Ero un po’ perplessa riguardo l’ultimo lavoro di Almodovar. Intanto perché dai trailer non si capiva una cippa. E quel poco che si vede non mi convinceva. Comunque. Per il semplice motivo che ho visto tutti i suoi film ho deciso che dovevo vedere anche questo. Che poi alla fine non è un capolavoro, ma temevo pure peggio. Diciamo che è un melodrammone, e che sicuramente – a mio modestissimo & incompetentissimo parere – non è il suo film migliore.
Mateo Blanco era un regista. Ma in un incidente avvenuto 14 anni prima ha perso la vista e la donna che amava. Da quel giorno decide di farsi chiamare Harry Caine e firma romanzi e sceneggiature, aiutato da Diego, figlio dell’inseparabile produttrice Judit. Un giorno, mentre una procace bionda (che lo ha aiutato ad attraversare la strada e che Mateo/Harry ha invitato a casa) gli legge il giornale, scopre che l’industriale Ernesto Martel è morto. Dopo qualche giorno a casa sua arriva un ragazzo, che si fa chiamare Ray X, che gli propone un soggetto per una sceneggiatura. La storia gli è nota e – nonostante non possa vederlo – riconosce il ragazzo, che è Ernesto Martel, il figlio di Ernesto Martel. I ricordi affiorano, e, incalzato da Diego, Mateo inizia a raccontare la sua storia. E in una girandola di flashback scopriremo chi era Lena, il perduto amore di Mateo, e qual’era il ruolo di Ernesto Martel (tutti e due) in tutta la vicenda.
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