Arriva l'estate (cinematograficamente parlando, che ieri qua a Torino le temperature erano decisamente bassine) e in sala, come consueto, inizia ad esserci l'annuale moria dei film.
Siccome sono notoriamente buonissima e non costa niente, mi permetto di darvi un consiglio: è in uscita - domani - un film davvero carino visto al Torino Film Festival di cui all'epoca non vi ho parlato: Infinitely Polar Bear, con il sempre validissimo Mark Ruffalo e Zoe Saldana. Titolo delizioso per un film altrettanto delizioso. Voi scordatevelo (il titolo), perché qua da noi è diventato (siete pronti?) Teneramente folle. Che, se dovessi basarmi esclusivamente sul titolo, potrei prenderlo in considerazione solo se l'unica alternativa fosse un documentario lussemburghese in found footage sulla cura delle doppie punte.
E invece.
Mai fidarsi delle apparenze.
Ho visto The Salvation, dicevo.
Spinta come sempre da nobilissimi motivi, ovvero la presenza di Mads Mikkelsen in un film.
Western.
(Danese).
Cioè, che fai, te lo perdi? Non scherziamo.
Mentre io e la bionda cazzeggiavamo allegramente per far arrivare l'orario di inizio e io mi imbattevo in maniera del tutto fortuita nel mio primo saldo al 50%, portando a casa il 28° paio di sandali (in una sfumatura di tortora che ancora mancava, ça va sans dire) di cui avevo ovviamente a s s o l u t a necessità, ci arriva un messaggio della Tiz: "Affrettatevi, che rischiate di non trovare più posto!". Guardiamo l'ora, ci rendiamo conto che mancano 10 minuti, entriamo al cinema, facciamo il biglietto ed entriamo in sala. Oltre alla Tiz in versione burlona, c'erano, sparpagliati, credo altri 3 spettatori. Abbiamo molto riso, e poi è iniziato il film.
Il regista è Kristian Levring, un altro degli aderenti (assieme ai più famosi von Trier e Vinterberg) al movimento Dogma95 e il film è una coproduzione anglo-danese-sudafricana. Nel cast, oltre a Mikkelsen, ci sono Eva Green (fighissima), Eric Cantona, Jonathan Pryce e Mikael Persbrandt, notevole pezzo di marcantonio che interpreta la parte del fratello di Mikkelsen.
Pochi generi possiedono le rassicuranti certezze del film western, e anche The Salvation, nonostante non passerà certo alla storia, ne è la prova.
Siamo nel 1870, in un luogo indefinito e anche abbastanza arido ed inospitale. I fratelli Jon e Peter, dopo la seconda guerra dello Schleswig hanno abbandonato la Danimarca per cercare fortuna oltreoceano. Dopo sette anni la famiglia di Jon riesce finalmente a ricongiungersi all'uomo. Il film inizia con Jon e suo fratello alla stazione, in attesa del treno con cui arriveranno la moglie Marie e il figlio Kresten, che ovviamente non parlano inglese, ma impareranno.
O forse no.
Sulla diligenza che li porterà verso casa, in un interminabile viaggio che la Salerno-Reggio Calabria a ferragosto non è nulla, prendono posto due carognoni col pedigree, ubriachi
come più di
Vidal in Cile e ovviamente le cose finiscono a schifìo. Defenestrato il povero Jon dalla diligenza i due uomini prima ammazzano il ragazzino, poi violentano e uccidono la povera Marie.
Jon (che si strugge di dolore ma in maniera glaciale e composta) raggiunge la diligenza, e ammazza i due uomini, che, nel frattempo avevano ucciso anche i due carovanieri (qualcuno sa darmi una definizione per il conducente della diligenza? grazie).
Ma, siccome siamo in un film western, anche se danese, l'uomo ucciso da Jon è l'amato fratello del colonnello Delarue, un'altro adorabile personaggino che detta legge nella zona, chiedendo il pizzo agli abitanti del ridente paesino, con la compiacenza del sindaco corrotto e l'inettitudine dello sceriffo/pastore del villaggio. Naturalmente Delarue vuole il colpevole dell'omicidio ad ogni costo.
E, grazie all'amorevole altruismo dei suoi vili compaesani, Jon viene consegnato a Delarue, che nel frattempo, oltre ad impossessarsi dei terreni circostanti, praticamente un enorme giacimento di petrolio, si è impossessato anche della vedova muta del fratello la quale non sembra molto entusiasta della cosa, ma subisce in silenzio (sì, lo so, è pessima. Perdonatemi).
Per farvela breve, se no vi racconto tutto il film, Jon si trasformerà da uomo pacifico a implacabile vendicatore. E, per via delle rassicuranti certezze che soli il western ci può dare, vissero tutti felici vedovi e contenti.
Fotografia che passa dal nero più cupo ai colori più abbaglianti, quasi sovraesposti, attraverso tutta una serie di sfumature polverose che lo rendono visivamente affascinante, The Salvation si fa vedere senza fatica, grazie anche al fantastico minutaggio di 90 minuti che non allunga a dismisura le situazioni.