Avendo letto critiche controverse non sapevo bene cosa
aspettarmi da questo film di Julian Schnabel, ma nemmeno “il” Mereghetti, che
l’ha definito “(...) superficiale,
retorico e kitsch (...)” è riuscito a farmi desistere dall’andarlo a
vedere.La storia è tratta dal libro (semi)autobiografico di Rula
Jebreal, la giornalista che nel lontano 2006 Calderoli definì signora abbronzata, e parte dal momento
in cui Hind Husseini – interpretata dalla splendida Hiam Abbass - appartenente ad una delle più importanti
famiglie palestinesi di Gerusalemme, recandosi al lavoro, incontra sul suo
cammino 55 bambini orfani, sopravvissuti al massacro di Deir Yassin, e li
porta a casa con sé per sfamarli.Decide quindi di trasformare
la sua casa in un orfanotrofio, che diventerà l’istituto Al-Tifl-Al-Arabi, dove, parecchi anni dopo, verrà accolta la piccola
Miral, che, crescendo, si innamorerà
di un attivista politico e si troverà a un bivio: scegliere se sostenere la
lotta armata o seguire gli insegnamenti di Hind, che sosteneva che l’istruzione
era la base e la speranza per il futuro della Palestina.
Effettivamente, nel complesso, il film è un po’
superficiale, ma io – personalmente – l’ho apprezzato lo
stesso.Sarà grazie all’inossidabile Vanessa Redgrave? O per la presenza di
Willem Dafoe? Non saprei. Ma la gara di
fascino la vince a mani basse l’attore che interpreta il padre di
Miral.Come si chiama?
Semplice: Siddig El Tahir El Fadil El Siddig Abderahman Mohammed Ahmed Abdel
Karim El Mahdi.
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