Affezionati lettori, affezionate lettrici, siccome sono pervasa dal karma del sonno, non vi sfrancicherò i maroni di prima mattina dicendovi per l’ennesima volta che io la trilogia di Stieg Larsson non l’ho letta, che tanto, in quanto affezionati/e, già lo sapete. E, dopo aver visto “uomini che odiano le donne” ovviamente dovevo vedere anche il secondo episodio, “la ragazza che giocava col fuoco”. E così ho fatto.
Lisbeth Salander se ne sta beata ai caraibi a farsi i cazzi suoi, quando un giorno, invece di collegarsi a Facebook per vedere quanti iscritti ha il gruppo “diventa anche tu liscio come un barbapapà” decide di entrare nella posta di quel gran fijo de na mignotta del suo tutore, e scopre che ha fissato un appuntamento per farsi cancellare il grazioso tatuaggio che lei gli aveva fatto con tanto ammore. Quindi torna a Stoccolma, decisa a fargli visita. Nel frattempo nella redazione di Millennium (la rivista diretta da Blomkvist, quello espressivo come la Bellucci, ma butterato) si sta lavorando ad un’indagine sul trafficking di prostitute dai paesi dell'Europa dell’Est, grazie alla collaborazione del giornalista Dag Svennson, probabilmente ingaggiato con un co.co.pro., e della sua ragazza Mia, che sta per laurearsi proprio con una tesi sul trafficking. Prima di partire per andare a trovare i genitori di Mia, Dag telefona a Blomkvist, e i due si danno appuntamento per la consegna di alcune foto. Ma, quando Blomkvist arriva a casa di Dag trova i cadaveri dei due ragazzi. Che – guarda caso - sono stati ammazzati con la pistola dell’avvocato Bjurman, il tutore di Lisbeth. Ma, quando la polizia fa irruzione a casa dell’avvocato scoprirà il suo cadavere. Dopo aver scoperto anche il delizioso tatuaggio si convincono che la colpevole sia proprio Lisbeth e inizieranno a darle la caccia. Ma non saranno i soli, perché ovviamente la stanno cercando sia Blomkvist, convinto della sua innocenza, sia il misterioso Zala, aiutato da un marcantonio a due ante affetto da analgesia congenita...
Per sapere come va a finire bisogna aspettare primavera.
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