s p o i l e r f r e e
Il clan (titolo originale El clan, e stranamente per una volta non ci siamo sbizzarriti e accaniti con "una famiglia quasi perfetta" o stronzate del genere) è un film argentino (coproduzione spagna-argentina, prodotto da El Deseo di Almodovar) del 2015, diretto da Pablo Trapero, vincitore del leone d'argento lo scorso anno a Venezia, uscito la scorsa settimana nelle sale italiane.
E io sono andata a vederlo, perché dai trailer mi incuriosiva, come mi incuriosiscono sempre i film tratti da storie vere, a prescindere dal fatto che io le conosca o meno.
Nel caso specifico la storia vera che ci viene raccontata è quella della famiglia Puccio, che, a dispetto del cognome, non è pucciosa manco p''o cazzo.
Il clan è ambientato in un passato recente, ovvero durante la prima metà degli anni 80, quando l'Argentina era ancora governata dal Proceso de Reorganización Nacional, ovvero dalla dittatura militare autoproclamatasi nel 1976 a seguito di un colpo di stato.
Ed è in questo contesto storico, sicuramente il più buio e tragico del paese, in cui la dittatura cede il passo ad una democrazia che deve fare i conti con la sua storia recente, fatta di arresti illegali, torture, desaparecidos, voli della morte ecc. che Arquimedes Puccio, ex membro della SIDE (i servizi segreti argentini) trovandosi disoccupato, inizia, con altri due complici, la sua carriera da libero professionista del crimine, anche perché i suoi trascorsi lavorativi fanno intuire che se il rapimento non era il suo pane quotidiano poco ci mancava.
Ma per individuare le potenziali vittime si avvale del primogenito Alejandro, valido giocatore di rugby.
E mentre tu guardi quest'uomo all'apparenza normale nella sua veste di marito e padre, ma nella realtà senza né scrupoli né emozioni (un sociopatico, in poche parole), inizialmente ti viene il dubbio che possa rapire la gente per qualche motivo politico, ma realizzi immediatamente che l'unica cosa che lo spinge ad agire in quel modo sono i soldi.
E quello che più ti "sconvolge" è che tutta la famiglia, ad eccezione forse dei due figli più piccoli, è consapevole di quello che succede, e non fa nulla per ribellarsi a quella situazione, e mentre l'ostaggio di turno urla nel suo nascondiglio in cantina, la madre cucina amorevolmente, il signor Arquimedes aiuta la figlia più piccola a fare i compiti, come nella più classica delle famiglie del mulino bianco, come se l'orrore fosse una componente normale e quasi ovvia della quotidianità della famiglia Puccio.
In un susseguirsi di salti temporali si assiste all'orrore come modus operandi generato esclusivamente
dall'avidità, senza né remore, né morale.
Bravissimo Guillermo Francella che interpreta Arquimedes Puccio.
Arquimedes Puccio |
Alejandro Puccio
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Quando ho visto il trailer, non sapendo di cosa trattava il film, mi sono spaventata.
RispondiEliminaNon ho capito però se ti è piaciuto.
alla fine sì, il film mi è piaciuto. Anche se mi rendo conto che il verbo "piacere" non sia esattamente il più indicato per una storia del genere, che è davvero terribile.
EliminaSono curioso di vederlo, mi pare si inserisca bene nel filone dei vari Garage Olimpo.
RispondiEliminaQua le tristi vicende dell'Argentina di quel periodo non vengono mai nominate, non si fa riferimento ai desaparecidos, il regime sta cadendo a pezzi grazie anche alla sconfitta delle Malvinas e/o Falkland, ma resta un film valido nella sua agghiacciante crudeltà home made.
EliminaNon sono riuscita a leggere completamente le pene detentive sbaglio o ilnoadre è scappato onquant altro è vice a New York?
RispondiEliminaNo, nel 2008 gli fu concessa la libertà condizionale dopo 23 anni di carcere ed è morto a Buenos Aires nel 2013
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