa, che lo implora di farla entrare e darle qualcosa da mangiare. Inizialmente Boris è contrario, ma poi acconsente a farla entrare in casa. La ragazza è scappata di casa e, nonostante Boris faccia di tutto per convincerla che non ha i mezzi per sopravvivere a New York, essendo troppo stupida, continua ad ospitarla. E alla fine la sposerà. Un giorno a casa della coppia irrompe la madre di lei, abbandonata dal marito e che rinascerà a nuova vita e con una brillante carriera d’artista e, a distanza di tempo, il padre... Alla fine, in un intreccio di storie più o meno complicate, ognuno troverà una parvenza di felicità, non importa come: basta che funzioni. 

25 set 2009

The informant

Basato su una storia vera, l’ultimo lavoro di Soderbergh racconta le vicende di Mark Whitacre, un biochimico dirigente dell’AMD, una multinazionale agroalimentare, che improvvisamente decide di diventare informatore dell’FBI per mostrare che esiste un accordo fraudolento fra i vertici della società e le compagnie concorrenti per il controllo dei prezzi. Nonostante stia arrecando un danno alla società per cui lavora, Mark vede se stesso come un eroe, ma si fa prendere un po’ la mano e, in un tripudio mitomane inizia a costruire un castello di bugie che alla fine gli si ritorcerà contro.
Posso dirlo? A tratti l’ho trovato un po’ noioso. Poi un discorso che il protagonista fa tra sé e sé mi ha risvegliato dal torpore in cui stavo sprofondando:...gli orsi bianchi cacciano le foche sdraiandosi in prossimità di un buco nel ghiaccio. Quando la foca esce loro la catturano. Per coprire il naso, che è nero, si mettono una zampa sul naso e così si mimetizzano con l’ambiente circostante. Ma come fanno gli orsi bianchi a sapere che hanno il naso nero?...

In effetti, come fanno?

21 set 2009

La custode di mia sorella


I film del sabato sera vengono selezionati fra la programmazione delle sale raggiungibili senza che si renda necessario disturbare santi, madonne e stuoli di parenti trapassati e non durante la ricerca del parcheggio. Quindi vengono evitati accuratamente tutti i cinema del centro, per ovvi motivi.In corso giulio cesare, dove una volta sorgeva il cinema adua, c’è un cratere. Non perché sia caduto un meteorite in città, ma perché probabilmente un condominio è più utile di una sala cinematografica. Lo studio ritz, altra sala decentrata e con facilità di parcheggio è chiuso per lavori. Non è dato sapere se e quando i lavori termineranno verrà riaperto in veste di cinema oppure no. Nelle altre sale frequentabili c’era l’ultimo film di Woody Allen, appena uscito e, all’Alfieri, abbastanza centrale ma con parcheggi a profusione, “la custode di mia sorella”, appunto. E quindi ci siamo dirette all’Alfieri. Che la vettura nuova è più ingombrante della precedente, e non c’ho ancora né la mano né l’occhio per i parcheggi. Con non poco stupore abbiamo pagato l’ingresso 2.50€. Poi abbiamo capito perché.Il film, contrariamente alle aspettative, non è stato un mattone strappalacrime. Narra la vicenda della famiglia Fitzgerald, marito, moglie e tre figli: Kate, Jesse e Anna. Alla maggiore, Kate, viene diagnosticata una grave forma di leucemia in tenera età. Siccome né il padre né la madre né il fratello sono compatibili per la donazione di midollo osseo, viene concepita in provetta Anna che, giunta all’età di 11 anni si rivolge a un famoso avvocato per chiedere l’emancipazione medica e i diritti sul suo corpo...

18 set 2009

Segnali dal futuro

Ho la macchina nuova.Quella con la targa che non piace, esatto. Appena trovo un pertugio in cui infilare la SD, ammesso che poi io riesca a scaricare l’aggiornamento, avrò anche il navigatore funzionante. Non fosse altro per poter riuscire ad aggiornare l’orologio. Che averlo sul fuso orario di Buenos Aires potrebbe portarmi ad arrivare un po’ troppo rilassata in ufficio. Spero che il passaggio dall’ora legale a quella solare e/o viceversa avvenga in automatico, che se ogni volta c’è da cercare un pc predisposto all’infilaggio io mi compro una sveglia e l’attacco allo specchietto retrovisore. Ho anche un po’ sonno, che ieri sera ho fatto tardi e non son più abituata.Mentre mi intrattenevo con non poco diletto sul divano di Federico con Federico medesimo, in sottofondo NON abbiamo visto nè St.Trinians, né Scuola per canaglie. Ma, non si capisce bene perché, abbiamo guardato Segnali dal Futuro. Con Nicholas Cage. Uno al cui confronto anche Chuck Norris sembra espressivo. Il film inizia nel 1959, dove, in una scuola, la maestra chiede agli alunni di preparare dei disegni da infilare in una capsula del tempo, che verrà riaperta dopo 50 anni. Fra gli alunni c’è Lucinda, bambina cupa e introversa (provate voi a vivere con delle voci che vi bisbigliano in continuazione cose nella testa) che, invece di disegnare astronavi e dischi volanti compila una fitta serie di numeri apparentemente senza alcun significato. Oh, ma che combinazione, siamo nel 2009. Ci tocca riaprire la capsula del tempo. Combinazione per combinazione, è la stessa scuola frequentata dal figlio del nostro protagonista, vedovo impegnato in una relazione nemmeno troppo clandestina con una bottiglia di whisky, insegnante di astrofisica al M.I.T. Combinazione3 a suo figlio capita proprio la busta contenente il lavoro di Lucinda. Che Nicola, dopo averci appoggiato casualmente un bicchiere di whisky sopra, scopre essere una sequenza di date in cui sono avvenuti disastri, incidenti, sciagure, attentati, corredata dall’esatto numero di vittime oltre all’indicazione precisa del luogo, indicata con le precise coordinate di latitudine e longitudine. Oltre alle tragedie passate, combinazione4 ci sono anche sciagure che devono ancora verificarsi. E dopo che – combinazione5 – Nicola si trova nel luogo in cui è prevista la prossima disgrazia e questa avviene sotto i suoi occhi, inizia a volerci capire di più, e si mette alla ricerca di Lucinda. Nel frattempo anche il figlio di Nicola inizia a sentire le voci... oltre a vedere presenze inquietanti. Il finale è ridicolo, e l’astronave sembra un lampadario dell’ikea.

Ma, a parte questo, ho trascorso una piacevole serata.

16 set 2009

Cosmonauta


Preceduto dal delizioso cortometraggio a pupazzi animati “Sputnik 5”, con protagonisti cani topi e insetti (su tutti la ragna, fantastica!), il film inizia con Luciana che, il giorno della sua prima comunione fugge dalla chiesa per rinchiudersi nel bagno di casa, e mentre dall’esterno la madre (un’intensa e convincente Claudia Pandolfi) le chiede perché le stia facendo questo Luciana risponde “Perché sono comunista!!!” Ambientato a Roma a cavallo fra gli anni 50 e 60, il film segue le vicende di Luciana e della sua famiglia, composta dalla madre vedova, che in seconde nozze sposa un ingegnere “fascista” (Sergio Rubini) e dal fratello Arturo, comunista come il padre e appassionato delle imprese spaziali russe. Questa sua passione verrà trasmessa alla sorella, che, frequentando il circolo della FIGC cercherà di imporre le sue idee. Ma, a quell’epoca, anche fra i compagni una donna intraprendente non era vista benissimo.Non che le cose siano poi cambiante di molto, mi pare.Il film è gradevole, come anche la colonna sonora, composta da pezzi d’epoca “rivisitati” dai torinesi Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo e Max Casacci dei Subsonica.