9 apr 2014

Father and Son


L'inizio della canzone canzone di Cat Stevens Yusuf Islam sembra scritto apposta per il film. 
Hirokazu Koreeda - il cui cognome ha evidentemente (sarcazzo why) tratto in inganno la spettatrice seduta dietro di me facendole pensare che si trattasse di un film coreano - dirige, con estrema sensibilità e delicatezza, un dramma che nel Giappone degli anni Settanta si è verificato almeno una quarantina di volte, e che anche nel cinema, basti solo pensare al recente "il figlio dell'altra", è stato già usato, ovvero lo scambio dei neonati in culla. 
L'interrogativo è sempre lo stesso. Vale più il legame di sangue o quello degli affetti?
Conta il DNA o l'esperienza di vita? I figli sono di chi li fa o di chi li cresce? 
Ryota Nonomiya è un architetto affermato ossessionato dal lavoro e dall'importanza di avere successo nella vita, valori che, uniti allo studio del pianoforte e al senso del dovere, cerca di trasmettere al piccolo Keita, che conosciamo durante la prova di ammissione ad un'esclusiva scuola elementare privata, dove, per ingraziarsi chi deve decidere la sua ammissione, racconta una bugia innocente sul suo rapporto con il padre, il quale, quando gli viene chiesto quale sia un difetto del figlio, risponde la generosità (vista come un segno di debolezza, evidentemente).
Alcuni giorni dopo a casa Nonomiya arriva la telefonata dell'ospedale di provincia, dove la moglie, 6 anni prima, aveva dato alla luce Keita, e, una volta sul posto, marito e moglie vengono informati di quello che è accaduto. 
Viene presto rintracciata anche l'altra famiglia, i Saiki, dove è cresciuto il piccolo Ryu-sei, ma oltre a lui la coppia, Yudai e Yukari, hanno avuto altri due figli. Lui gestisce un negozio di materiale elettrico, e la famiglia vive in un piccolo alloggio ricavato nel retrobottega. A differenza di Ryota, tutto ordine e disciplina, Yudai è un casinista, sempre in ritardo, il cui motto è "non fare oggi quello che puoi fare domani". In buona sostanza due universi paralleli. 
Le due famiglie, dopo il primo incontro ufficiale, decidono di iniziare a frequentarsi cercando di prendere tempo prima di affrontare una decisione così dolorosa e complicata. Come nel film di Lorraine Levy le due madri entrano subito in sintonia, ma, siccome siamo in Giappone, società patriarcale, le due donne restano un po' relegate sullo sfondo, lasciando ai padri, e alle loro esistenze così diverse, il ruolo principale, ma del resto era evidente già dal titolo. 
Non credo che in casi come questi ci siano scelte giuste o sbagliate, e infatti il regista, con uno stile asciutto e delicato non prende posizione, né parteggia per una famiglia o per l'altra. 


27 commenti:

  1. 子どもたちは、心臓の一部です

    p.s.: ma come? io tra un po' pubblico il post a tutto sesso e tu non mi dici niente di Nymphomaniac?!?

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    1. Ma come non ti dico niente? Ti ho addirittura mandato un what's up quando sono uscita dal cinema! :)
      Ne parlo domani, in ogni caso...

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    2. hai notato la classe del mio giapponese? ma quante ne so?!?

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    3. lo tradurresti anche per noi comuni mortali? :)

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    4. è un famoso proverbio orientale: i figli so' piezz'e core

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    5. da abbinare a "ogni scarrafone è bbell'a mamma sushi" ?

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    6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    7. esatto!

      p.s.: ma com'è che quel simpatico donnino arriva scrive e cancella? l'ha fatto pure da me...

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    8. @Dantès.... anche Miss Perfettina sbaglia, talvolta.... :-D

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  2. Interessante, anche se già vista come storia, sembra diversa dalle farse e farsacce generate dall'argomento "scambio di culla".

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    1. Anche qua ci troviamo di fronte a qualche clichè, ma è un film che si sviluppa con un rigore tipicamente giapponese...

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  3. io adoro Koreeda, un grandissimo regista, uno dei più grandi giapponesi, ogni suo film è qualcosa di unico, delicato e profondo, peccato che qui in Occidente i suoi film siano stat visti a singhiozzo...questo ancora mi manca perchè da me naturalmente non si è visto....oh, è arrivato il post con la nostra chiacchierata,eh!

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    1. purtroppo di Koreeda non ho visto nient'altro, ma questo non mi è affatto dispiaciuto.
      Adesso vedo di sensibilizzare "la clientela" per venirCI a leggere! :)

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  4. Questa è una pellicola che volevo recuperare, spero di riuscirci entro la settimana prossima. Sperando non mi deluda, ma non credo.

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    1. Secondo me non ti deluderà.
      Se poi dovessi sbagliarmi puoi tornare qua e insultarmi! :)

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  5. Ma settechilidigatto ha rilasciato un'intervista a sua volta? No, perché io voglio sentire tutte le campane! :-D

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    1. settechilidigatto ha firmato la liberatoria! :)

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  6. Mi pare un film di quelli che possono piacere al sottoscritto.
    Vedremo.

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  7. Ciao Poison,
    quindi è da preferire il giapponese all'israelo-palestinese?
    'Il figlio dell'altra' mi era piaciuto, anche se un po' troppo ottimista.

    Un grandissimo ringraziamento pubblico alla mitica Tiz che con quattro ricordi sbiaditi mi ha (ri)trovato il film.

    Sheltering

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    1. Uh, figurati, per così poco! :-D

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    2. @sheltering: sapevo che la Tiz ti avrebbe dato soddisfazione! :)
      Per quanto riguarda i film, anche se l'argomento è lo stesso viene trattato in modo diverso, diverse sono le cause che provocano lo scambio, diversa è l'età dei protagonisti, qua non c'è nessuna implicazione politico-religiosa.
      A me anche era piaciuto "il figlio dell'altra", ottimista finchè vuoi, o forse "semplicistico", ma nel complesso un buon film. E questo pure.

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  8. Mi sa che sarà il primo film di Koreeda che guarderò

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    1. Per me lo è stato. Adesso (anche dopo il commento di bradipo) sono curiosa di recuperare altri suoi lavori.

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  9. Sembra MOLTO interessante. E poi adoro il cinema giappo quindi cercherò di recuperarlo!

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    1. Bolla, recupera, secondo me ti piacerà! ;)

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