Viaggiando (meno)
il blog di viaggi che di viaggi parla pochissimo.
4 ottobre 2021
We are all born ignorant, but one must work hard to remain stupid.
18 gennaio 2021
Il proposito del 2021
... ovvero iniziare, ma soprattutto finire, una serie TV. Ce la farà la Poison?
(non ce la fa, non ce la fa)
Come è noto a tutti, avendo la
soglia di attenzione di un pesce rosso, io non guardo serie. Ci provo, ma è più
forte di me, non ce la faccio. Scatta qualcosa per cui io dopo un po’ mi
annoio. Ok, ci sono state sporadiche eccezioni. La prima stagione di True
Detective, ad esempio, che rimane LA SERIE con la S maiuscola. Poi ho anche
visto per intero Don’t trust the B**** in apartment 23, e nientemeno che Derry
Girls, ma mi piace vincere facile, qua ogni episodio dura un quarto d’ora, e
quindi forse non vale.
Orange is the new black.
Bella, figa, wow. E son stata pure brava, ne ho visto tipo 4 stagioni. Poi è
morta Poussey. E con lei la mia voglia di proseguire nella la visione.
La casa di carta. Ne
parlano tutti così bene, sarò mica l’unica stronza che non la guarda? Ho
iniziato, e mi sono rotta i coglioni dopo 15 minuti. Mai più ritentato.
The Crown. Fatta
benissimo, girata da dio, mi piace davvero tanto. Guardo tutta la prima
stagione. Inizio la seconda. Inizio la seconda. Inizio la seconda. E sono ancora
lì.
Peaky Blinders. Piace alla
Sassu, Scanzi l’adora, c’è Nick Cave nella colonna sonora… e niente. Vedi a La
casa di carta.
La regina degli scacchi.
Oh, wow. La piccola orfanella nonché ragazzina geniale che impara a giocare a
scacchi vedendo le partite nella sua mente mentre è impasticcata. Bella. Ok. Ne
guardo tre episodi, di scacchi continuo a non capire una sega. Forse forse
potrei riuscire a vederla tutta.
L’Alligatore. Ho adorato e
divorato tutti i romanzi di Massimo Carlotto con Marco Buratti protagonista,
c’è Valeria Solarino, e io amo Valeria Solarino. Il tizio che interpreta
Buratti non fa nemmeno schifo. OK, poi c’è Rossini che sembra il milanese
imbruttito e io me l’ero immaginato alto e affascinante, una via di mezzo tra
Burt Reynolds ed Omar Sharif, per dire. Ma, a parte questo, e mi perdonino i
veneti, i parla tutti come dei mona, compreso l’imbruttito, e un po’ ti
cadono le palle. Però l’ambientazione è figa, è il Veneto ma sembra la
Louisiana, e la colonna sonora, di Teho Teardo, non è niente male. Magari prima
o poi la finisco.
Lupin. Questa l’ho
iniziata ieri. È francese, una stagione sola, 10 episodi. Pro: è interpretata
da Omar Sy. Omar Sy è un tronco d’ebano che insomma, ci siamo capiti. Contro: è
francese, appunto. Detto ciò io li sento i puristi di sta fava sussurrare: “Eh,
ma parbleu, non puoi fave intevpretave Avsenio Lupin a un neg(v)o, Lupin è fvancese!”.
Esattamente come Omar Sy.
1 dicembre 2020
38° Torino Film Festival in pillole
A festival finito, vi faccio un breve riassunto di quello che ho visto in questa "pandemic edition" fruibile in streaming tramite la piattaforma MyMovies. Tutto molto bello, ma la sala è un'altra cosa.
24 agosto 2020
Di pandemie e altre cose che (non) sono successe in questi ultimi mesi
A tal proposito leggo di gente che critica lo smart working (o lavoro agile, come preferite) perché ti impedirebbe di socializzare. Mettiamo subito le cose in chiaro. Io non ho la necessità di socializzare con i miei colleghi. Io i miei colleghi li tollero perché sono costretta a farlo. Punto,
Ho avuto del tempo libero, tra ferie più o meno obbligate, cassa integrazione e quant'altro, e l'ho impiegato facendo... una beata mazza. Non ho contribuito ad esaurire le scorte di lievito, uova, farina etc. Non ho guardato molti film, non mi sono messa a correre o fare zumba via skype, né sono stata colta da particolari impulsi creativi. Insomma, non ho combinato niente.
In compenso c'è voluto il lockdown per farmi entrare nel magico mondo delle videochiamate, che ovviamente non avevo MAI preso in considerazione. Invece, tra chiamate nazionali ed internazionali via whatsapp e aperitivi con le amiche su Zoom, la videochiamata è quasi entrata a far parte della quotidianità. Quando mi ha videochiamato anche il mio capo ho capito che la cosa era un po' sfuggita di mano a tutti.
Ho letto - soprattutto all'inizio - di molti che sostenevano che questa cosa "ci avrebbe reso migliori". Ma io sono sempre stata scettica al proposito. Non mi è chiaro perché un virus che ci lascerà in ginocchio - sempre parlandone da vivi - dovrebbe farci diventare più bravi e farci capire quali sono le cose che contano "veramente". Magari per un paio di settimane, poi torneremo tutti a essere quelli di prima, e a comportarci nello stesso identico modo. Se non peggio.
Avrei dovuto partire il 1° maggio. Ovviamente non sono andata da nessuna parte, né so quando potrò farlo. Ho poche speranze di poter partire entro la fine del 2020, anche se, sotto sotto, un po' ci spero.
Quindi, per farmi del male, ho fatto una piccola lista di cose che vorrei fare-vedere e posti dove vorrei andare prima di morire, in ordine casuale.
- vedere un caracal
- fare un giro in barca sul lago Kariba
- vedere la parte di Australia che mi manca
- riuscire a partire per il Sudafrica, dove avrei dovuto appunto andare il 1° maggio
- vedere il Salar de Uyuni
- tornare a New York
- andare a Shangai
- riabbracciare E.M.