Incuriosite dalla lunga permanenza in sala, la settimana scorsa abbiamo recuperato questo film brasiliano (titolo originale "Que horas ela volta" ovvero "A che ora ritorna", titolo internazionale "The second mother", mentre il titolo di merda italiano... vabbè, dai, lasciamo perdere) che, fra le altre cose, ha raccolto un paio di premi al Sundance e a Berlino.
Siamo a San Paolo, dove Val, che ha lasciato il nord del paese da anni, fa la bambinaia/cameriera/governante a tempo pieno a casa di una facoltosa famiglia composta da marito artista depresso coi soldi, moglie carrierista impegnatissima ed esperta di stile (e qua avrei qualcosa da ridire, che se quella lì è un'esperta di stile io sono Carmen Dell'Orefice, allora), anch'essa coi soldi - del marito, ma son dettagli - e il loro unico figlio Fabinho, che Val ha cresciuto come fosse suo, causa le lunghe assenze lavorative della madre ("a che ora torna", è infatti una delle domande che il piccolo Fabinho, a bordo piscina, rivolge alla sua tata) e quelle del padre, che passa il tempo sdraiato a letto a contemplare il vuoto cosmico.
Passano gli anni e Val, che ha fatto del suo lavoro una missione, svolgendolo con dedizione assoluta, un giorno riceve una telefonata da sua figlia Jessica, con cui non parla da più di 10 anni.
La ragazza le annuncia che, dovendo sostenere il test di ammissione alla facoltà di architettura, sta per arrivare a San Paolo.
La donna chiede ai suoi padroni se può ospitare provvisoriamente la ragazza nella sua stanzetta, e questi, anche se non esattamente entusiasti all'idea, acconsentono.
L'arrivo di Jessica, giovane donna determinata che dalla madre non ha senz'altro ereditato il carattere dolce e remissivo, stravolge la routine di Val, e la porta lentamente a riconsiderare certi aspetti della sua vita.
Un film semplice che, soffermandosi sui particolari (il gelato di Fabinho, la piscina, il regalo di cui la padrona di casa si vergogna) racconta la realtà brasiliana, dove la differenza fra le classi sociali è molto forte e marcata.
Siamo a San Paolo, dove Val, che ha lasciato il nord del paese da anni, fa la bambinaia/cameriera/governante a tempo pieno a casa di una facoltosa famiglia composta da marito artista depresso coi soldi, moglie carrierista impegnatissima ed esperta di stile (e qua avrei qualcosa da ridire, che se quella lì è un'esperta di stile io sono Carmen Dell'Orefice, allora), anch'essa coi soldi - del marito, ma son dettagli - e il loro unico figlio Fabinho, che Val ha cresciuto come fosse suo, causa le lunghe assenze lavorative della madre ("a che ora torna", è infatti una delle domande che il piccolo Fabinho, a bordo piscina, rivolge alla sua tata) e quelle del padre, che passa il tempo sdraiato a letto a contemplare il vuoto cosmico.
Passano gli anni e Val, che ha fatto del suo lavoro una missione, svolgendolo con dedizione assoluta, un giorno riceve una telefonata da sua figlia Jessica, con cui non parla da più di 10 anni.
La ragazza le annuncia che, dovendo sostenere il test di ammissione alla facoltà di architettura, sta per arrivare a San Paolo.
La donna chiede ai suoi padroni se può ospitare provvisoriamente la ragazza nella sua stanzetta, e questi, anche se non esattamente entusiasti all'idea, acconsentono.
L'arrivo di Jessica, giovane donna determinata che dalla madre non ha senz'altro ereditato il carattere dolce e remissivo, stravolge la routine di Val, e la porta lentamente a riconsiderare certi aspetti della sua vita.
Un film semplice che, soffermandosi sui particolari (il gelato di Fabinho, la piscina, il regalo di cui la padrona di casa si vergogna) racconta la realtà brasiliana, dove la differenza fra le classi sociali è molto forte e marcata.
Da come la racconti, mai titolo italiano fu meglio indovinato! ���� ciao
RispondiEliminadici? mah, a me sembra comunque fuorviante...
EliminaSembra interessante... invece di per mio non l'avrei considerato pari!
RispondiEliminaSecondo me lo è. Niente di eclatante, ma ha il suo perché. A differenza del titolo italiano, che lo fa sembrare una commedia scema.
Eliminaottima cosa! Gli darò senz'altro una possibilità allora ;-)
EliminaAnche la locandina è fuorviante.
EliminaDal trailer sembrava una sciocchezzuola estiva, invece è un film interessante, che oltre al rapporto padroni/servitù, che già è un bel tema, esplora quello della maternità... di chi è figlio veramente un bambino, e cosa provano quelle donne che, per vivere una vita dignitosa, sono costrette a lasciare i loro figli per crescere quelli altrui. Anzi, direi che questo è il tema più interessante!
RispondiEliminae soprattutto per farla vivere - la vita dignitosa - ai figli che hanno dovuto lasciare in affidamento a qualcun altro...
EliminaE che poi non sono nemmeno riconoscenti, ma è difficile esserlo, verso chi neanche hai conosciuto, o quasi... situazioni ingarbugliate.
Eliminae pare che in Brasile siano abbastanza comuni, situazioni del genere..
Eliminanon so, eh. a Berlino (sapete, sono stato a Berlino) non me lo sono filato, però da come lo racconti non sembra male
RispondiEliminaInfatti sulla locandina c'è scritto "vincitore del premio del pubblico a Berlino, anche se Dantés non l'ha visto"...
Eliminapensavo ci fosse scritto "il film acclamato da tutto il pubblico di Berlino tranne Dantès"
EliminaEcco spiegato perché lo stavo ingiustamente snobbando....
EliminaE comunque, doppiato per doppiato, io avrei tradotto il nome del figlio dei ricconi, ché ogni volta che nominavano "Fabignu" io mi aspettavo di veder sbucare Fabrizio Casalino con la chitarra da qualche parte! :-D
RispondiEliminaMi incuriosiva già tanto,vedrò di recuperarlo!!!!E maledizione ancora una volta ai titolisti italiani XD
RispondiEliminaI titolisti italiani sono il male! :)
EliminaIl piccolo Fabinho ha degli ottimi gusti, ad un certo punto ne sfoggia una dei Joy Division... :)
RispondiEliminaStavo già per farti le congratulazioni per la maternità... :)
RispondiEliminae invece era solo il titolo del film, che prima o poi magari recupererò.
ci sarebbe davvero da congratularsi, ma credo o con la scienza, o con lo spirito santo! :)
Eliminail titolo è terribile...
RispondiEliminadavvero brutto
ma sembra che possa essere bello a questo punto
Il titolo, a differenza del film, è davvero urfido, hai ragione!
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