Ce l’avete fatta.
Le premesse questa volta c’erano tutte, nessun impedimento dell’ultimo minuto che, nei tentativi precedenti si era sempre manifestato da parte dell’uno o dell’altro.
Siete anche riusciti ad azzeccare il luogo dell’appuntamento, non vi siete persi, non avete bucato, né fuso il motore. L’unica raccomandazione reciproca è stata: “cerchiamo di non ridurci nello stesso stato confusionale in cui ci siamo trovati dopo la cena al brasiliano”. Che son cose che lasciano il segno. Sul colesterolo, soprattutto.
Raggiungete il ristorante dopo aver fatto un po’ di confusione sull’esatta ubicazione di viale Thovez, del resto siete forestieri tutti e due, ma, dopo aver chiesto informazioni ad un extracomunitario (fai tu), ci arrivate.
E in cielo si è manifestato, anche abbastanza ingiustificatamente, l’arcobaleno. Lo prendi come un segnale positivo, per quello che può valere.
Il locale è molto bello, arredamento minimale e curato, ma non asettico. Belle fotografie alle pareti.
Il menu è altrettanto interessante, ma non puoi assaggiare tutto e ti tocca scegliere.
Allora.
Se io ti ordino A, B e C, perché mi devi portare B, C ed A? Che è come quando ordini un cono gelato e chiedi “pistacchio e nocciola” e il gelataio ti mette nocciola e pistacchio. Non si fa, non va bene. Come? Sono una stracciacazzi? Sì, e allora?
Comunque. I gyoza non avevano nemmeno un po' d'aglio, mentre in Giappone non badano a spese e, anche se probabilmente avrebbe reso il mio alito discutibile per il testo della serata, mi avrebbe aiutato a tenere lontano, oltre ai vampiri - che notoriamente pullulano in precollina - anche le zanzare, che hanno abusato di me in ogni dove. Lo spiedino con gambero capasanta e asparago era buono, ma inutilmente affogato in una salsina sfacciatamente agrodolce. Quando non c'è niente di meglio di una capasanta al naturale. Che è un po' come il discorso del limone sul pesce (o sul fritto): utile come un raffreddore. Sul piatto di sushi e sashimi niente da dire. Anche perché se mi sbagli pure i fondamentali non c'è storia. Però il sorbetto al maracuja era davvero ottimo, magari poco jap, ma mica si può sempre fare i pignoli, no? Ed era buono anche il caffè. E alla fine sono uscita con una deliziosa mignon-lattina di Asahi da 135ml.
Dopo cena ci siamo trasferiti in un locale per bere qualcosa.
E mi sarebbe anche piaciuto berla, se quell’intruglio che mi hanno propinato come kir non fosse stata la roba più imbevibile sfiorata dalle mie papille gustative negli ultimi 5 lustri.
Però il locale era carino, e noi, comodamente seduti su un divanetto, ci guardavamo intorno cercando di “catalogare” la clientela. E quando ti chiede “cosa penseresti di noi se fossi tu ad osservare?” la risposta è stata “Cosa avranno quei due da ridere così tanto?”
Visto che durante la cena avete parlato di coliche e malattie, come fanno gli anziani quando si incontrano, decidete di spostare la conversazione su argomenti più frivoli, e parlate di cinema e viaggi… Sbagli in pieno la collocazione di Dresda, e non riesci a spiegare perchè Parigi ti piace in quel modo così assoluto.
La musica di sottofondo non è invasiva, ma, quando attaccano con “danza kuduro” e vedi che la gente intorno a te inizia a dimenarsi a ritmo fai fatica a capacitartene, perchè avevi addirittura visto un servizio in qualche tg (eh beh, son notizie) al proposito, ma, siccome sei scettica, non ci volevi credere. Eppure ti tocca. Cerca di spiegartelo scomodando nientemeno che Darwin e riconosci che, in fondo in fondo, non si sbaglia. Quando finalmente la danza kuduro finisce ritorni in te e potete riprendere a conversare.
Ci rimani un po’ male (parecchio male in verità, come se cambiasse qualcosa)quando ti dice che Shemar Moore è omosessuale, perchè è stato “beccato” completamente nudo in una spiaggia gay e fai fatica a ricordarti di Chris O’Donnell in Grey’s Anatomy, ma, siccome quando torni a casa l’ora di Cenerentola è passata da un pezzo, riuscirai lo stesso a prendere sonno…