Ciao, sono la poison e faccio coming out: non ho mai visto una puntata né di Romanzo Criminale, né di Gomorra. E no, non ho visto nemmeno ACAB.
In compenso ho visto Suburra.
E, se l'avesse visto anche Shakespeare, ci avrebbe pensato due volte prima di far pronunciare a Marcello la frase "C'è del marcio in Danimarca".
Perché il marcio della Danimarca, al confronto, sembra un bambino che vomita l'ovetto kinder durante la ricreazione all'asilo.
La storia vera (da Wikipedia)
12 novembre 2011 - La Camera approva in via definitiva (con 380 sì, 26 no e 2 astenuti) la Legge di Stabilità 2012. Subito dopo è approvata in via definitiva (con 379 sì, 26 no e 2 astenuti) la Legge di Bilancio. Favorevoli la maggioranza e il Terzo Polo, contraria l'Italia dei Valori, mentre il Partito Democratico non partecipa al voto. Subito dopo l'approvazione, il Presidente del Consiglio sale al Quirinale e rassegna le dimissioni. L'evento richiama una grande e spontanea partecipazione di popolo, mai vista in casi analoghi, che sulla piazza del Quirinale attende l'arrivo del dimissionario Presidente del Consiglio, pacificamente ma dando segni di grande soddisfazione.
12 novembre 2011, il giorno dell'apocalisse, quando tutto - per il momento - sembra avere una fine. Perché Sollima, che si ispira all'omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, con Suburra dipinge una Roma tragica e tetra, nella settimana che - appunto - precede l'apocalisse. E se i riferimenti alla triste realtà di Mafia Capitale ci inducono a pensare che sia tutto vero, o se non altro verosimile, è sempre meglio non dimenticare che stiamo comunque vedendo un film, girato prima che il funerale di Vittorio Casamonica dell'agosto scorso ci facesse scoprire che, toh, guarda, non esiste solo la mafia, ci sono anche gli zingari di merda (cit.).
Mentre la pioggia scende ininterrottamente senza lavare via nulla, conosciamo uno a uno i personaggi di questa squallida vicenda, tutti, più o meno consapevolmente, collegati tra loro in una ragnatela dove le trame vengono tessute da una serie di personaggi "maligni", siano essi politici, prelati, criminali. Qua la classica definizione "il più sano c'ha la rogna" risulta a dir poco riduttiva.
Mentre la pioggia scende ininterrottamente senza lavare via nulla, conosciamo uno a uno i personaggi di questa squallida vicenda, tutti, più o meno consapevolmente, collegati tra loro in una ragnatela dove le trame vengono tessute da una serie di personaggi "maligni", siano essi politici, prelati, criminali. Qua la classica definizione "il più sano c'ha la rogna" risulta a dir poco riduttiva.
Mentre in una villa di proprietà del PR Sebastiano si tengono feste in stile "grande bellezza" e un vecchio complice del Samurai esce di galera dopo essersi fatto vent'anni per rapina a mano armata ed esce di scena nel momento stesso in cui prova a ricattare il suo "amico", nei palazzi del potere si sta cercando di far approvare una legge che contiene, al suo interno, un emendamento che consentirà di trasformare il litorale di Ostia in una Las Vegas de' noartri, grazie agli intrallazzi del corrottissimo onorevole Malgradi (interpretato da un bravissimo Pierfrancesco Favino, a memoria mai così sgradevole), che sfoggia una croce celtica al collo, bacia il figlio quando si ricorda di tornare a casa, dopo essersi scopato un paio di mignotte alla volta, e, fatto come un cavallo, piscia su Roma, intanto che scende la pioggia (ma che fa, crolla il mondo addosso a me - cit.).
E infatti il mondo di Malgradi inizia a crollare, come un domino in cui le tessere sono di fango, la sera in cui una delle due puttane muore per overdose. L'unico corpo che intende far sparire è il suo, e infatti l'onorevole si volatilizza, lasciando l'altra ragazza ad occuparsi del cadavere. Chiamerà Spadino, il piccolo della famiglia zingara degli Anacleti, che non ci penserà due volte ad andare a ricattare l'onorevole, il quale non ci sta, e, chiederà ad un suo compagno di partito di aiutarlo ad intimorire il ragazzo. Qua entra in scena Numero 8, boss di Ostia, figlio d'arte, che non si limita ad intimorire Spadino ma lo uccide.
Il vecchio Samurai cerca di mettere pace andando a trovare Numero 8 e spiegandogli che non è tempo per le guerre, altrimenti il progetto di Ostia rischia di andare a puttane, e c'è troppa gente interessata. Nel frattempo a causa dei debiti il padre di Sebastiano si suicida, e Manfredi Anacleti, capo della famiglia nonchè fratello maggiore di Spadino, sequestra Sebastiano per fargli capire che i debiti di suo padre adesso li ha ereditati lui. Ovviamente senza dimenticarsi di vendicare la morte del fratello, e, quando scopre, proprio grazie a Sebastiano, chi è stato, nonostante l'ennesimo intervento di Samurai, si aprono le danze, e si inizia a perdere il conto dei morti, in un escalation di violenza che non risparmia niente.
E nessuno.
Suburra è un film potente e teso, con una fotografia bellissima e una colonna sonora strepitosa. che non dà un attimo di tregua allo spettatore, impegnato a seguire le varie storie parallele che poi, inevitabilmente, ad un certo punto, finiscono per incrociarsi.
Però.
Può un film volutamente eccessivo, dove c'è davvero di tutto di più. lasciarmi con la sensazione che gli manchi qualcosa? Sì. Non sono ancora riuscita a capire esattamente cosa, ma sono uscita dalla sala pensando che quello che avevo visto era sicuramente un gran film. Ma resta qualcosa che non mi torna.
Non mi torna la scena di Viola nel centro estetico, non mi torna che ad un certo punto Sabrina scompare e non se ne sa più nulla, ma, soprattutto, non mi torna che quello stronzo di Sebastiano se la cavi.
Quello che va detto è che è interpretato magistralmente.
Di Favino ho già detto,
Amendola nel ruolo di Samurai è più che convincente, per non parlare di Alessandro Borghi (Numero 8) che non conoscevo e che è stato una gran bella scoperta.
Bravissimo anche Adamo Dionisi nel ruolo di Manfredi Anacleti, il capo della famiglia degli zingari.
E poi c'è Elio Germano.
Lo so che è difficile, in un film in cui i cattivi sono così cattivi perché si, mentre i buoni... i buoni non ci sono e basta, fare una classifica di chi sia il peggiore, ma il personaggio di Sebastiano, mi si consenta, è una vera merda: codardo, vigliacco e, come se non bastasse, pure infame.
E il fatto arrivi vivo ai titoli di coda è una delle cose che, probabilmente, mi ha dato più fastidio.
E infatti il mondo di Malgradi inizia a crollare, come un domino in cui le tessere sono di fango, la sera in cui una delle due puttane muore per overdose. L'unico corpo che intende far sparire è il suo, e infatti l'onorevole si volatilizza, lasciando l'altra ragazza ad occuparsi del cadavere. Chiamerà Spadino, il piccolo della famiglia zingara degli Anacleti, che non ci penserà due volte ad andare a ricattare l'onorevole, il quale non ci sta, e, chiederà ad un suo compagno di partito di aiutarlo ad intimorire il ragazzo. Qua entra in scena Numero 8, boss di Ostia, figlio d'arte, che non si limita ad intimorire Spadino ma lo uccide.
Il vecchio Samurai cerca di mettere pace andando a trovare Numero 8 e spiegandogli che non è tempo per le guerre, altrimenti il progetto di Ostia rischia di andare a puttane, e c'è troppa gente interessata. Nel frattempo a causa dei debiti il padre di Sebastiano si suicida, e Manfredi Anacleti, capo della famiglia nonchè fratello maggiore di Spadino, sequestra Sebastiano per fargli capire che i debiti di suo padre adesso li ha ereditati lui. Ovviamente senza dimenticarsi di vendicare la morte del fratello, e, quando scopre, proprio grazie a Sebastiano, chi è stato, nonostante l'ennesimo intervento di Samurai, si aprono le danze, e si inizia a perdere il conto dei morti, in un escalation di violenza che non risparmia niente.
E nessuno.
Suburra è un film potente e teso, con una fotografia bellissima e una colonna sonora strepitosa. che non dà un attimo di tregua allo spettatore, impegnato a seguire le varie storie parallele che poi, inevitabilmente, ad un certo punto, finiscono per incrociarsi.
Però.
Può un film volutamente eccessivo, dove c'è davvero di tutto di più. lasciarmi con la sensazione che gli manchi qualcosa? Sì. Non sono ancora riuscita a capire esattamente cosa, ma sono uscita dalla sala pensando che quello che avevo visto era sicuramente un gran film. Ma resta qualcosa che non mi torna.
Non mi torna la scena di Viola nel centro estetico, non mi torna che ad un certo punto Sabrina scompare e non se ne sa più nulla, ma, soprattutto, non mi torna che quello stronzo di Sebastiano se la cavi.
Quello che va detto è che è interpretato magistralmente.
Di Favino ho già detto,
Amendola nel ruolo di Samurai è più che convincente, per non parlare di Alessandro Borghi (Numero 8) che non conoscevo e che è stato una gran bella scoperta.
Bravissimo anche Adamo Dionisi nel ruolo di Manfredi Anacleti, il capo della famiglia degli zingari.
E poi c'è Elio Germano.
Lo so che è difficile, in un film in cui i cattivi sono così cattivi perché si, mentre i buoni... i buoni non ci sono e basta, fare una classifica di chi sia il peggiore, ma il personaggio di Sebastiano, mi si consenta, è una vera merda: codardo, vigliacco e, come se non bastasse, pure infame.
E il fatto arrivi vivo ai titoli di coda è una delle cose che, probabilmente, mi ha dato più fastidio.