Sono un donnino metodico, io.
Ho i miei rituali, le mie fissazioni, i miei percorsi, i
miei parcheggi, le mie
abitudini. Una di queste abitudini è, ogni volta che si va a
visitare una mostra allo Spazio Forma, fermarsi a pranzo nell’adiacente ristorante che, per
una cifra irrisoria, soprattutto se consideri che siamo pur sempre a Milano, ti
propone un menu assolutamente dignitoso.
E invece sabato, arrivate là di fronte, la delusione: “il
ristorante dello spazio forma è aperto a pranzo dal lunedì al venerdì”. Ecco.
Dopo il primo attimo di sconforto ci siamo ricordate della trattoria
“Madonnina”, che ogni volta sorpassiamo dicendoci che dovremmo provarla, prima o
poi. E sabato è venuto il momento. Soffitti bassi e vecchi poster alle pareti, atmosfera
rilassata e tavoli gremiti da gente che sembrava residente nel quartiere.
Abbiamo intravisto anche il pergolato, sicuramente d’estate mangiare all’aperto,
circondati dalle case di ringhiera, non dev’essere male. E magari – sempre prima
o poi – ci toglieremo anche questa
curiosità. Sei a Milano, a pranzo, di sabato, cosa prendi? La
cotolEtta, per forza. E la cotolEtta è arrivata, con il suo osso regolamentare e
le patate al forno a far da contorno.
Poi
siamo andate a vederci la mostra di Robert Doisneau, come da
programma. Al mattino invece
abbiamo passeggiato per Brera, che ha sempre il suo fascino. E devo ancora
capire se quel vecchietto coi capelli bianchi che si credeva il nonno di Heidi e
che, coadiuvato da un vecchio registratore, cantava assieme ad Elisabetta
Viviani “ti sorridono i monti” mi ha messo più tristezza o
allegria.
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