Sabato la casalinghitudine ha preso il sopravvento.
Anche perché una ricrescita impetuosa e una sfumatura color topo biondo morto nel fango richiedevano una pietosa tinta applicata da mani esperte. Adesso ho nuovamente i capelli marroni. Poi ho fatto la spesa, praticamente come ogni sabato. Maledicendomi per avere il tempo per fare la spesa soltanto il sabato, perché io non sopporto fare la spesa al sabato con tutta la gente che fa la spesa al sabato. E, essendo andata a letto presto, ieri mattina alle 7 ero sveglia. Che se fossi andata a letto più tardi mi sarei svegliata alle 8, probabilmente. E comunque, per farla breve, alle 9.10 parcheggiavo nei pressi della mole Antonelliana e alle 9.30 mi accingevo a vedere il primo film della giornata, una coproduzione tedesco-argentina-uruguaiana-olandese.
“Gigante”
Jara è un omone grande e grosso, appassionato di heavy metal, che fa il sorvegliante in un grande magazzino e, per arrotondare, il buttafuori in un locale. Conduce una vita tranquilla, Jara, quasi noiosa. Fa ginnastica in casa, gioca alla playstation col nipote esultando quando segna, ascolta musica. Attraverso le telecamere di sorveglianza inizia ad osservare Julia, un’addetta alle pulizie e se ne innamora, di un amore quasi adolescenziale e platonico. Inizierà a seguirla per la città, le farà trovare una piantina grassa nella corsia che la ragazza si appresta a pulire, seguirà il ragazzo con cui Julia ha un appuntamento, salvandolo anche da un tentativo di rapina, e parlando con lui in un bar scoprirà alcune cose sulla ragazza. Un film tenero e delicato, dove non succede quasi nulla, ma che non riesce ad annoiare. Evidentemente per vincere l’Orso d’Argento a Berlino non ci vuole chissà cosa. Uscita dal cinema massimo alle 11.00 ho fatto una passeggiatona per raggiungere l’ambrosio, dove il film successivo, rumeno, sarebbe iniziato alle 11.30.
“Politist, adjectiv”
In quasi due ore di film seguiamo Cristi, giovane poliziotto, incaricato di pedinare un giovane, sospettato di spacciare droga. Cristi è convinto che presto la legge cambierà, e quindi si rifiuta di arrestare il ragazzo. Sprazzi di esilarante acume ortografico specialmente durante i pranzi casalinghi, dove Anca, accortasi di un errore fatto dal marito nella stesura del rapporto, gli spiega alcune variazioni grammaticali decise dall’Accademia Rumena. Cosa che farà anche il suo capo, che, avendo appreso che Cristi non intende arrestare il giovane spacciatore, dizionario alla mano, gli farà leggere il significato di “coscienza”, “legge”, “polizia”, “morale”.
Uscita dalla sala ho trovato il Dottor Piazza già in coda per l’ingresso successivo. Il tempo di agguantare un trancio di pizza al volo e una bottiglietta d’acqua e mi sono messa in fila con lui, che mi parlava mentre io masticavo convulsamente il mio spugnoso pranzo.
“Le Refuge”
L’ultimo lavoro di Ozon (info per il Piazza: wikipedia ci toglie ogni dubbio dicendoci che è “apertamente gay” come se essere gay e basta non fosse sufficiente. E, comunque, sempre a proposito di gay, aveva ragione Andrea: Freddie Mercury è proprio nato a Stone Town. Com’è piccolo il mondo, eh?) è un dramma che si apre alla speranza. Mousse viene ricoverata in ospedale in seguito ad un overdose. Al suo risveglio scopre che Louis, il suo compagno, è morto, e lei è incinta. Al funerale verrà avvicinata dalla madre del ragazzo, che la inviterà ad abortire. Lei risponde che ci penserà. La rivediamo in un paesino del sud della Francia, in una casa affacciata sull'oceano, dove verrà raggiunta da Paul, il fratello di Louis. Superata la diffidenza iniziale Mousse accetterà l’amicizia di Paul, a cui si affiderà totalmente. Che poi. Dopo aver visto Louis-Ronan Choisy ti viene anche da dire “e sai che fatica”.
In un gioco di entra e esci, esci ed entra, fra un film e l’altro ci siamo addirittura concessi un caffè, e poi di nuovo in sala, per il docu-film Canadese
“A l’ouest de Pluton”
dove i tormenti, i dubbi e le passioni di un gruppo di adolescenti del Quebec, ci vengono svelati seguendo dei veri adolescenti per un giorno e una notte, attraverso il racconto delle loro passioni, con l’entusiasmo per la scelta del nome di un gruppo rock o la delusione, per l’appassionato di astronomia, del declassamento di plutone dal suo stato di pianeta alla condizione di 134.340 corpo celeste.
La “mia” giornata si avvia al termine, ma manca ancora un film:
“La bella gente”
Preceduto dalla presentazione in sala da parte del regista, Ivano Di Matteo, in compagnia di Antonio Catania, Elio Germano e Victoria Larchenko la pellicola non ha ancora trovato un distributore italiano ed è un vero peccato, perché è un film che fa riflettere (e anche un po’ incazzare, diciamocelo) sull'ipocrisia e sul falso perbenismo di un certo tipo di persone. In breve: Susanna e Alfredo sono una copia di professionisti affermati, che vivono a Roma e trascorrono le vacanze nella loro casa in Umbria. Trasferitisi in campagna per le vacanze estive, mentre un giorno Susanna ritorna dal paese vede sul bordo della strada una giovane prostituta maltrattata da un uomo. E decide di “salvarla”, portandola a casa. Dopo il terrore iniziale Nadja capisce che i due la vogliono davvero aiutare, e accetta la loro proposta di ospitalità. La coppia, incurante del parere di Paola e Fabrizio, pacchianissima coppia di amici, inizia ad affezionarsi alla ragazza, fino al giorno in cui, per festeggiare il compleanno di Susanna, arrivano il figlio Giulio, con tanto di fidanzata Flaminia (simpatica come una palata di merda) e le cose iniziano a complicarsi.
(ennesima info per Piazza: Myriam Catania è figlia di Rossella Izzo, nonché nipote di Simona (sempre Izzo) oltre che moglie di Luca Argentero).