Tranquilli, non mi sto cimentando nell'esegesi del testo di Ligabue.
Volevo parlarvi del documentario realizzato da Wim Wenders su (e con) Sebastião Salgado, che volevo vedere già da qualche tempo, in quanto apprezzo moltissimo il lavoro del fotografo brasiliano.
Il fatto che, a distanza di più di due mesi il film fosse ancora in sala mi ha fatto pensare che probabilmente ne valeva davvero la pena. La bionda mi ha subito riportato alla realtà ricordandomi che anche Romance, nel lontano 1999, rimase in sala per tempo immemore. Va a sapere.
In ogni caso il documentario è candidato ai prossimi Oscar nella categoria miglior... documentario, appunto.
In ogni caso il documentario è candidato ai prossimi Oscar nella categoria miglior... documentario, appunto.
Wim Wenders ama il lavoro di Salgado fin dai tempi del suo reportage nelle miniere d'oro di Serra Pelada, in Brasile. Guardando quelle persone si ha l'impressione di vedere un immenso formicaio umano.
Il documentario parte da queste incredibili immagini e con lo stesso Salgado che racconta in prima persona, veniamo catapultati nel suo mondo, da quando, interrotti gli studi di economia, lascia il Brasile - durante la dittatura - e si trasferisce in Francia con la moglie Leila e il figlio Juliano, che ha contribuito alla realizzazione del documentario, con le riprese in Antartide e i vari filmati di repertorio, che si alternano agli scatti che il fotografo brasiliano ha realizzato in giro per il mondo, documentando le sue infinite bellezze, ma anche i suoi innumerevoli orrori, dalla carestia in Etiopia al genocidio in Ruanda fino alla guerra dei Balcani.
Immagini che fanno accapponare la pelle per la loro cruda e drammatica intensità, al punto che lo stesso Salgado, per un periodo di tempo, non è più riuscito a fotografare l'orrore generato dall'uomo nei confronti dell'uomo, dedicandosi a progetti riguardanti la natura, attraverso un viaggio nei cinque continenti che documenta la rara bellezza del nostro pianeta, e mediante la riqualificazione della foresta equatoriale nello stato di Minas Gerais in Brasile, da cui Salgado proviene.
Una testimonianza affascinante e terribile al tempo stesso.
Il documentario parte da queste incredibili immagini e con lo stesso Salgado che racconta in prima persona, veniamo catapultati nel suo mondo, da quando, interrotti gli studi di economia, lascia il Brasile - durante la dittatura - e si trasferisce in Francia con la moglie Leila e il figlio Juliano, che ha contribuito alla realizzazione del documentario, con le riprese in Antartide e i vari filmati di repertorio, che si alternano agli scatti che il fotografo brasiliano ha realizzato in giro per il mondo, documentando le sue infinite bellezze, ma anche i suoi innumerevoli orrori, dalla carestia in Etiopia al genocidio in Ruanda fino alla guerra dei Balcani.
Immagini che fanno accapponare la pelle per la loro cruda e drammatica intensità, al punto che lo stesso Salgado, per un periodo di tempo, non è più riuscito a fotografare l'orrore generato dall'uomo nei confronti dell'uomo, dedicandosi a progetti riguardanti la natura, attraverso un viaggio nei cinque continenti che documenta la rara bellezza del nostro pianeta, e mediante la riqualificazione della foresta equatoriale nello stato di Minas Gerais in Brasile, da cui Salgado proviene.
Una testimonianza affascinante e terribile al tempo stesso.
Ed ecco che, leggendo il titolo, mi viene in mente quella maledetta canzonaccia. Il documentario sembra interessantissimo, mi sa che non si becca però... :(
RispondiEliminaè davvero interessante, te lo confermo.
EliminaOltre che molto interessante: un capolavoro di sinergia tra cinema e fotografia.
RispondiEliminaHai ragione. Del resto con Wenders si andava abbastanza sul sicuro.
EliminaMa credo mi sarei emozionata, turbata, commossa anche se mi avessero fatto vedere le immagini a mo' di presentazione di power point...
Ok, ok, lo recupero... vabbè, magari al posto di Exodus... :-D
RispondiEliminamagari? ah ah ah ah!
Eliminaa me di vedere la versione digitale dei dieci comandamenti senza nemmeno Charlton Heston... come dire, anche no, grazie.
Che poi, farlo uscire come "Exodus" non bastava? per quale straminchia di motivo hanno dovuto metterci anche "dei e re" perchè? perchè? perchèèèèèèèèèèèèèè????
Per i monarchici? :-)
EliminaComunque io rido e tu ridi, ma è pottttibile che, pur di non dover rivedere America Sniper mi tocchi Exodus! Io sto manovrando per non vederlo mai nella vita, ma, insomma, dovessi, potrebbe uscirne una rece agghiacciadeee.
Io passo in scioltezza, ma attendo fiduciosa.
EliminaEcco, ora lo so, Domenica mi tocca Exodus. Ma merda. Spero faccia ridere, anche se involontariamente! :-)
EliminaA me domenica toccano le pulizie di casa. Sai che quasi quasi preferisco?
EliminaComunque sì, dovesse mai far ridere - e ho come idea che potrebbe - lo farà senz'altro in modo involontario, inconsapevole, e, last but not least, totalmente a sua insaputa.
E' il colmo che una voglia scrivere una parola sbagliata e che le venga più sbagliata ancora!
RispondiEliminaè un po' come essere sull'astrico?
EliminaSì, è d'annoso!
EliminaNon sono un patito di documentari - ho visto solo quelli di Michael Moore ed ho snobbato "Sacro Gra" - però questo sembra davvero interessante.
RispondiEliminaE faccio una brutta figura se dico che a me Ligabue non dispiace?
Nemmeno io amo particolarmente il genere, ma questo mi interessava in quanto amante della fotografia e del lavoro di Salgado.
EliminaLigabue per un po' è piaciuto anche a me, poi da un certo punto in poi mi è sembrato che rifacesse sempre la stessa canzone...
Sembra proprio che sia visivamente bello, ok.
RispondiEliminaPerò siamo sicuri che non sia una palla mortale? :)
come ha scritto Alligatore sotto, non è una affatto una palla mortale, vai tranquillo!
EliminaDalle mie parti è stato in cartellone poco, ma ogni tanto lo danno qualche giorno e poi sparisce. Per fortuna sono riuscito a vederlo in un cinemino di Berlino, in lingua originale (è i francese), con sottotitoli in inglese. Nonostante non conosca il francese, e mastichi poco inglese, ho capito ed apprezzato il film, che dal punto di vista visivo è fortissimo, anzi, immenso ...non ci si annoia, no, niente palla mortale Marco Goi :)
RispondiEliminaChe è in francese si sente anche nella versione doppiata, perché la voce di Salgado rimane in sottofondo, e infatti mi ha stupito il fatto che parlasse in francese e non in portoghese. Hai ragione, film di una potenza visiva immensa.
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