11 ago 2015

Zulu


Il viaggio a Parigi (e che palle, basta!!!) mi ha dato lo spunto per recuperare un film che giaceva nel mio HD da mesi.
Dopo la visita al musée du quai Branly per la mostra "Tatoueurs, Tatoués" (che si può visitare fino al 18 ottobre, se vi interessa) abbiamo come sempre visitato il bookstore, che, oltre a vendere un po' la qualunque, fra le altre cose ha una sezione di film in qualche modo collegati alla Francia che hanno attirato la nostra attenzione.
Alcuni titoli li avevamo visti, poi ci è capitato sott'occhio questo "Zulu", diretto dal francese Jérôme Salle, ambientato in Sudafrica ed interpretato da Orlando Bloom e Forest Whitaker. La bionda lo voleva vedere e io mi sono impegnata a cercarlo.
Salvo scoprire poi, una volta a casa, che ce l'avevo già e me ne ero totalmente dimenticata.
E' che c'ho un'età, e non è che posso ricordarmi proprio tutto, no?
Comunque, il film è del 2013 ed è la pellicola che ha chiuso il festival di Cannes di quell'anno, anche se, curiosando qua e là, ne ho letto le peggio cose, su tutte il suo essere pieno di cliché da film poliziesco americano (laggente sono noiosi, si sa).
Sarà. Ma, nonostante i cliché, a me Zulu è piaciuto.
Il film inizia con la corsa di un bambino disperato, che cerca di sfuggire agli uomini che hanno torturato ed ucciso suo padre. La corsa si conclude sul tapis roulant di un moderno appartamento di Cape Town, e quel bambino è diventato il detective Ali Sokhela (Forest Whitaker) che viene chiamato ad indagare su un caso: il cadavere di una ragazza viene ritrovato nel giardino botanico.
Sul posto viene raggiunto dal collega Brian Epkeen (Orlando Bloom) e, potrei sbagliarmi, ma eccoci di fronte al primo cliché: poliziotto nero ligio al dovere e agli insegnamenti di Mandela, con un fardello di traumi psichici e fisici che levati, più poliziotto bianco sregolato, semialcolizzato, alle prese con un divorzio difficile, e rapporto complicato col figlio adolescente, ecc.ecc.
Preso atto? Bene, andiamo avanti.
L'omicidio sembra essersi consumato nel mondo della tossicodipendenza, ma, indagando, Epkeen e Sokhela scopriranno - a caro prezzo - che dietro c'è molto altro, che ha a che fare nientemeno con il Project Coast. Si spiegherebbero in questo modo anche le scomparse di un sacco di ragazzini delle township, di cui nessuno - tranne Ali e la sua anziana madre - sembrava preoccuparsi.


Whitaker e Bloom se la cavano in maniera più che dignitosa, non si lesinano pallottole e sangue a secchiate, e per il finale ci si sposta in Namibia, tra gli splendidi paesaggi del Soussousvlei e Deadvlei. 

1 commento:

  1. Probabilmente tra un anno l'avrò scordato pure io, ma a caldo confesso che non mi è dispiaciuto. Certo, niente di nuovo, ma mantiene una sua dignità. Forse l'aver camminato sulle stesse dune delle scene finali me l'ha fatto apprezzate di più.. ;)

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