5 feb 2015

Life itself

"...sono nato nel film della mia vita...
non ricordo come mi ci sono trovato dentro,
ma continua ad affascinarmi".

Inizia con questa frase che campeggia sullo schermo l'opera di Steve James, che, partendo dagli ultimi mesi di vita del critico cinematografico Roger Ebert, scomparso nell'aprile del 2013, ripercorre la sua vita e la sua carriera, in un misto di delicatezza e disincanto, senza risparmiare laceranti immagini dalla camera ospedaliera, in cui Ebert si trovava - per la riabilitazione motoria - per la settima volta, da quel 2006 in cui, a causa di un tumore, partito inizialmente dalla tiroide, gli fu asportata la mandibola, togliendogli per sempre la voce (parlava - come Hawkins - attraverso un sintetizzatore vocale collegato al PC) e la possibilità di nutrirsi autonomamente.
Una sorta di commovente epitaffio che purtroppo Ebert non ha fatto in tempo a vedere, e a noi resterà la curiosità di sapere quante stellette gli avrebbe assegnato. 
Già, perché si deve proprio a Roger Ebert il sistema di valutazione in stellette adottato ormai da riviste specializzate (o meno), blogger capaci (o meno) che costituisce il metro di giudizio per esprimere l'apprezzamento (o meno) nei confronti di un film. anche se, come disse Ebert stesso "Il sistema delle stellette è da considerarsi relativo, non assoluto. Quando chiedete ad un amico se Hellboy è un bel film, non gli chiedete se è un bel film rispetto a Mystic River, gli chiedete se è un bel film rispetto a The Punisher. E la mia risposta sarebbe che, se in una scala da 1 a 4 Superman è 4, allora Hellboy è 3 e The Punisher è 2. Allo stesso modo, se American Beauty è un film da 4 stelle, allora Il delitto Fitzgerald ne merita due".
Senza scomodare gli Elii e John Holmes, quella di Ebert è stata davvero una vita per il cinema, da quando, dopo una brillante carriera universitaria nell'Illinois, in cui aveva diretto il giornale locale, entrò nella redazione del Chicago Sun-Times, diventandone il critico cinematografico, così come noi lo intendiamo oggi, in un'epoca in cui quel settore era sicuramente snobbato e sottovalutato. 
Nel 1975 vinse il premio Pulitzer, unica volta - ad oggi - in cui il prestigioso riconoscimento venne assegnato ad un critico. Fu anche il primo critico ad avere una stella sulla Walk of Fame.
Ironico, sarcastico, egocentrico, Ebert diventò famoso - almeno negli USA - portando in TV una trasmissione condotta assieme al suo "rivale" Gene Siskel (critico del Chicago Tribune) in cui, battibeccando come due pensionati al parco, criticavano (o elogiavano) il film di turno. 
Steve James ripercorre tutto questo, affidandosi, oltre che ad Ebert e alla sua amatissima moglie Chaz, sposata quando aveva 50 anni, agli archivi fotografici, ai filmati di repertorio, e ai contributi di amici, colleghi, e registi, da Herzog a Scorsese.
Consiglio a tutti gli appassionati di cinema di non perdere la visione di Life Itself, che dovrebbe arrivare in sala il 19 febbraio e concludo con due commenti lapidari con cui Ebert demolì senza alcuna pietà The Brown Bunny": "I had a colonoscopy once, and they let me watch it on TV. It was more entertaining than 'The Brown Bunny." e Deuce Bigalow: "Speaking in my official capacity as a Pulitzer Prize winner, Mr. Schneider, your movie sucks".

Cheers R, and thumbs up! 

www.rogerebert.com

23 commenti:

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    1. come vedi era piaciuto tanto anche a lui...

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    2. Io 'sto Brown bunny me lo perqui... era un film su uno chef monotematico?

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    3. The Brown Bynny è - oltre ad essere il film preferito di Dantès di tutti i tempi - una roba diretta ed interpretata nientepopodimenoche da Vincent Gallo in pessona, diventato famoso fondamentalmente per il pompino di Chloë Sevigny, e scusa se ho scritto fondamentalmente.

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    4. uno dei film più noiosi e pretenziosi di tutti i tempi, per fortuna che c'è quel pompino senza se e senza ma...

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    5. Vincent Gallo aveva il suo perché, anni fa! Dantès, ma si batte la fiacca lì a Berlino?? Nevica anche lì, nevvero?

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    6. A me Buffalo '66 non era dispiaciuto affatto, però con Vincent Gallo ho sempre pensato di essere a posto così. E' come quando vedi l'Australia, è bella, ma sei a posto così, non occorre tornarci. Quanto vorrei essere con Dantés adesso...e anche lui credo vorrebbe tanto :-D

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    7. @Tiz: Secondo me Vincent Gallo ha ancora il suo perché, poi non è che se sei un attore discreto devi per forze essere anche un bravo regista, eh? Insomma, a volte basterebbe accontentarsi, ecco.

      @Fascino: Buffalo66 non dispiacque nemmeno a me. Poi io l'Australia la rivedrei più che volentieri, come sono certa che Dantès vorrebbe averti lì con lui in questo momento... ♥♥♥

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    8. Lo so, è troppo orgoglioso per ammetterlo :-)

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  2. Il docu è davvero interessante, toccante e in qualche modo coraggioso, ed è il parere di una che, fino a ieri, non conosceva l'esistenza di Roger Ebert,,, Devo pure essere passata sopra la sua stella sulla Walk of Fame senza accorgermene! Ma ora voglio rimediare e leggere qualcuna delle sue recensioni, che non mi faranno certo amare "The tree of life", ma magari guardarlo sotto un altro punto di vista sì. (E basta fossilizzarsi sulla trama, Poison!!) :-))

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    1. Sicuramente coraggioso.
      La signora accanto a me, ogni volta che inquadravano Ebert si lamentava...

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    2. Io ho patito moltissimo la cannula che gli aspirava quello che rimaneva dentro il suo collo, o nella sua gola.... peggio di qualsiasi horror!

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    3. Lo recupero certamente...

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  3. Il critico cinematografico più in gamba del mondo. Non ce ne sarà mai e poi mai un altro come lui. Recensioni, le sue, mai banali, sempre ricche di spunti interessanti, perché era un uomo che aveva argomenti e sapeva argomentare in maniera egregia. Il suo blog resta il più bello ancora adesso che purtroppo non c'è più, perché curato da critici che sanno quello che dicono.
    Amava noi blogger e ci incoraggiava. E' il mio maestro tuttora.
    Non vedo l'ora di vederlo anche se sarà doloroso.

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    1. Mi ricordavo della tua passione per Ebert, infatti...
      E' vero, il suo blog è (ancora) interessante e lui aveva un modo di scrivere che riusciva comunque ad arrivare a tutti.
      Sono sicura che il documentario non ti deluderà.

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  4. Da blogger (meno) capace cerco di usare un metro di giudizio simile al suo, per esempio "Fury" è un film di merda se paragonato a un prodotto come "Band of Brothers" che tratta lo stesso argomento.
    L'ho sempre stimato, anche se ha stroncato pellicole che a me sono piaciute parecchio, una su tutte: L'Attimo Fuggente. :)

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    1. Io, essendo ancora meno capace, evito di esprimere opinioni di ogni genere, che siano stelline, merdine o cuoricini... Poi le critiche, come le opinioni, sono ovviamente soggettive... e, come diceva lo stesso Ebert, i film non cambiano, gli spettatori sì. Sono certa che rivedendo oggi l'attimo fuggente la me di adesso lo amerebbe molto meno rispetto alla me di 25 anni fa...

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    2. Assolutamente, infatti i miei sono pareri non recensioni, anzi, siccome ho proprio una bassa autostima li definisco addirittura "deliri". Poi volendo continuare a massacrarmi uso un sistema di valutazione in lettere perché mi ricorda le elementari e non voglio dimenticare di avere ancora così poca cultura. Riguardo a L'Attimo Fuggende, l'ho rivisto di recente e lo trovo ancora molto vado, però concordo:
      le opinioni, col tempo, possono mutare.
      P.S Il sistema di valutazione in merdine per alcuni film non sarebbe neanche malvagio ahahahah

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    3. Per alcuni film le merdine sarebbero quasi un complimento! :)

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  5. Non sapevo di questo documentario. Sembra davvero interessante, grazie mille! :D

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    1. E prego, figurati! se riesci recuperalo, perché è davvero molto interessante! :)

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  6. I love(d) Roger Ebert.

    spero arrivi al cinema...

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    1. Io ho visto l'anteprima (non so quanto prima) al cinema, quindi direi che ci sono discrete possibilità che venga distribuito...

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