E mi perdonino i fratelli Gallagher per 
aver giocato con il titolo di una loro canzone. Ma se il film si intitola 
“morning glory” potevo forse esimermi? Probabilmente sì, 
volendo.
Che il “nostro” cinema del sabato sera proiettava financo 
“Il gioiellino”, ma se gli ultimi film che hai visto sono rabbit hole, il cigno 
nero e un gelido inverno, capisci anche tu che cip e ciop, i tuoi due fedeli 
neuroni, un altro film cupo non l’avrebbero retto, e, nella tua magnanimità, 
decidi di far prendere loro due ore di riposo e ti concedi una commedia leggera, 
di quelle dove tutto finisce bene e lo sai già dall’inizio. E così segui le 
vicende di Becky, logorroica produttrice esecutiva di un talk-show televisivo 
del mattino, che, da un giorno all’altro viene licenziata. Ma, siccome ci 
troviamo in una commedia americana di quelle “All's well that ends well” 
(tuttoèbenequelchefiniscebene), la nostra eroina trova subito un altro lavoro. 
No, non da commessa del turno di notte in un drugstore del Bronx, ma da 
produttrice esecutiva per la trasmissione Daybreak, i cui ascolti sono in caduta 
libera. Alla prima riunione licenzia il co-conduttore feticista e pornofilo, 
così si pone anche il problema di trovare un nuovo conduttore. Becky decide che 
ad affiancare Colleen sarà Mike Pomeroy, vecchia gloria del giornalismo, 
vincitore del pulitzer, inviato di guerra, ecc.ecc.ecc. che, costretto ad 
accettare per rispetto di alcune clausole contrattuali, inizialmente farà 
ostruzionismo ad ogni proposta di Becky. Fino al giorno in cui Becky riceverà 
una proposta di lavoro dal prestigioso Usa Today, e, allora...  
Ovviamente, nonostante la protagonista sia 
un’irriducibile  workaholic, troverà 
anche il tempo per innamorarsi (ricambiata) di un collega. Naturalmente 
affascinante, simpatico e comprensivo. 
Siamo o non siamo in una commedia 
americana? 
 
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