Ma nel tardo pomeriggio arriva un sms della Tiz che ci
propone la visione di Milan-Juventus a casa di sua
sorella.
Io non vado allo stadio credo dal 14 maggio del
2003, e non vedo una partita in tv da... boh, forse dalla vittoria della
Spagna agli ultimi Europei.
Ma mica perchè non mi piaccia, eh? E’ che è più forte di
me. Non riesco a fare a meno di agitarmi. La bionda decide che per una sera
possiamo anche vedere un po’ di maschioni correre dietro una palla, e così,
equipaggiate di birra, e pronte al rutto libero e carpiato, ci guardiamo la
partita. Io non riconosco quasi più nessuno dei giocatori in campo, ma scopro che Mexes ha un tatuaggio
sul collo che mi piace molto.
Il Milan gioca
meglio per buona parte del tempo, è vero. Ma, siccome le partite durano 90
minuti e la palla è rotonda, finisce in parità. Pari anche i gol validi ma non
convalidati. E per me e le mie amiche finisce lì.
Per il resto del popolo, che di sicuro farebbe meglio a
pensare a cose più importanti, ovviamente no. E poi ci stupiamo se stiamo con le
pezze al culo.
Domenica pomeriggio, mentre sto camminando per strade di
campagna con la Lu, arriva la telefonata di mio cugino Andrea. Quando vedo il
numero sul display immagino che sia in arrivo qualche brutta notizia. Infatti mi
comunica la morte di suo padre.
Mi informo sul funerale, mando un messaggio al capo e
alle colleghe avvisandole che il lunedì non sarei andata in ufficio. E ieri
mattina mi sono messa in viaggio verso “casa”.
E, nonostante ogni volta che torno ci
siano strade che non ricordo perchè prima non esistevano, quando arrivo nei
pressi di corso Mazzini so benissimo dove devo andare. Il cartellone
pubblicitario “Luciano Ligabue – Carrozzeria” mi fa ridere un sacco.
Arrivo all’ospedale. La camera mortuaria è nuova, legno e
mattoni. Ogni stanza ha il nome di un
fiore. Orchidea, Gardenia, Viola. Saluto i cugini. E’ quasi ora di pranzo, non
c’è nessuno. Mi chiedono se voglio vederlo.
Certo. I morti non mi hanno mai fatto paura. Non possono
farti niente. Ma so che molta gente non la pensa come me.
Poi iniziano ad arrivare i parenti. Qualcuno non lo vedi
da 20 anni. Chi ti riconosce, chi si ricorda di te di quando eri alta “acsé”, con la mano che si abbassa alle
ginocchia, chi non capisce chi sei
nemmeno quando gli dici “sono la figlia di Nani” e nello sguardo gli leggi
chiaramente “ma sa dit?”, tu che
cerchi di collegare mentalmente le parentele, rassicurando tutti di parlare pure
in dialetto, quel dialetto che è più modenese che reggiano, che, anche se non lo
parli, capisci benissimo.
Dall’ospedale vi spostate in chiesa, e da lì al cimitero.
E mentre i necrofori fanno il loro lavoro lasci che sia
il sole a scaldarti.
E verso sera torni a casa.
Che ti piace guidare.
Ma quando è buio ti piace di più.
ehm... per le condoglianze, già fatte. Tornando ad argomenti più normali: come sta la carta di credito?
RispondiEliminasta bene, grazie.
RispondiEliminami ha detto di salutarti! ;)
aveva ancora fiato per salutare la only...poveretta?
RispondiEliminaPer il resto condoglianze
grazie.
EliminaCondoglianze... anche se io detesto quando me le fanno, mi pare educazione. E detesto il calcio... guardo solo le partite dei Mondiali e m'incazzo moltissimo.... meglio evitare!
RispondiEliminasono come te, per quanto riguarda le condoglianze, quindi capisco benissimo...
Eliminae per il calcio... no, a me vedere delle belle partite - a prescindere dalla squadra di appartenenza - piace. Peccato che sia esperienza sempre più rara... ma si sa, noi donne di calcio non capiamo notoriamente un cazzo, no? :)
a me la parola condoglianze non è mai piaciuta quindi ti lascio un abbraccio virtuale
RispondiEliminaPensavo che fossi in qualche località amena al tuo solito a divertirti... mi dispiace, condoglianze.
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