7 set 2023

Portami a Porto

Siccome quest'anno - per motivi indipendenti dalla mia volontà -  non sono riuscita ad organizzare nessun viaggio "serio", mi sono dedicata ad alcuni giri mordi e fuggi qua e là. Per viaggio "serio" intendo un viaggio che duri ALMENO due settimane. Dopo la delusione di Alicante, io e la bionda siamo andate sul sicuro e, a metà luglio, ci siamo concesse un week end lungo (venerdì-lunedì) a Porto, approfittando del fatto che il signor raianeir ci ha messo un volo comodo comodo da Torino.  A Porto io e la bionda eravamo state taaaaaaaaaaaaanti anni fa, nel nostro primo viaggio assieme, quindi siamo tornate per festeggiare una specie di anniversario. Per fare le cose come si deve avremmo dovuto farlo l'anno scorso, per celebrare 30 anni di viaggi in coppia, e invece lo abbiamo fatto quest'anno, esattamente 31 anni dopo. Immagino che nessuno avrà da ridire, anche perché non fregherà niente a nessuno.  

(Ma, tra l'altro, ci sarà ancora qualcuno che legge i blog nel 2023?) 


La volta scorsa avevamo fatto un fly & drive, e durante il nostro recente soggiorno ci siamo ritrovate più volte a chiederci: ma dove la lasciavamo la macchina? ma dove abbiamo dormito? ma cosa abbiamo visto? L'unica cosa che entrambe ricordavamo BE-NIS-SI-MO è che, passeggiando in Ribeira vedemmo un localino carino e decidemmo di tornarci per la cena.  Peccato che la cena prevedesse uno spettacolo di fado. Non vorrei sembrare insensibile ma il fado mi piace quanto una colonscopia senza anestesia. Ricordo questa povera crista che si è lagnata per due ore (lei, figurati noi!) e alla fine ci toccò pure pagare un supplemento per lo spettacolo dal vivo… Questa volta ci siamo accuratamente tenute lontano da qualsiasi spettacolo danzante, perché errare è umano, ma perseverare... ecc.ecc.

Comunque io sono arrivata a Porto zoppicando come  Keyser Söze, grazie ad una distorsione presa una settimana prima della partenza. Diciamo che la zoppia e Porto non sono propriamente un'accoppiata vincente, perché, se siete stati a Porto lo saprete benissimo, la città è tutta un sali e scendi con stradine, scalinate e vicoletti che trovarne uno in piano si fa fatica. Quindi la nostra tabella di marcia si è sviluppata a ritmi un po' meno sostenuti del solito, ma è andata bene ugualmente.

Dall'aeroporto abbiamo preso la metropolitana (linea E) fino a Bolhao, perché il nostro albergo (HaoBo Porto Center) era in una zona abbastanza centrale, vicino alla chiesa di Santo Ildefonso. Uscendo dalla parte giusta, su Rua Santa Catarina - via pedonale e commerciale - vi troverete subito davanti alla Capela das almas, così, giusto per prendere familiarità con gli azulejos.

Capela das Almas de Santa Catarina

Visto che era presto per il check in in albergo, abbiamo lasciato gli zaini e siamo andate a mangiare nella vicina Praça dos Poveiros. La scelta è caduta sul Cafè Santiago dove, pare, facciano la migliore francesinha di Porto. 
La francesinha è la versione estrema del croque-monsieur, che al confronto diventa un piatto leggero e dietetico. (Viene preparata con due fette di pane in cassetta farcite con salsiccia fresca, fiambre, linguiça, salumi e una bistecca di manzo, il tutto ricoperto con formaggio fuso e infornato in una terrina di terracotta con un'abbondante salsa a base di pomodoro, birra e peperoncino. Facoltativamente, può essere servito sormontato da un uovo fritto e su un letto di patate fritte ed accompagnate in genere da un bicchiere di birra alla spina, che qua pare si chiami fino). 


Dopo questo spuntino leggero siamo tornate in hotel e abbiamo preso possesso della nostra stanza, che è bella ampia e luminosa, con anche un piccolo balconcino da cui ogni mattina potevo ammirare stormi di piccioni in assetto da guerra volare rasoterra facendo delle terrificanti rasette ai passanti.
Abbiamo dedicato il pomeriggio a cazzeggiare un po' per la città senza alcuna meta precisa, fino a quando ci ha colto la pioggia e siamo rimaste mezz'ora abbondante sul sagrato dell'Igreja do Carmo aspettando che smettesse di piovere perché, che ve lo dico a fare, nessuna di noi aveva un ombrello.


Alla fine siamo riuscite a rimetterci in cammino, e toccava decidere dove andare a cena. Visto che il tempo era un po' così siamo rimaste vicino all'hotel andando da éLeBé, che non ci ha affatto deluse. 

2° giorno

Il nostro hotel non ci dà la colazione, quindi abbiamo scelto la Cafetaria Marbella in Rua Santa Catarina, un baruccio abbastanza anonimo e scrauso molto anni 70. Sicuramente negli anni 70 è stato aperto e da allora nessuno si è mai permesso di apportare alcuna modifica al locale. Però la vetrina aveva delle brioches bellissime e questo per noi era sufficiente (brioches che si sono rivelate anche buonissime, tra l'altro).
Quindi ci siamo mosse (adagio, perché io zoppico sempre) partendo con la visita della Cattedrale. Costruita nella zona più alta della città, la Cattedrale (Sé do Porto), dichiarata monumento nazionale, è l'edificio religioso più importante di Porto. Si trova nel quartiere di Batalha, vicino alle mura che un tempo proteggevano la città. L'ingresso è gratuito, si paga (3€) per visitare il chiostro.  Il piazzale antistante la chiesa è un ottimo punto panoramico.


Dopo la visita della cattedrale, ci siamo spostate all'Igreja de São Francisco. Il biglietto di ingresso costa 9€ e comprende chiesa, museo e catacombe. L'interno della Chiesa - che ti fa dire "wow" appena entri, ha tre navate rivestite con intagli dorati: si ritiene siano stati utilizzati più di 300 chili di polvere d'oro. Tutto questo oro fece sì che la chiesa, anni fa, venne chiusa al culto perché troppo appariscente per la povertà che la circondava. 

dorature a stracatafottere

le catacombe

vista dal museo dell'Igreja de São Francisco

Davanti alla chiesa c'è la fermata del Tram storico n. 1 che arriva fino a Foz do Douro. Che fai, non lo prendi? Il biglietto A/R costa 7€ e se avete tempo a sufficienza potete approfittarne per sfuggire al caldo e spalmarvi un po' in spiaggia. Noi ovviamente ci siamo limitate a fare una passeggiata (a Foz do Douro ci sono un sacco di ville splendide) e a pranzare al Bar Tolo 
Ci sono tre linee di tram a Porto, (1, 18, 22). Attualmente la 22 - che fa un giro splendido nel centro città - è stata soppressa in quanto la città sta lavorando ad una nuova linea della metropolitana, e molte zone sono un enorme cantiere. I lavori DOVREBBERO finire nel 2024, ma il condizionale in questi casi è sempre d'obbligo.   


Tornate in città abbiamo visitato il Palácio da Bolsa, che si trova a lato della chiesa di São Francisco, ed è stato costruito nel luogo dove si trovavano i chiostri del convento francescano, andati distrutti nel 1832, durante la guerra civile portoghese. L'ingresso costa 12€, si accede solo con visita guidata (durata circa 30 minuti, in portoghese / spagnolo / francese / inglese) e noi siamo state fortunate perché quando siamo arrivate stava per partire una visita in inglese e c'era ancora posto. In stile neoclassico, ha uno splendido cortile interno (Pátio das Naçoes) ricoperto da una cupola ottagonale in vetro, ma lo spettacolo è la Sala Araba, una cosa meravigliosa. 

Pátio das Naçoes

Sala Araba

Abbiamo deciso che per oggi con la cultura avevamo chiuso e siamo scese a Ribeira. 
Dimenticandoci che è sabato pomeriggio. E Ribeira, giustamente, è impallata di gente. Cosa che, se detesti la folla, non rende il luogo molto piacevole. Abbiamo ovviato facendo un giro in barca (il giro dei 6 ponti) sul Douro,  per poi scendere, abbandonare il lungofiume, concederci un bicchiere di porto da Orpheu e pensare a dove avremmo potuto cenare. Abbiamo scelto l'LSD. No, non ci siamo fatte di funghetti psichedelici, LSD sta per Largo de São Domingos, delizioso ristorantino che sorge nell'omonima piazzetta, dove abbiamo mangiato benissimo (come in tutti gli altri posti che ho indicato, tra l'altro).

3° giorno

Immaginate la nostra delusione nell'arrivare davanti alla Cafetaria Marbella e scoprire che la domenica è il suo giorno di chiusura… Siamo tornate sui nostri passi e siamo entrate al  Café Batalha, nell'omonima piazza. Qua, se non altro, il personale è sorridente.  Rinfrancate da un pasteis de nata abbiamo raggiunto l'Igreja dos Clerigos, che, con la sua torre, alta 75 metri, è visibile da quasi ogni punto della città. Siccome io zoppico sempre, abbiamo evitato la salita sulla torre, limitandoci a visitare la chiesa (barocca). Da lì abbiamo raggiunto il CPF (Centro Português de Fotografia), che ha sede nell'edificio conosciuto anche con il nome di Cadeia da Relação, che, fino all'aprile del 1974 ospitava il carcere cittadino. L'ingresso è gratuito.


Abbiamo poi fatto una passeggiata nel quartiere di Cedofeita, raggiungendo Rua Miguel Bombarda, via che è un tripudio di gallerie d'arte, negozietti vintage ecc.ecc. e dove, ogni paio di mesi le gallerie rinnovano le mostre. Noi, che siamo sveglione, ci siamo state di domenica, quando è tutto chiuso. Brave, davvero. 
Abbiamo poi fatto le turiste turiste, salendo su un tuk tuk che ci ha portato in giro per la città, abbiamo fatto il brunch da Nectar e poi con la metropolitana abbiamo raggiunto Vila Nova de Gaia


Non avevamo prenotato nessuna degustazione in cantina, perché non sapevamo bene quando saremmo state lì, così abbiamo provato ad entrare da Calem e ci ha detto bene, perché c'era posto per la visita guidata (in inglese) che sarebbe partita dopo 10 minuti. Le visite sono in portoghese, francese ed inglese e si possono scegliere diverse opzioni. Noi abbiamo optato per la "premium" a 19€, che si conclude con la degustazione di tre diversi tipi di porto. 


Dopo la visita abbiamo passeggiato per il paesino, dove ovviamente eravamo già state la nostra prima volta (questo se non altro ce lo ricordavamo), e, dopo aver passato un po' di tempo al  WOW (World Of Wine) complesso multiculturale fighissimo (quando in un posto sono belli anche i bagni, non c'è niente da aggiungere) con musei, ristoranti, bar e negozi nato dal sapiente restauro di alcune vecchie cantine in disuso, abbiamo raggiunto due colleghi della Bionda che erano in città nei nostri stessi giorni per la cena all'Uva by Calem, dove abbiamo mangiato (bene, tanto per cambiare) godendo di una bellissima vista sul fiume. 

I bagni del WoW

4° giorno

Si torna a casa. Decidiamo di regalarci una coccola facendo colazione al Majestic Café locale nato all'inizio degli anni 20, ancora oggi uno degli esempi più belli e significativi di Art Nouveau a Porto, nel suo tripudio di marmi, specchi e legni dalle forme arrotondate e sinuose.
Il locale si trova al 112 di Rua Santa Catarina, e noi ci siamo passate davanti praticamente ogni giorno. Essendo diventato un'attrazione turistica, ci siamo presentate lì davanti all'orario di apertura, prima che iniziasse l'assalto di gente che entra anche solo per scattare fotografie. Ovviamente siamo entrate per prime e siamo riuscite anche a scegliere il tavolo a cui sederci. 
Inutile dire che sono majestic anche i pasteis de nata mangiati qui: di una bontà commovente. 


Concludendo, è stato un week end davvero piacevole in cui, a parte la mia caviglia, siamo state davvero bene. Probabilmente, se io non fossi stata zoppa avremmo potuto fare e vedere più cose che abbiamo tralasciato/evitato. Magari avrei avuto voglia di affrontare la coda chilometrica per entrare alla Livraria Lello (ammetto che mi dispiace molto non esserci entrata, ma la coda, unita al fatto che alla bionda non interessava, mi ha fatto desistere dall'impresa). Avremmo potuto organizzarci meglio ed evitare di andare in Rua Bombarda di domenica, avremmo potuto raggiungere la Casa da Música e il Palacio de Cristal con i suoi giardini ecc. Questo significa che ho un buon motivo per tornarci, no? 

5 commenti:

  1. A Porto e dintorni dovevo andarci a maggio, poi è saltato tutto. Quindi mi tengo buono questo diario di viaggio per, chissà, l'anno prossimo? Fingers crossed!

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    1. Ah, che peccato! Spero tu riesca a riorganizzare perché il Portogallo merita davvero!

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  2. Li leggo e lo scrivo un blog :D
    Comunque ennesima bella città, i tuoi viaggi mai banali ;)

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  3. Grazie per aver creato questo blog e aver aiutato gli altri a imparare

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