Siamo ad Agen, dipartimento del Lot e Garonna.
I vertici tedeschi della Perrin, fabbrica di componenti per auto, millantando una scarsa produttività, nonostante un utile del 3.8%, vogliono chiudere, disattendendo le clausole di un accordo siglato precedentemente. I 1100 operai non ci stanno, e capeggiati da Laurent Amedeo (Vincent Lindon, bravo come non mai) iniziano una battaglia per veder riconosciuti i loro diritti e non perdere il lavoro.
Stéphane Brizé aveva già diretto Lindon nel 2015, in La loi du marché, e anche qua il protagonista era alle prese con la perdita del lavoro. Ma le similitudini si fermano qua.
En guerre è un film lucido e a tratti spietato, che tratta un problema attuale e universale: la perdita del lavoro a causa della delocalizzazione. Ed è un film concitato, senza un attimo di tregua, in cui assistiamo alla lotta di questi uomini che entrano in sciopero bloccando la produzione, con le trattative che sembrano non portare da nessuna parte, perché i dimostranti vogliono arrivare all'Amministratore Delegato del gruppo, che sembra non abbia alcuna intenzione di incontrarli.
Ma alla fine, dopo più di due mesi, quando proprio non può più negarsi - soprattutto perché il blocco del lavoro sta causando inevitabili problemi - l'incontro avviene, e l'esordio dell'uomo non potrebbe essere più infelice: "sono legato alla Francia, mia madre è francese, ho una casa in Camargue". Che fa il paio con l'uscita mariantonettiana dell'amministratore locale: "se il lavoro è da un'altra parte perché non vi trasferite?"
Si arriva alla fine della visione con un senso di impotenza e di angoscia.
Ce n'est qu'un début, continuons le combat! Bello, quasi un documentario tanta era la tensione, l'esattezza dei dialoghi, la concitazione delle cariche della polizia e delle riunioni tra manifestanti. Uno spaccato sulla realtà del lavoro globalizzato e sfruttato, senza sconti e senza pietà.
RispondiEliminaMolto bello, sì. E Lindon davvero bravo.
EliminaGrandissimo film, sarà uno dei miei top della stagione. Arrabbiato ma non rassegnato, violento ma non gratuito, rigoroso e per nulla manieristico. Empatico ma non ricattatorio. Brizè si conferma come uno dei registi più impegnati della sua generazione.
RispondiEliminaSono assolutamente d'accordo con te, Sauro. Un grande film .
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