Domenica 3 maggio
L'itinerario di oggi è relativamente breve e prevede poche tappe, quindi possiamo prendercela con più calma (non che gli altri giorni noi si andasse in giro come due tarantolate in preda al ballo di San Vito, vorrei precisarlo).
Alle 8.30 ci viene servita la colazione in veranda.
E qua vorrei spendere due (tre, quattro, cinque, millemila) parole.
Come ho già detto il proprietario del B&B è italiano, si chiama Gianfranco e, oltre ad essere simpatico, disponibile e molto alla mano prepara personalmente la colazione.
Ecco.
Partiamo dal famigerato succo di arancia che non è succo al retrogusto di medicina ma una vera spremuta di arancia fatta con le arance vere.
Poi compare lui, portandoci due coppette di tiramisù fatto con le sue manone sante. Cioè. La meraviglia.
Se siete di quelli che dicono "io a colazione non mangio niente" l'isoletta non è il posto che fa per voi (che poi, se siete di quelli che non fanno colazione, mi chiedo perché dovreste prenotare in un bed & breakfast, a questo punto).
Comunque, oltre al tiramisu (non alcolico, ha precisato Gianfranco) c'era un croissant tostato - e ancora caldo - con marmellata, oltre ad un panino (tiepido) con pomodoro e mozzarella.
Doppia razione di caffè, sigaretta, chiacchiere e noi, dopo questa colazione stile brunch abbiamo tranquillamente saltato il pranzo e pure la merenda. Quindi, in ultima analisi, un soggiorno all'isoletta vi farà anche risparmiare il costo del pranzo!
Paghiamo, carichiamo i nostri bagagli (si parcheggia all'interno del giardino), ringraziamo Gianfranco per il piacevole soggiorno ma soprattutto per l'ottima colazione e torniamo in centro a Montpellier, a vedere con la luce tutto quello che avevamo già visto ieri sera.
La piazza principale e Place de la Comedie, ma, nel dedalo di viette e vicoli ogni tanto si aprono deliziose piazzette che regalano dei bellissimi colpi d'occhio. Oltretutto è domenica mattina, e in giro c'è pochissima gente.
Scendiamo fino alla Cattedrale di St.Pierre, poi entriamo nel Carrè Sainte Anne (2 Rue Philippy), vecchia chiesa riconvertita a spazio espositivo d'arte contemporanea (con ingresso libero).
Oggi è l'ultimo giorno in cui sono esposte opere di Lèopold Rabus, artista svizzero nato nel 1977.
Quadri cupi, caratterizzati dalla presenza di volatili e figure umane. Inquietanti, ma di indubbio fascino.
Decidiamo che possiamo abbandonare anche Montpellier.
La prossima tappa é il borgo di Aigues Mortes, ad una trentina di km.
Il paese deve il suo nome (acque morte) al fatto di essere situato in una zona paludosa con gli stagni che caratterizzano la Camargue. Abbiamo parcheggiato (5.00€) fuori dal paese, interamente cinto da mura, e appena sorpassata una delle porte di ingresso avremmo voluto fuggire. Una marea di gente che riempiva le stradine del paese disseminate di negozi di souvenir uno dietro l'altro.
Adesso.
Io lo so che, scegliendo di andare in giro durante un ponte non posso pretendere di essere l'unica cretina ad aver avuto l'idea geniale. E che se scelgo di visitare una località turistica devo mettere in conto che ci sarà gente. Che, se in una città come Parigi, Roma, Firenze o New York la folla si spalma su tutta l'area cittadina, in un paese con meno di diecimila abitanti finisce che la massa... si ammassa, appunto.
Così ci spostiamo nelle vie più laterali, costeggiando le mura dall'interno. Non essendoci negozi e locali si cammina bene, e si riesce pure a vedere qualcosa del paese, che, va detto, è molto bello e caratteristico.
Lasciamo Aigues Mortes e ci inoltriamo nella Camargue.
La prossima tappa è Saintes-Maries-de-la-Mer, paese famoso perchè ogni anno - 24 e 25 maggio - si svolge il pellegrinaggio dei gitani, in occasione della festa di Santa Sara, loro patrona.
La strada attraversa il parco ornitologico di Pont de Gau e infatti ad un certo punto intravedo qualcosa che sembra... sì, sono proprio fenicotteri! Non avrei creduto di riuscire a vederli, e invece, eccoli qua.
Fermiamo l'auto in una piazzola lungo la strada, ci addentriamo nel prato dopo esserci assicurate che non ci fosse acqua per poterli vedere un po' più da vicino e scattare un paio di foto.
Torniamo in macchina soddisfatte (le gioie che può regalare un uccello, alle volte, eh?) e riprendiamo la marcia. Arriviamo a SMDLM, parcheggiamo (qua gratuitamente) e, camminando sul lungomare, ci dirigiamo verso il centro del paese. C'è gente in spiaggia. E anche dei pazzi furiosi qualcuno che sta facendo il bagno, anche se sono convinta che la temperatura dell'acqua sia gelida. E' l'ora di pranzo, ma noi ovviamente dopo la GranColazioneTrionfaleMaxima non abbiamo fame, quindi ci spostiamo verso la chiesa.
Anche qua le strade sono disseminate di negozi uno attaccato all'altro. E di gente. Tanta gente. Troppa gente.
Raggiungiamo la chiesa. All'esterno stazionano gruppi di zingare che tentano di leggerti la mano, appiccicarti medagliette della Madonna un po' ovunque e scucirti soldi. E, se ti azzardi a dire "no grazie" la buttano un po' sul personale chiedendoti se il motivo del tuo rifiuto è dovuto al fatto che loro sono gitane. No bella, è dovuto al fatto che siete delle rompicoglioni, a prescindere da razza sesso religione e gruppo etnico di appartenenza, semplice.
Nella cripta, dove fa caldissimo a causa della quantità di lumini accesi, c'è la statua di Santa Sara, mentre, pagando 5.00€ si può (e ne vale davvero la pena) salire sul tetto della chiesa, che si raggiunge attraverso una stretta scala a chiocciola. Fortunatamente le scale sono due, una per chi sale e l'altra per chi scende.
Purtroppo la giornata è un po' scamuffa, e il cielo ha un colore imprecisato, ma sul tetto si sta davvero bene. Peccato che ad un certo punto tocchi scendere. Cercare nuovamente di evitare con cura le gitane e riprendere la camminata.
Il paesino è relativamente piccolo, e decidiamo che possiamo proseguire il nostro viaggio per arrivare ad Arles.