31 dic 2015

È sempre bello essere attesi e non arrivare.

E invece.
Pensavate di farla franca e non beccarvi le mie inutili classifiche?
Illusi.
Puntuale come la diarrea in vacanza eccovi qua il meglio, il peggio, il chissenefrega fotonico, i cotillons senza i ricchi premi, e tutto quello che avete già letto su diecimila altri blog...


I 3 migliori film del 2015 che io - per un motivo o per l'altro - mi sono persa

Mad Max Fury Road
non perché io da ragazzina abbia adorato Max Rockatansky, o Mel Gibson, o l'Australia o il futuro distopico o chissà cos'altro, ma perchè - a parte il fatto che al posto del vecchio Mel c'è Tom Hardy, che le scene nel deserto australiano sono state girate in Namibia, che Charlize Theron è nata il 7 agosto come me furiosamente figa anche da lercia, il film è piaciuto praticamente a tutti.
Perché non l'ho visto? Bella domanda, sarei davvero curiosa di saperlo!

Sicario
E' al momento il mio più grande "rammarico" dell'anno.
E, paradossalmente, non ne so quasi nulla, a parte il fatto che la regia è di Denis Villeneuve, e che fra gli interpreti c'è Benicio Del Toro.
Perché non l'ho visto? Perché è uscito mentre ero in vacanza e quando sono tornata non era più in programmazione.

Me and Earl and the Dying Girl
Questo avrei voluto vederlo al Torino Film Festival, ma siccome quest'anno vi ho preso parte in forma ridotta, non sono riuscita ad inserirlo nel programma. E quando è uscito in sala, con un titolo che io farei diventare morenti i traduttori ero convalescente a casa.





I 3 film mai più senza (ovvero quelli di cui potevo fare tranquillamente a meno)

Film dalla trama improbabile e dallo svolgimento inverosimile, con Chris Hemsworth nel ruolo di un hacker. E ho capito che è diretto da Mann, e bla bla bla, ma non è che un film mi deve piacere solo perché l'ha diretto lui, no? 
No, appunto.

Film che - teoricamente - aveva tutte le carte in regola per essere un buon film, ma che, a conti fatti, non convince e non appassiona e rischia anche di annoiare un po'.

Interpretazione della Golino a parte, film che ho trovato noioso e pretrenzioso.
Più pretenzioso che noioso (perchè alla fine la storia non sarebbe stata nemmeno terribile).

I 3 (o forse 5, ma magari solo 4) meglio film del 2015

Film francese dall'aria vintage, a partire dai colori, che si ispira ad una storia vera, ovvero quella del giudice Pierre Michel e della sua lotta al narcotraffico nella Marsiglia degli anni 70.

Senza dubbio il film più "strano" (anche se strano non rende perfettamente l'idea) visto quest'anno, diretto da Yorgos Lanthimos. Più disturbante che bello, riesce a far riflettere e finisce in modo che ti lascia libero di pensare al finale "migliore"... (per modo di dire).

Opera prima di Deniz Gamze Ergüven, regista turca naturalizzata francese, è il film scelto dalla Francia per rappresentarla ai prossimi oscar, e racconta la storia di cinque sorelle che vivono in un piccolo villaggio sulle coste del Mar Nero. A seguito di un gioco innocente che nella piccola comunità conservatrice e tradizionalista equivale a uno scandalo, le ragazze vengono recluse in casa, mentre la severa nonna cerca di organizzare, per ognuna di loro, un matrimonio combinato.

Una Kate Winslet strepitosa in una commedia dal sapore revenge ambientata nella lontana Australia. Si ride parecchio. Ma solo fino ad un certo punto.
Come? 
Non è ancora uscito in sala? 
Pazienza. 
In fondo è la MIA classifica, mica quella dell'Anica.









29 dic 2015

Brooklyn

Ciao, sono la poison.
Una volta avevo un blog in cui scrivevo spesso, adesso passo a togliere le ragnatele, perché sono pigra e non ho molta voglia di scrivere. 
Diciamo anche che, ultimamente, non è che abbia molto da dire... non entro in un cinema dai tempi del Torino Film Festival, che quest'anno per me si è concluso il 25 novembre, e il film, nello specifico, era "Brooklyn" per la regia di John Crowley, con protagonista la sempre valida Saoirse Ronan, bravissima anche questa volta. 
Crowley è un regista irlandese, che ha diretto. fra gli altri, Intermission, che, se la memoria non mi inganna, vidi in un cinema di Sidney capendoci meno di niente, Boy A, che non sono ancora riuscita a vedere dopo aver letto il libro, oltre a due episodi della seconda stagione di True Detective. 
Esatto, non ho ancora visto nemmeno quella. 


Brooklyn parla di una ragazza irlandese che emigra a... Brooklyn, esatto. 
Siccome Crowley non è Gray, ma, soprattutto, il film è sceneggiato da Nick Hornby, Brooklyn è un film in cui, in ultima analisi, alla protagonista non succede nulla di brutto, se escludi che ha dovuto abbandonare la sua terra con tutto quello che ciò comporta e bla bla bla, e se non consideri i fiumi di lacrime che la povera Ellis versa ogni volta che riceve una lettera della sorella rimasta in Irlanda, che per carità, ci sta senz'altro, ma, per dire, non viene messa in quarantena appena arriva ad Ellis Island, nessuno la violenta, le ruba i soldi o la fa prostituire, anzi, grazie alla "delegazione" americana della parrocchia irlandese, trova alloggio da una brava signora severa ma giusta e corretta, trova lavoro in un grande magazzino molto elegante, conosce un bravo ragazzo (italiano) e si innamora...
Ma.
Ellis fa ritorno in Irlanda, e, nonostante non sia più l'ingenua ragazzina che era prima di partire, il senso di appartenenza alla sua terra sembra incrinare le certezze della sua vita nel "mondo nuovo". 
Brooklyn è un film lineare, una sorta di melodramma gentile, dove non ci sono buoni e cattivi, semplicemente perché mancano i cattivi. 
Esce il 4 febbraio. 


11 dic 2015

come sempre

Siccome ci tengo a farvi sapere i cazzi miei, volevo informarvi che sono viva e vegeta
E vegeto. 
Nel senso che sono ancora convalescente per una piccola complicazione in fase di guarigione.
Niente di grave, un'eventualità che a volte succede, e a me, modestamente, è successo.
Così, mentre le persone normali "guariscono" in una settimana, alla poison ne servono tre, antibiotici inclusi.
Quindi a giorni alterni mi reco in ospedale per farmi suppurare la ferita, poi torno a casa con una medicazione che mi copre mezza faccia, capelli compresi, e mi impallo davanti alla tv.
Non ho visto un solo film, in compenso dormo molto e - come nel peggiore degli incubi - ho scoperto "il boss delle cerimonie" su RealTime. Una roba di una bruttezza morbosa, a dir poco, che fa sembrare i protagonisti di "il mio grosso grasso matrimonio gipsy" (sempre su RealTime) membri della famiglia reale.
In pratica la più smandrappata delle casalinghe di Voghera al mio confronto sembra Bernard Henri Lévy.

Gattabusiva mi fa compagna, e si dimostra ruffianissima affettuosa anche con gli ospiti. 
La convalescenza ha anche dei lati positivi, infatti mercoledì lei era in città, e abbiamo potuto passare tutta la giornata assieme. E ovviamente anche la serata. La notte l'ha passata, appunto, con la gatta, che si è infilata nel suo letto come niente fosse. 
Come sempre siamo state bene, parlando di tutto e di niente, come sempre ci siamo ripromesse di vederci più spesso, e come sempre passeranno altri due anni prima che succederà, perchè fondamentalmente siamo due cialtrone, e quindi, come sempre, continueremo a volerci bene a distanza, 

3 dic 2015

33° TFF - The Dressmaker
(spoiler free)



Non lo faccio (quasi) mai, perché non ho la presunzione di dirvi cosa fare e cosa vedere, ma voi intanto segnatevi questo titolo, e cercate di recuperare il film appena uscirà (28 aprile 2016).
Interpretato da una Kate Winslet in stato di grazia, coadiuvata da un cast di tutto rispetto (Hugo Weaving, Judy Davis, Liam Hemsworth), il film, diretto da Jocelyn Moorhouse mescola sapientemente noir e commedia in un ambientazione che ricorda il western, anche se siamo nella lontana Australia, e la scena iniziale mi ha ricordato il posto in cui, nel lontano 2004, facemmo una sosta a metà percorso durante la  traversata notturna in bus da Adelaide a Melbourne, nel bel mezzo del nulla.



Una corriera si ferma, nello sperduto paesino di Dungatar, e la prima cosa che tocca il suolo è la valigetta di legno di una macchina da cucire. Poi scende una donna, elegantissima, che, sussurrando "I'm back, bastards!" fa ritorno alla sua vecchia casa sulla collina, isolata dal resto del paese.
Myrtie “Tilly” Dunnage è tornata.
E niente a Dungatar sarà più come prima.




Cacciata dal paese quando era una bimba di 10 anni, questo esilio forzato ha permesso a Tilly di studiare in Europa e diventare un'affermata stilista che ha lavorato con i più famosi couturier francesi. 
Perché ha deciso di tornare a Dungatar, dove non ha davvero nulla in comune con i suoi bigotti abitanti? Per prendersi cura della vecchia madre Molly, ma soprattutto per capire cosa è veramente successo quel giorno nel cortile della scuola, e se è davvero responsabile del fatto per cui tutti, capeggiati da sindaco, maestra e farmacista, decisero di allontanarla dal suo paese e da sua madre.
Perché Tilly non se lo ricorda, ma deve sapere.
E per scoprire cosa è successo si affiderà alla sua abilità nel confezionare abiti fascianti e seducenti, che poco a poco conquisteranno le abitanti di Dungatar, insaccate in abiti informi dai colori mosci e polverosi. E tra una partita di rugby ed i preparativi di un matrimonio, tutti i segreti del paese e dei suoi abitanti verranno svelati, e finalmente Tilly riuscirà a ricordare come si svolsero realmente i fatti. E non avrà pietà per nessuno.
La Moorhouse confeziona una pellicola che intrattiene a dovere, dove si ride (molto) e ci si commuove pure (vigliacca!) aiutata da una serie di personaggi irresistibili. Kate Winslet nella parte di Tilly - come ho già detto - è perfetta e strepitosa, in un ruolo che non sfigurerebbe in un film di Tarantino, Judy Davis nella parte della vecchia Molly, che alterna follia e lucidità (e battute al vetriolo) è incantevole, Hugo Weaving interpreta con sapiente ironia il capo della polizia del paese, mentre Liam Hemsworth... beh, Liam Hemsworth si spoglia. 
Direi che può bastare. 



2 dic 2015

Stasera in TV:
il consiglio dell'ultimo minuto





Se stasera non sapete cosa guardare, alle 21.15 su MTV8 io vi consiglio di dare un'occhiata a Cloudburst, interpretato da Olympia Dukakis e Brenda Fricker,
Ve ne avevo parlato un paio di anni fa, QUI.

1 dic 2015

life


© Dennis Stock/Magnum Photos
Anton Corbijn  "nasce" fotografo, prevalentemente di gente del mondo dello spettacolo, soprattutto cantanti (e se la memoria non mi inganna dovrei anche aver visto anche una sua mostra, in quel di Milano, secoli fa). E nel 2007 -  2008 in Italia - esordisce alla regia con Control, film sulla (breve) vita di Ian Curtis, leader dei Joy Division. Che, non nego, mi piacque parecchio. 
Il suo film successivo, The American, è stato, sempre se la memoria non mi inganna, uno dei film più brutti degli ultimi cinque anni. 
Life mi interessava nonostante Robert Pattinson, ma la settimana in cui uscì in sala non riuscimmo ad andarlo a vedere, e la settimana successiva l'avevano relegato allo spettacolo pomeridiano delle 16.00, quindi ciccia.
Però la programmazione del Cinema Massimo l'ha proposto, un paio di settimane fa in v.o., così ne abbiamo approfittato per recuperarlo.
La storia è quella dell'incontro e dell'amicizia fra il fotografo Dennis Stock (interpretato da Robert Pattinson) e il giovane attore emergente James Dean (Dane Dehaan) nata prima che Dean iniziasse a girare "Gioventù Bruciata" e che il mondo dello star system si accorgesse di lui, mentre Stock, al contrario, aveva capito che quel ragazzo pigro, cresciuto in una fattoria dell'Indiana aveva qualcosa di speciale, e cercherà in tutti i modi di convincerlo a lasciarsi fotografare, vincendo l'innata pigrizia e lo scetticismo del giovane Dean, che stava per entrare in un mondo di cui sembrava importargli davvero poco. 
Ha così inizio una sorta di balletto, con Dean che accetta e poi si nega, e Stock che lo segue e aspetta, in una sorta di corsa verso il successo che attende entrambi.
Le foto di Stock usciranno su Life alla vigilia dell'uscita de La Valle dell'Eden, e, oltre a quella famosissima di James Dean che cammina sotto la pioggia in Times Square, ci sono quelle che il fotografo ha realizzato nell'Indiana, accompagnando l'attore a trovare la sua famiglia. Quella fu l'ultima volta in cui Dean fece ritorno a casa. 
Molto bravo Dehaan, Pattinson non riesce a convincermi, mentre - incredibilmente - ho apprezzato la breve apparizione di Alessandra Mastronardi nel ruolo di Pier Angeli. 



29 nov 2015

Cronache dal letto 14

Buongiorno. 
Scrivo dalla mia suite del maxillo-facciale delle Molinette che mi ospita da giovedì scorso (mi ospita nel senso che io sono una paziente di ORL, ma mi hanno dato il letto in questo reparto). 
Sono tutti molto gentili e c'è pure un infermiere molto carino, molto simpatico, molto barbuto e molto tatuato (temo anche molto gay, ma del resto non si può aver tutto). 
L'operazione è andata bene, anche se quando sono tornata in stanza, alle 17.30 di giovedì, la bionda mi ha detto "non hai la faccia storta, ma ti hanno messo quella di Giovanardi..." 
Dopo essermi accertata che mentisse mi sono tranquillizzata. 
Ricordo che mi hanno dato l'ossigeno, e poi il buio totale, fino al momento in cui c'era gente che ripeteva il mio nome dicendomi che l'operazione era finita ed era andato tutto bene, e mi hanno riportato in stanza. 
Non ho detto nulla di compromettente e la flebo di antidolorifico ha fatto il suo dovere, perché non avevo nemmeno troppo male. La Tiz ha dato poi il cambio alla bionda, fermandosi per la notte. Insomma, il comitato badanti ha funzionato alla perfezione e le mie amiche - non solo la Tiz e la bionda, ma anche Anna e Alda (grazie grazie grazie) - non mi hanno lasciata sola. 
Anche adesso non ho male, giusto un po' di fastidio, e la zona operata è un po' insensibile. Dicono che ci vorranno sei mesi perché torni "normale". Però riesco a bere e mangiare senza sbrodolarmi, e questa è già una gran cosa. Non ho ancora visto la ferita, ma mi hanno detto che mi hanno dato dei punti interni. Vedremo. Mi sembra di avere l'orecchio di qualcun altro, in ogni caso ci sono i capelli - che non dovrebbero avermi tagliato - che lo coprono. 
Dicono anche che domani mi dimetteranno.

24 nov 2015

Dispacci dal 33° Torino Film Festival

Dica 33...
La 33ª edizione del Torino Film Festival quest'anno mi vede partecipe in maniera ridotta. So che il TFF se ne farà una ragione. Io, in un modo o nell'altro, me la sono già fatta.  
Non ho potuto prendere la solita settimana di ferie, e potrò godermi il festival solo fino a mercoledì, perché giovedì entrerò in ospedale, e quindi vedrò solo una decina di film, la maggior parte dei quali  (7) li ho "spalmati" fra sabato e domenica.
E adesso ve ne parlo, più o meno brevemente.

SHINJUKU SUWAN (Shinjuku Swan)
di Sion Sono
Il regista giapponese quest'anno è stato particolarmente prolifico, girando ben 5 film. 
Uno di questi (The Whispering Star) è stato presentato alla festa del cinema di Roma, mentre tre sono in programma durante il TFF, ovvero "Tag" (Real Oni Gokko), "Love & Peace" e "Shinjuku Swan". Siccome questo festival per me va in onda in forma ridotta per venire incontro alle mie capacità mentali (cit.), ne vedrò soltanto due, iniziando appunto da quest'ultimo, tratto dall'omonima serie manga già adattata a serie tv qualche anno fa.
Tatsuhiko Shiratori si aggira senza soldi e senza lavoro per Kabukichō (la zona a luci rosse del quartiere di Shinjuku) e viene preso di mira da una banda di teppisti. Parte la rissa e il ragazzo, solo contro mezza dozzina di avversari sta per avere la peggio, quando interviene l'affascinante Mr.Mako. Che, oltre a difenderlo decide di offrirgli un lavoro, e gli propone di diventare "procacciatore" per la sua agenzia.
Quello che dovrà procacciare sono belle ragazze da assegnare a bar, sale massaggio e locali del quartiere, ricavando una percentuale dai loro guadagni. Ma, a contendersi il territorio "di caccia" ci sono due agenzie rivali, ognuna delle quali mira al controllo totale del territorio, e, fra lotte a 360°, dalle risse di strada tra la "bassa manovalanza" ai vertici dell'organizzazione, Tatsuhiko si ritroverà a fare i conti anche con i fantasmi del suo passato. 
Non mi è dispiaciuto, anche se mi è sembrato - oltre che inutilmente tirato per le lunghe (139') - un po' sotto tono rispetto agli standard "sionsioneschi".

SUFFRAGETTE 
di Sarah Gavron
La cosa che più fa indignare, in Suffragette, film diretto da Sarah Gavron, sono i titoli di coda durante i quali scorrono le date  in cui i vari stati del mondo hanno concesso il voto alle donne. L'italia, come si sa, non figura benissimo in questa classifica, preceduta dalla Turchia (!) ma comunque un bel po' di anni prima della neutrale e civilissima (?) Svizzera, che ha concesso il voto alle donne nel 1971...
E probabilmente, senza l'impegno di Emmeline Pankhurst le cose sarebbero andate ancora peggio.
Anyway, siamo ovviamente a Londra, agli inizi del 1900, e Maud Watts lavora da quando era bambina in una lavanderia, alle dipendenze del viscido Mr.Taylor.
Un giorno, durante una consegna, si ritrova casualmente nel mezzo di una rivolta di alcune suffragette, che, al grido di "voto alle donne" spaccano a sassate le vetrine di alcuni negozi. Riconosce fra queste la sua collega Violet, che qualche giorno dopo dovrà presentarsi in parlamento per spiegare i motivi per cui alle donne deve essere riconosciuto il diritto al voto. Decide di andare ad ascoltarla, ma il giorno della testimonianza Violet si presenta coperta di lividi e così sarà la stessa Maud a rispondere alle domande del membro del parlamento Lloyd George.
Conoscerà altre attiviste, tra cui Edith Ellyn e, lentamente, dopo un incontro con la Pankhurst, leader del movimento, e costretta a vivere in una specie di latitanza, prenderà coscienza del fatto che il motivo per cui queste donne stanno combattendo non solo è giusto, ma doveroso e necessario. Ad un primo arresto ne seguiranno altri, e si ritroverà a dover fare i conti con un universo maschile in cui tutti - a cominciare da suo marito - la ostacoleranno, ma ormai Maud ha deciso da che parte stare, nonostante l'alto prezzo che dovrà pagare.
Opera di finzione - anche se alcuni personaggi del film sono reali (oltre alla Pankhurst, Lloyd George e Emily Davison) - Suffragette è un film che racconta un pezzo di storia importante, ma lo fa in maniera forse fin troppo pulita (che a scrivere "politicamente corretta" non ce la posso fare). Ottima la ricostruzione, i costumi, e tutto quanto, ma siamo ad un passo dall'agiografia.
In uscita a febbraio e marzo, da vedere - che ve lo dico a fare - in lingua originale, per apprezzare l'inglese sporco della classe operaia, e dove Meryl Streep, con il suo accento perfetto, sembra stonare anche un po'.

TANGERINE
di Sean S. Baker


E' la vigilia di natale e Sin-Dee Rella è appena uscita di prigione. 
Al tavolo del Donut Time parla di Chester con la sua amica Alexandra, finché quest'ultima si lascia sfuggire, pensando che Sin-Dee ne fosse al corrente, che il suo fidanzato, mentre lei era in prigione, l'ha tradita con una donna vera.
Ma Sin-Dee ovviamente non lo sapeva, e, con le poche informazioni  in suo possesso, ovvero che la donna è una delle troie di Chester, e che il suo nome inizia con la D, si mette a cercarla su e giù per tutta West Hollywood.
E, mentre seguiamo Sin-Dee alla ricerca della ragazza, seguiamo anche Alexandra che distribuisce volantini per pubblicizzare lo spettacolo che terrà in un locale la sera stessa, e facciamo conoscenza con Ramzik, tassista armeno con la passione per i trans. fino al gran finale, in cui tutti si ritroveranno nuovamente al Donut Time e scoppia il finimondo. 
Girato con un iPhone, Tangerine è un film frenetico e frizzante, in cui si pensa, ci si commuove e si ride.