2 set 2016

il clan

s p o i l e r   f r e e

Il clan (titolo originale El clan, e stranamente per una volta non ci siamo sbizzarriti e accaniti con "una famiglia quasi perfetta" o stronzate del genere) è un film argentino (coproduzione spagna-argentina, prodotto da El Deseo di Almodovar) del 2015, diretto da Pablo Trapero, vincitore del leone d'argento lo scorso anno a Venezia, uscito la scorsa settimana nelle sale italiane. 
E io sono andata a vederlo, perché dai trailer mi incuriosiva, come mi incuriosiscono sempre i film tratti da storie vere, a prescindere dal fatto che io le conosca o meno.
Nel caso specifico la storia vera che ci viene raccontata è quella della famiglia Puccio, che, a dispetto del cognome,  non è pucciosa manco p''o cazzo.
Il clan è ambientato in un passato recente, ovvero durante la prima metà degli anni 80, quando l'Argentina era ancora governata dal Proceso de Reorganización Nacional, ovvero dalla dittatura militare autoproclamatasi nel 1976 a seguito di un colpo di stato.



Ed è in questo contesto storico, sicuramente il più buio e tragico del paese, in cui la dittatura cede il passo ad una democrazia che deve fare i conti con la sua storia recente, fatta di arresti illegali, torture, desaparecidos, voli della morte ecc. che Arquimedes Puccio, ex membro della SIDE (i servizi segreti argentini) trovandosi disoccupato, inizia, con altri due complici, la sua carriera da libero professionista del crimine, anche perché i suoi trascorsi lavorativi fanno intuire che se il  rapimento non era il suo pane quotidiano poco ci mancava.
Ma per individuare le potenziali vittime si avvale del primogenito Alejandro, valido giocatore di rugby.
E mentre tu guardi quest'uomo all'apparenza normale nella sua veste di marito e padre, ma nella realtà senza né scrupoli né emozioni (un sociopatico, in poche parole), inizialmente ti viene il dubbio che possa rapire la gente per qualche motivo politico, ma realizzi immediatamente che l'unica cosa che lo spinge ad agire in quel modo sono i soldi.
E quello che più ti "sconvolge" è che tutta la famiglia, ad eccezione forse dei due figli più piccoli, è consapevole di quello che succede, e non fa nulla per ribellarsi a quella situazione, e mentre l'ostaggio di turno urla nel suo nascondiglio in cantina, la madre cucina amorevolmente, il signor Arquimedes aiuta la figlia più piccola a fare i compiti, come nella più classica delle famiglie del mulino bianco, come se l'orrore fosse una componente normale e quasi ovvia della quotidianità della famiglia Puccio.
In un susseguirsi di salti temporali si assiste all'orrore come modus operandi generato esclusivamente
dall'avidità, senza né remore, né morale.
Bravissimo Guillermo Francella che interpreta Arquimedes Puccio.

Arquimedes Puccio

Alejandro Puccio

18 ago 2016

Suicide Squad

Ho visto Suicide Squad il 13 agosto, in una sala pressoché deserta.
Ho visto Suicide Squad nella sua versione tristemente doppiata, e malamente tagliata.
Ho visto Suicide Squad nonostante io non sia propriamente un'amante del genere, ed è noto che i film con supereroi e metaumani e metasubumani e roba simile solitamente non mi appassionano.
Ho visto Suicide Squad ed è probabile che qualcuno di voi, a questo punto, si starà chiedendo: "e allora perchè?"
Bella domanda, in effetti. A cui, sinceramente, non sono nemmeno sicura di saper rispondere.
O forse sì.
Ho visto Suicide Squad perché è da tipo un anno che son tutti lì a farcela a fette con quanto è bravo Jared Leto in versione Joker e quanto è cattivo il Joker di Jared Leto e su e giù e qui e là e trullallero trullallà.
E poi vedi Suicide Squad, o meglio, la versione tagliata del Suicide Squad che è arrivata in sala, e Jared Leto e il suo Joker si vedono tipo dodiciminutiemezzo compreso quando appare tutto leccatino nel momento "i sogni son desideri" di Harley Quinn.
Lasciamo perdere che è doppiato in maniera ridicola (se si esclude Killer Croc, ma grazie al cazzo, quello è mezzo coccodrillo, è già un lusso che sia in grado di parlare) che più che paura provoca fastidio, ma davvero, perché sfrancicarci la minchia in questo modo?
Soprattutto se consideriamo che il film si chiama Suicide Squad (metti mai vi fosse sfuggito) e che sto benedetto Joker, per dire, della Suicide Squad non fa parte.
Detto ciò, veniamo al film, che, se posso riassumere in due parole, è, fondamentalmente un'immensa cazzata. Ma credo che anche questo fosse abbastanza ovvio. Quello che non è affatto ovvio è il motivo di tutti quei tagli in fase di post-produzione. Che ho capito che già così dura 123 minuti, ma a quel punto 10 minuti in più non avrebbero certo nuociuto, a mio parere.  


Prendi ad esempio il povero Silknot: e va bene che  tanto muore tipo dopo tre minuti che è entrato in scena e quindi non viene presentato con il dossier che descrive il curriculum vitae come per gli altri protagonisti "per non sovraccaricare il film", ma tipo spendere due minuti per dirci che è un minchione ci stavano, no? Ok che lo capisci da solo tempo zero, ma insomma, per la par condicio.
Per non parlare delle scene che passano nel trailer, e di cui nel film non vi è traccia.
Ma vabbè, fa lo stesso. Tanto pare che non sia prevista una versione "uncut" sul grande schermo, e che bisognerà (forse) attendere l'uscita del DVD con i suoi extra.

La storia è poco più di un pretesto, in cui l'agente Amanda Waller (roba che Joker al confronto è un monaco trappista), per far fronte ad una potentissima minaccia non meglio identificata, decide di reclutare una squadra composta da pericolosi criminali rinchiusi in un segretissimo carcere di massima sicurezza. Superata l'iniziale diffidenza di tutti i membri dell'intelligence, la squadra, composta da Deadshot, El Diablo, Killer Croc, Captain Boomerang ed Harley Quinn, capitanati dal colonnello Rick Flag, il quale si fa coprire le spalle dalla misteriosa Katana, si mette all'opera, per recuperare un bersaglio importante ai fini della missione. Della squadra doveva far parte anche l'archeologa June Moone, che durante una spedizione venne posseduta dallo spirito della malvagia strega Incantatrice, che dopo un po' si ribella e, preso il sopravvento sulla povera June, decide di sterminare l'umanità, e, dopo aver iniziato a distruggere la città rapisce la Waller.
Flag si rende conto che la missione è andata in vacca e scioglie la Suicide Squad, ma loro, che in fondo in fondo sono più buoni di me, decidono di aiutare Flag a salvare June.
E tutti vissero felici e (più o meno) contenti, fino al prossimo episodio.



Alla fine della fiera comunque non è che Suicide Squad non mi sia piaciuto, sia chiaro, perché il suo lavoro - intrattenere - lo fa in maniera più che discreta. E' un buon film corale, dove, fra tutti, su tutti, spiccano Will Smith e il suo Deadshot, e la fantastica Harley Quinn interpretata da Margot Robbie, che è semplicemente stre.pi.to.sa. Perché una che riesce ad essere una figa stratosferica nonostante il trucco a brandelli, perdonatemi, ma è di un altro livello.
E, come se non bastasse, la colonna sonora è bellissima.



Personaggi e interpreti:

- Will Smith: Floyd Lawton / Deadshot
- Jared Leto: Joker
- Margot Robbie: Harleen Quinzel / Harley Quinn
- Joel Kinnaman: Rick Flag
- Viola Davis: Amanda Waller
- Jai Courtney: George "Digger" Harkness / Capitan Boomerang
- Jay Hernandez: Chato Santana / El Diablo
- Adewale Akinnuoye-Agbaje: Waylon Jones / Killer Croc
- Karen Fukuhara: Tatsu Yamashiro / Katana
- Ike Barinholtz: Griggs
- Scott Eastwood: Tenente GQ Edwards
- Cara Delevingne: June Moone / Incantatrice

7 ago 2016

La vecchiaia non è posto per femminucce.

La citazione del titolo è di Bette Davis,
il compleanno, come tutti gli anni, il mio. 

foto da the breathing ghosts


29 lug 2016

Bastille Day


Vedere Bastille Day dopo i tragici fatti di Nizza fa effettivamente un po' impressione, ma tant'è. Un film è un film, la realtà, che sempre più spesso è peggio, è un'altra cosa.
Fa impressione anche vedere che nell'Intelligence di intelligente ne prendono uno a campione, nello specifico l'agente Briar, interpretato da Idris Elba, che, signori miei, fossercene di più in giro.
Poi abbiamo Michael, un borseggiatore coi controcazzi proprio, interpretato da tal Richard Madden, uno con la faccia un po' così, che a tratti ricorda Brandon Walsh di Beverly Hills 90210, quindi la dolce e ingenua Zoe, più una manciata di cattivi con la faccia da cattivi che Lombroso si sta dando pacche sulla spalla da solo, poliziotti mediamente rincoglioniti, politici corrotti, città in rivolta, inseguimenti sui tetti che se soffrite di vertigini come sua bionditudine vi faranno paura, combattimenti (Idris Elba che corca di mazzate più o meno tutti), dialoghi di quelli che non si prendono mai troppo sul serio che è sempre cosa buona e giusta, ecc.


Siamo a Parigi, e tutto parte dall'esplosione di una bomba nel posto sbagliato e al momento sbagliato, con il borseggiatore coi controcazzi che si ritrova ad essere un terrorista per caso, anzi, a dire il vero il film inizia con una ragazza che scende la scalinata del sacro cuore completamente nuda, ma voi non fatevi distrarre. Non racconto molto di più perché sono a rischio spoiler, ed è un attimo che arriva Idris Elba e corca di mazzate pure me.
Bastille day, a cui noi, come sempre abbiamo dovuto aggiungere "il colpo del secolo" perché proprio non ce la facciamo a tenerci un film col suo titolo così com'è, non verrà certo ricordato come un capolavoro della cinematografia lussemburgofrancoamericana, ma per un'ora e mezza fa egregiamente il suo lavoro. E questo, nel desolato panorama cinematografico stagionale, per me è più che sufficiente.


27 lug 2016

#Tag "mi piace fotografare"


Ebbene sì, sono viva. E vegeto,
E ho un blog che non uso da eoni perché, vegetando, non ho molto da dire.
Quindi ringrazio la biondissima Lazyfish che si è ricordata di me per questa "iniziativa", creata da Violeta Dyli del blog "Opinionista per Caso (2)", che parla appunto di foto, fotografi e fotografie, che da sempre mi appassionano, pur non capendo una mazza fionda di ISO, tempi, diaframma, esposizione e quant'altro. Io mi limito a inquadrare e scattare, facendo mie (con non poca presunzione) le parole di Andreas Feininger: "Chi non sa fare una foto interessante con un apparecchio da poco prezzo, ben difficilmente otterrà qualcosa di meglio con la fotocamera dei suoi sogni". Anche se, conoscendo i miei limiti, la fotocamera dei miei sogni non l'ho mai comprata, che tanto non sarei in grado di usarla.
Dopo questo pippone veniamo al dunque, ovvero alle domande, con tanto di risposta:

1) Hai mai tagliato/bruciato fotografie del tuo ex fidanzato/a perché ti dava fastidio vederle?
Assolutamente no.

2) Di solito le fotografie che pubblichi nel tuo blog le realizzi tu o le rubi in internet?
Considerato che nel mio blog ci sono principalmente "recensioni" (ah. ah. ah.) di film le foto sono "rubate" dal web, se invece parlo (parlavo) di viaggi le foto sono mie. E se no lo specifico.

3) Quante fotografie hai realizzato negli ultimi dieci giorni?
Considerando anche quelle che ho dovuto fare per lavoro una trentina.

4) Hai mai aperto un profilo sui social con fotografia di profilo pubblico che non era la tua immagine vera?
Beh, sì. Per molto tempo sul blog c'era un disegno stilizzato di una ragazza, ma non ho mai usato foto di altre persone spacciandole per me. Adesso su blog/twitter/instagram c'è la mia foto, su FB no. 



5) Quante fotografie stampi di solito ogni mese?
Pochissime. Generalmente stampo 3/4 foto in grande formato / su tela quando torno da qualche viaggio.


6) Ti piace fotografare di più il cibo o gli animali tipo gatti, cani, cavalli?E (aggiungo io) se non ti piace nessuno di questi,qual'è il tuo soggetto preferito?
Principalmente fotografo paesaggi, mentre con il cibo ho smesso (di fotografarlo, che poi sembra che son diventata respirariana) a meno che non si tratti di qualcosa di "spaziale". Continuo invece a fotografare i drink e Gattabusiva. Mi piacerebbe fotografare le persone, ma allo stesso tempo mi dà fastidio farlo per una sorta di pudore. 





7) Che rapporto hai con i selfie: ti piace o detesti fare i selfie, e successivamente ti piace condividerli anche sui social?
Non li amo particolarmente, più che altro perché vengo mediamente di merda non sono affatto fotogenica, e vengo bene mediamente una volta su 163. Quindi evito, oppure pubblico scatti in cui non mi si vede totalmente, tipo questo: 










8) Quali sono le tue applicazioni preferite che usi per la post produzione delle foto?
Siccome sono negata mi limito a raddrizzare le foto e ogni tanto a saturare il colore, quindi mi tengo ben lontana da photoshop. Sul pc uso - non ridete - il banalissimo Picture Manager di Microsoft Office, e ogni tanto, per i filtri, PhotoScape. Sul cellulare ho un po' di app che non uso, ho scoperto (tipo ieri) Prisma, ma alla fine mi accontento dei filtri di Instagram.

9) Quante fotografie sono esposte in casa tua?
Credo una ventina.

10) Ti va di raccontarci chi è secondo te il miglior fotografo che conosci?
Oddio sono tantissimi e non ce la faccio a scegliere!
Anche se ultimamente sono "innamorata" di Kazuyoshi Nomachi,

Tibetan nomads, 1990. Credits: ©Kazuyoshi Nomachi

poi vabbé, in un elenco del tutto casuale ci sono Sebastião Salgado, Eliott Erwitt,  Henri Cartier-Bresson, Bruce Weber, Ansel Adams, Herb Ritts, Peter Lindbergh, Vivian Maier, Robert Mapplethorpe, Ferdinando Scianna,Richard Avedon, Helmut Newton... 

A questo punto bisognerebbe indicare/incaricare/segnalare/taggare altri dieci blog/blogger, ma io mi limito a passare il testimone a chiunque, leggendo il post, abbia pensato "ma che idea carina, quasi quasi lo faccio anch'io!" 


22 giu 2016

Conspiracy

E niente, ieri sera io e la bionda siamo andate al cinema, approfittando del "martedì donna" nella multisala più tamarra della città, E abbiamo visto Conspiracy.
Nel cast abbiamo Al Pacino, Anthony Hopkins e Josh Duhamel. 
Tralasciando il fatto che ultimamente Al Pacino sta seguendo le orme di De Niro e non azzecca un film manco per sbaglio, che in un inquadratura Anthony Hopkins indossa un paio di occhiali da sole e sembra Venditti che ha smesso di tingersi, se mi fossi ricordata che Duhamel è il protagonista di quell'altra roba che risponde al titolo di Fire with Fire, probabilmente avrei rinunciato. Perchè il pregiudizio è cosa buona e giusta.
In ogni caso, come si può intuire dal titolo - italiano, che quello originale è Misconduct, ovvero cattiva condotta - in Conspiracy c'è sicuramente una cospirazione: quella di uccidere il buon cinema. Abbiamo un avvocato (Josh Duhamel, appunto), astuto come una faina (morta), che crede di aver trovato il caso giudiziario della vita, quando anche un sottovaso capirebbe che è una stronzata, per cui, se ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, ogni volta che l'avvocato faceva qualcosa, qualsiasi cosa, dalla mia bocca usciva una sequenza di "piciu, piciu, piciu, piciu" che, spiego per i diversamente piemontesi è un sostantivo maschile singolare (variante ortografica moderna) il cui significato anatomico è "pene", mentre in senso figurato è una persona stupida. Da usarsi quando "coglione" non rende abbastanza l'idea.
Detto ciò, nel film hanno sostituito i banali buchi della sceneggiatura con dei molto più confortevoli crateri, in cui è entrato un po' di tutto, a cominciare dal buon senso. per finire con la dignità degli attori. Che c'è da chiedersi cosa spinga Pacino e Hopkins (Duhamel non fa testo, ovviamente) a infognarsi in imprese del genere. Siccome nel mio inguaribile ottimismo mi rifiuto di pensare che sia per pagarsi la rata del mutuo, la conclusione è una sola: le prime avvisaglie di demenza senile.

(ho letto che nel Regno Unito, nel suo primo weekend nei cinema – quello in cui i film fanno di solito la maggior parte dei loro incassi – ha incassato circa 100 sterline. Incredibilmente non c'è stato un secondo week end).
E, siccome quando mi accanisco mi piace farlo per bene, aggiungo anche il giudizio DE-FI-NI-TI-VO di Wendy Ide del Guardian:
Potrebbe essere mostrato nelle scuole di cinema come esempio pratico di come non si deve fare un film. Ogni decisione è sbagliata: che si tratti di trama, casting, fotografia, suono e probabilmente persino il menù della mensa durante le riprese. […] Il regista, Shimosawa, è appassionato di nefasti e lenti movimenti di camera, che alla fine si fermano davanti a cose innocue, per esempio un frigorifero. La colonna sonora è fragorosamente stupida. E la trama è così ingarbugliata che viene da chiedersi se qualcuno ha davvero letto la sceneggiatura prima di dare il via ai finanziamenti per il film.
Ecco.
Ho finito. 


15 giu 2016

The Neon Demon

Seguo Nicolas Winding Refn dai tempi di Pusher (1996), e - se escludiamo Fear X, che non ho visto - ho sempre apprezzato tutti i suoi film. Questa volta, se escludiamo la bellezza visiva, la colonna sonora incalzante e ipnotica di Cliff Martinez e la bravura di Elle Fanning devo ammettere - un po' a malincuore - che NWR non mi ha convinto. Che nessuno si azzardi a rompermi il cazzo con "eh, ma questo non è un film per tutti" perché sinceramente di essere considerata una minus habens perché non ho apprezzato un film inizio ad averne un po' i coglioni pieni. 


Detto ciò, The neon demon è una sorta di favola orrorifica che ci porta in una L.A. che resta sullo sfondo, e ci racconta la storia di una moderna Cenerentola 16enne di provincia, che con la sua bellezza non ancora intaccata dal bisturi e dal botox, intraprende la carriera di modella, suscitando ammirazione negli addetti ai lavori e invidia nelle "colleghe". E, fra necrofilia saffica, cannibalismo e stupratori pedofili trovano spazio dialoghi degni di Federico Moccia in pieno trip da Mdma.



8 giu 2016

Au nom de ma fille


Vincent Garenq dirige un film basandosi su una storia vera, un fatto di cronaca agghiacciante, di cui potete leggere qua un breve riassunto. 
E' il 1982 quando Kalinka, figlia 14enne di André Bambersky muore improvvisamente e in circostanze misteriose mentre sta trascorrendo le vacanze estive in Germania, a casa della madre e del suo patrigno, il dottor Dieter Krombach. 
Bamberski (Daniel Auteuil, impeccabile come sempre) inizia a sospettare che Krombach sia responsabile dell'accaduto, e una volta letto il referto autoptico ne ha la certezza. Da quel momento inizierà una battaglia personale sacrificando lavoro e affetti pur di ottenere giustizia.
Ma dovrà scontrarsi con le lungaggini della burocrazia, la faragginosità delle leggi e soprattutto la mancata applicazione delle stesse, con la Francia che chiede l'estradizione e la Germania che non vuole concederla. lasciando che Krombach, libero, continui ad esercitare la professione di medico.
Tra un susseguirsi di processi, appelli e nulla di fatto, tutti sembrano abbandonare Bamberski, che però non si darà per vinto. 
Una storia che ha dell'incredibile, soprattutto per quanto riguarda la vicenda processuale, con la Germania che non concesse mai l'estradizione a Brombach. 
Ma, oltre all'ammirevole tenacia di Bamberski, alla viscida merdosità di Brombach, quello che è ancora più incredibile e difficile da accettare è l'atteggiamento di Dany, la madre di Kalinka. 
Da domani in sala.