L’ultimo lavoro dei fratelli Coen oltre ad essere preceduto da un cortometraggio delizioso, che lancia la maledizione del dybbuk sul protagonista, ci trasporta nel 1967, a casa del professore di fisica (che tenta di spiegare, fra le altre cose, il paradosso del gatto di Schrödinger) Larry Gopnik, uomo probo e semplice, a cui, mentre si prepara al Bar Mitzvah del figlio Danny, ne succedono di ogni: la moglie gli comunica che si è innamorata del suo migliore amico Sy Ableman, e quindi vuole un “gett”, un divorzio rituale, la figlia ha lasciato la scuola perché troppo occupata a lavarsi i capelli, mentre il bagno è sempre occupato dal problematico zio Larry, Danny ruba i soldi alla sorella per pagare la marijuana, la sorella a sua volta li ruba al padre perché vuole rifarsi il naso, uno studente coreano tenta di corromperlo, e lui, sovrastato dai sensi di colpa, oltre a trasferirsi in uno squallido motel assieme al fratello Larry, in preda a incubi terrificanti, cerca la soluzione e il conforto nelle parole di tre rabbini.
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