21 mar 2014

Der Teufelsgeiger

Questa volta la recensione non è né mia, né della Tiz, ma di un'altra amica che mi segue da tempo, la cara Sheltering. Che immagino abbia affrontato la visione di questo film in quanto amante della musica, o perchè, una volta arrivata in sala, il film che aveva deciso di vedere era stato tolto. 
Dopo aver visto il trailer, giuro che mi sarei rifiutata di vederlo anche se fosse venuto David Garrett in persona a proiettarmelo in salotto, ma si sa, io, come diceva la mia ex suocera calabrese, sono tuttha sofisthicatha.


Niente acquolina in bocca, non è un piatto prelibato, è solo il titolo originale de “Il violinista del diavolo”.
Mi limito alle scene salienti di questo film. 
Breve bio del protagonista principale: David Garrett, nella vita reale musicista da 2,5 mil di copie di album vendute, invece di crogiolarsi nel successo decide di darsi alla platea anche come attore. La sua è una recitazione uguale ad ogni battuta, la suonata un po' cambia quando usa lo strumento (sia il violino sia quello gentilmente offertogli da madre natura), ma rimane un belloccio senz'anima. 
Infatti interpretando Paganini l’anima se la vende nei primi cinque minuti, in cambio di concerti e grandi successi. Urbani è il segretario factotum del demonio, incaricato di far sottoscrivere il contratto (redatto su pergamena) che accompagnerà il Maestro per tutti i 120 minuti della pellicola. 
Paganini è un giovanissimo ragazzo-padre, (il figlio Achille è di una cantante che si vede solo nelle prime scene, poi sparisce e non si sa che fine fa), capello crespo, tossico fino al midollo, gran donnaiolo e giocatore d’azzardo. Perde tutto al gioco (compreso il violino), fugge con una carrozza al galoppo, e così è costretto a recarsi nella nebbiosa Londra per racimolare un po’ di denari. Lo ospita l’impresario John Watson che ha una figlia (cantante) Charlotte (giovane e vergine). Paganini rimane folgorato dalla ragazza, ovviamente non ricambiato (altrimenti dove stavano l’eros e il pathos?). Batti e ribatti alla fine lei canta un’aria scritta da lui, mentre lui pizzica il violino et… voilà scocca la freccia d’oro di cupido, ma non hanno fatto i conti con Urbani (sempre in mezzo alle palle) che comprende che la ragazza è una minaccia (non è specificato di che genere). Con una mossa arguta droga il maestro e gli manda una prostituta molto somigliante a Charlotte, Charlotte arriverà in albergo il mattino seguente e scoprirà Paganini a letto con la sua sosia più zoccola, presa dalla disperazione scappa ma in strada ci sono i cronisti ad attenderla e finirà su tutti i rotocalchi inglesi ottocenteschi (viene citato solo il times) che le rovinano la reputazione.
Paganini fugge con una carrozza al galoppo.
E qui ci starebbe bene la parola fine, invece no.
Torniamo a Vienna, Paganini è stanco di perdere al gioco e dato che il banco non perde mai decide di comprarsi il casinò 
Continua a dare concerti, a drogarsi, a frequentare prostitute ma intanto scrive a Charlotte che ha cavalcato l’onda delle malelingue e si è lanciata nella carriera di cantante in America (poi si sposa, ha dei figli e vive felice e cantante).
Il casinò va a ramengo e Paganini fugge con una carrozza al galoppo… (avete come una sensazione di dejavu?)
Lo ritroviamo giovanissimo (non ha perso un capello crespo mentre il figlio ha preso almeno 15 anni) e malatissimo (sifilide, presumo) a Genova (entroterra perché il mare non si vede).
E qui ci starebbe bene la parola fine, invece no.
Scrive le sue composizioni per le generazioni future. 
Sta sulla carrozzina (sempre giovanissimo).
Scrive a Charlotte che canta come un usignolo. 
Schermo nero. 
Epilogo: ci informano che Paganini (quello vero) non è stato sepolto in terra consacrata.
Fine.


21 commenti:

  1. mi fa rimpiangere Kinski Paganini...

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    1. mi manca pure quello, quindi direi che non rimpiango nulla...

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    2. io lo vidi per insana curiosità, perché è stato l'ultimo film di Kinski, e perché c'era una sfilza di gnocche anche insolite come la Rettore dei tempi d'oro (mica quella inutilmente plastificata di mò): una roba scombinatissima. e mi sa che c'erano anche lì le carrozze al galoppo

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    3. ora che ci penso c'è anche una specie di legame affettivo... è stato uno dei primi film che ho scaricato. non chiedermi come mi è venuto in mente, non lo so :)

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    4. riguardo alla Rettore, principalmente. Credo. :)

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    5. io ho amato quella donna, si sappia. dal 1981 al 1994, per l'esattezza

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    6. secondo me anche se non si sappia, va bene uguale... :)

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    7. "si seppia", così rimane nascosto in un alone di oscurità.

      Come dite? Ok vado vado...

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  2. L'unica cosa sensata da fare era fuggire al galoppo dal cinema! Certo che Poison e le sue amiche a volte non danno l'impressione di stare proprio bene bene :-D :-*

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  3. Alla fine m'aspettavo una fuga con la carrozzina al galoppo...

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    1. Scusate, il cavallo era andaluso? No eh, sennò che guardate i film a fare? Per dire, 47 Ronin è pieno di cavalli andalusi, (o almeno somiglianti, ecco) forse ho dimenticato di dirlo. :-)))

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    2. Secondo me i cavalli andalusi non erano ancora arrivati in Giappone, a quei tempi.
      Ma potrei sbagliarmi, naturalmente...

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    3. Ma neanche a loro insaputa? :-D

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  4. Poison, che onore, grazie.
    la visione di questo film è un mio personale contributo al bilancio della sala cinematografica (conduzione familiare) d'essai, una delle poche rimaste in questo angolo di profondo nord.
    Vorrei precisare che nel film non c'é gnocca, nel caso avrei apprezzato non poco !
    Sheltering

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    1. se le fa tutte e non c'è gnocca? ohibò, ma allora è davvero meglio Kinski Paganini!

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    2. Donne tante ma non belle, o almeno che incontrassero il mio gusto.

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    3. Sheltering, quando vuoi, per me è sempre un piacere... :)

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