Tralasciando il fatto che stamattina sono andata a ritirare
una multa in posta (nel giorno di pagamento delle pensioni che preced e un sabato festivo, fra l’altro) e ho incontrato
la mamma del mio compagno delle elementari Salvatore che mi ha aggiornato su
vita morte e miracoli di tutta la famiglia, indugiando particolarmente sul
fatto che Salvatore ha 48 anni (che abbiamo la stessa età, ma lui li ha
compiuti a gennaio) non ha una fidanzata, e non capisce perchè non si trova
qualche brava ragazza, che la casa ce l’ha, e che un uomo mica si aggiusta come
una donna. E mi guardava. E che cazzo vuoi, che un pensiero su Salvatore avrei
anche potuto farlo quando aveva 25 anni e partecipò alle selezioni del più
bello d’italia e poi ha smesso. Di essere bello, intendo. Comunque, finalmente
arriva il mio turno, consegno l’avviso a Carmela che mi consegna la bellissima
busta verde, ringrazio, saluto tutti e me ne vado. Salgo in macchina e apro la
busta. Non so se mi faccia più incazzare la cifra (162 euri) o la decurtazione
di 6 punti dalla patente. Si narra, sulla contravvenzione, che io abbia
bruciato un semaforo rosso. Che mi sembra strano, perchè non dico di essere rispettosa
al 100% del Codice della Strada, ma ci sono alcune cose che per principio non
faccio. Parcheggiare in divieto di sosta e/o nei posti riservati ai disabili, e
passare col rosso. Ma. Un attimo di distrazione ci può stare (sono quella che
si è strusciata contro un guard-rail, dopotutto), soprattutto se il giorno
prima c’è stato il funerale di tua madre. Credo. O provo ad autoassolvermi, che
male non fa.
Arrivo in ufficio, rendo partecipi i miei amici del tragico
evento, e poi, come al solito, me ne fotto. Ripenso alla pubblicità che ho
visto l’altra sera in tv: quella di un gelato collegata ad un concorso e mi domando da
quando in qua “un’esperienza in cucina con benedetta parodi” possa essere
considerata il superpremio finale. Basta che poi, se le vendite dovessero
misteriosamente crollare, non veniate a dire che sono io che porto sfiga.
Nel pomeriggio ricevo una telefonata dall’Amministratore
Delegato (credo la prima da quando lavoro qua, ovvero dal 1998) che mi convoca
nel suo ufficio. Infilo la giacca e scendo. Non mi faccio impressionare dall’enorme
barattolo di vaselina posizionato davanti a lui e ascolto quello che ha da
dirmi.
In buona sostanza mi sono vinta un lavoro che mi terrà
occupata tutta la settimana prossima “e non creda che una settimana sia tanto
tempo, eh?”.
Fantastico.
Ho già disdetto il massaggio. Credo che salterò anche la
palestra.
Ma col cazzo che sposto l’appuntamento col tatuatore.
Ci vediamo l’11 giugno.
ODio gli straordinari. N eho fatti per anni. Anyway leggerezza è d'obbligo per vivere meglio, che tanto il finale lo conosciamo tutti benissimo. baci
RispondiEliminaIn bocca al lupo ;D
RispondiEliminaoggi è il 13....
RispondiEliminaops! ;)
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