Da un po' di tempo a questa parte, se dici Islanda (paese che prima o poi mi piacerebbe visitare) non pensi esclusivamente all'aurora boreale, ma anche al cinema, perché i titoli che arrivano da lassù riescono in qualche modo a incuriosire, come Rams, o a conquistare, tipo Virgin Mountain, che è del 2015, ma da noi è arrivato con calma nel 2017. Del resto dall'Islanda a qua c'è un sacco di strada, quindi due anni mi sembrano un tempo accettabile. Se arrivi a piedi.
Comunque, per dire, anche all'ultimo TFF c'era un film islandese in concorso: Vargur (Vultures) di Börkur Sigþórsson, dove ci veniva raccontata una storiaccia brutta di droga e malaffare. Vargur in islandese (così come Vultures in inglese) significa avvoltoi, titolo che, dopo la visione, troverete perfetto. Bel film asciutto e cattivo, se escludi un unico momento WTF che insomma, non si capisce perchè, ma se vi capita magari recuperatelo.
Ma, siccome non sono qua per parlare del Torino Film Festival, né del viaggio che non ho ancora fatto in Islanda, vi parlò dell'opera seconda di Benedikt Erlingsson, passata a Cannes nella Semaine de la critique, e selezionato - credo inutilmente - per rappresentare l'Islanda ai prossimi Oscar. E' dal 1980 che l'Islanda ci prova, ma, ad oggi, è riuscita ad ottenere una sola nomination, nel lontano 1991...
Uscito un paio di settimane fa in una comodissima sala del centro, l'abbiamo bellamente ignorato in favore di altri film, per poi recuperarlo sabato sera nella gelida sala di un cinema parrocchiale semiperiferico. E quando dico gelida non sto esagerando.
La donna elettrica o, se preferite, Woman at war, che, tanto per cambiare, rende molto meglio l'idea, è il ritratto di Halla, una donna sola che, come una sorta di Don Chisciotte, combatte contro il crescente inquinamento dell'isola. Non lo fa per un tornaconto personale, bensì per salvaguardare le generazioni che verranno, e che troveranno un paese devastato dall'inquinamento.
La sua guerra personale consiste nel sabotare, armata di arco e frecce, i tralicci dell'alta tensione che portano l'elettricità all'enorme fabbrica di alluminio, colpevole della distruzione dell'ambiente. Ma la sua lotta assumerà un altro significato quando una telefonata le annuncerà che la sua richiesta di adozione, fatta quattro anni prima, è stata accolta.
Mentre un ignaro turista argentino viene ripetutamente fermato, sottoposto a controlli e incarcerato, Halla, aiutata da una sorella identica ma che non potrebbe essere più diversa, da un "presunto" cugino e da un funzionario del governo, che conosce il suo operato e sicuramente lo approva, prosegue la sua battaglia, e ogni sua azione viene sottolineata da una colonna sonora eseguita da tre strumentisti e tre coriste che, con ironia, la seguono "sul campo", rendendo abbastanza surreale il tutto.
Un film che parte come una commedia e che si trasforma durante la visione.
Uscito un paio di settimane fa in una comodissima sala del centro, l'abbiamo bellamente ignorato in favore di altri film, per poi recuperarlo sabato sera nella gelida sala di un cinema parrocchiale semiperiferico. E quando dico gelida non sto esagerando.
La donna elettrica o, se preferite, Woman at war, che, tanto per cambiare, rende molto meglio l'idea, è il ritratto di Halla, una donna sola che, come una sorta di Don Chisciotte, combatte contro il crescente inquinamento dell'isola. Non lo fa per un tornaconto personale, bensì per salvaguardare le generazioni che verranno, e che troveranno un paese devastato dall'inquinamento.
La sua guerra personale consiste nel sabotare, armata di arco e frecce, i tralicci dell'alta tensione che portano l'elettricità all'enorme fabbrica di alluminio, colpevole della distruzione dell'ambiente. Ma la sua lotta assumerà un altro significato quando una telefonata le annuncerà che la sua richiesta di adozione, fatta quattro anni prima, è stata accolta.
Mentre un ignaro turista argentino viene ripetutamente fermato, sottoposto a controlli e incarcerato, Halla, aiutata da una sorella identica ma che non potrebbe essere più diversa, da un "presunto" cugino e da un funzionario del governo, che conosce il suo operato e sicuramente lo approva, prosegue la sua battaglia, e ogni sua azione viene sottolineata da una colonna sonora eseguita da tre strumentisti e tre coriste che, con ironia, la seguono "sul campo", rendendo abbastanza surreale il tutto.
Un film che parte come una commedia e che si trasforma durante la visione.
wow, hai ricominciato a scrivere seriamente, devo riabituarmi! :-)
RispondiEliminaah ah ah! Diciamo che ci provo!
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