Sabato la poison e le sue amiche erano in trasferta a
Milano.
L’occasione (‘na botta de curtura) era data dalla mostra di Steve McCurry al Palazzo della Ragione, un romantico angolo di medioevo a due passi dal Duomo, prorogata fino al 28 febbraio. Se non avete ancora avuto occasione di vederla, sapevatelo. Per l’occorrenza la poison, la bionda, la tiz e la tiz-sorella, in tenuta da sommossa passeggiata sui marciapiedi ghiacciati, verso le 10.20 di sabato mattina varcavano, garrule e gaie, l’ingresso della metropolitana a Lampugnano, dopo aver lasciato l’auto nell’omonimo parcheggio. Dove, fra l’altro, erano riuscite ad accedere solo grazie al provvidenziale intervento di un addetto in carne ed ossa, in quanto, giunte alla sbarra emettitrice di tessera magnetica, il display ha dato un codice di errore, e la sbarra non si è alzata. Per dissimulare il nervosismo che si stava creando all’interno della poison-mobile al pensiero che gli altri automobilisti - al cui passaggio la sbarra si alzava senza il minimo intoppo – stessero esprimendo opinioni che andavano a rimpolpare la sfilza dei luoghi comuni sull’atavica incapacità delle femmine al volante, noi quattro si rideva, più o meno istericamente. Dopo essere state “liberate” dalla costrizione delle sbarre abbiamo parcheggiato, agevolmente, in uno spazioso posto a lato delle colonne.Scese a Cordusio siamo arrivate al Palazzo della Ragione, a quell’ora ancora semi deserto, e siamo riuscite a visitare la mostra agevolmente, senza subire la ressa davanti alle splendide immagini esposte. Una volta uscite ci siamo concesse un piacevole momento di futile ammirazione delle vetrine, anche se pensare adesso ai sandali mi sembra vagamente prematuro.Siamo quindi salite sul 3. Che è un tram. Salire su un tram a Milano potrebbe essere un’esperienza pericolosa, vista la frequenza con cui essi tendono a schiantarsi fra loro e/o a deragliare. Ma, a parte un semaforo guasto alle Colonne di San Lorenzo, che ci ha tenute lì – immobili - per quasi 20 minuti, siamo riuscite a scendere sane e salve in via San Gottardo.Che poi, durante la sosta forzata alle colonne, il tram si è praticamente svuotato, perché i milanesi, che notoriamente hanno fretta comunque, anche se non devono fare un cazzo, sono scesi per andare a piedi. Quasi tutti. A parte noi quattro e un suonatore di contrabbasso. Che sicuramente è in quelle occasioni che maledice di non aver voluto imparare a suonare il flauto traverso. Abbiamo raggiunto lo Spazio Forma e ci siamo viste la mostra Passaggi, figure e paesaggi, con opere di Franco Fontana, Ferdinando Scianna e Giorgia Fiorio. Ho apprezzato particolarmente i paesaggi siciliani di Franco Fontana, davvero notevoli. Abbiamo pranzato lì, ottimo, abbondante ed economico, e, sempre con il 3 – temerarie – abbiamo raggiunto la galleria di Carla Sozzani, per vedere la mostra dedicata a Tim Walker, giovane fotografo inglese, che, fra le altre cose, è stato assistente di Richard Avedon. Abbiamo finito, possiamo tornare a casa. Sì, alla triennale c’è ROY LICHTENSTEIN , ma abbiamo tempo fino al 30 di maggio, quando camminare lungo Viale Alemagna sarà senz’altro più piacevole.
E magari nel frattempo avrò fatto riparare l’auto. Che, uscendo da quello spazioso parcheggio di fianco alle colonne ho pensato bene di appoggiarmicisivi con la portiera. Alla colonna. Che era lì anche prima. E che, fortunatamente, è rimasta lì anche dopo. Per carità, anche la portiera della mia auto è rimasta lì, ma ha perso un po' in aerodinamicità. Porca di quella puttana lurida e zozza. Conoscete un bravo carrozziere?
L’occasione (‘na botta de curtura) era data dalla mostra di Steve McCurry al Palazzo della Ragione, un romantico angolo di medioevo a due passi dal Duomo, prorogata fino al 28 febbraio. Se non avete ancora avuto occasione di vederla, sapevatelo. Per l’occorrenza la poison, la bionda, la tiz e la tiz-sorella, in tenuta da sommossa passeggiata sui marciapiedi ghiacciati, verso le 10.20 di sabato mattina varcavano, garrule e gaie, l’ingresso della metropolitana a Lampugnano, dopo aver lasciato l’auto nell’omonimo parcheggio. Dove, fra l’altro, erano riuscite ad accedere solo grazie al provvidenziale intervento di un addetto in carne ed ossa, in quanto, giunte alla sbarra emettitrice di tessera magnetica, il display ha dato un codice di errore, e la sbarra non si è alzata. Per dissimulare il nervosismo che si stava creando all’interno della poison-mobile al pensiero che gli altri automobilisti - al cui passaggio la sbarra si alzava senza il minimo intoppo – stessero esprimendo opinioni che andavano a rimpolpare la sfilza dei luoghi comuni sull’atavica incapacità delle femmine al volante, noi quattro si rideva, più o meno istericamente. Dopo essere state “liberate” dalla costrizione delle sbarre abbiamo parcheggiato, agevolmente, in uno spazioso posto a lato delle colonne.Scese a Cordusio siamo arrivate al Palazzo della Ragione, a quell’ora ancora semi deserto, e siamo riuscite a visitare la mostra agevolmente, senza subire la ressa davanti alle splendide immagini esposte. Una volta uscite ci siamo concesse un piacevole momento di futile ammirazione delle vetrine, anche se pensare adesso ai sandali mi sembra vagamente prematuro.Siamo quindi salite sul 3. Che è un tram. Salire su un tram a Milano potrebbe essere un’esperienza pericolosa, vista la frequenza con cui essi tendono a schiantarsi fra loro e/o a deragliare. Ma, a parte un semaforo guasto alle Colonne di San Lorenzo, che ci ha tenute lì – immobili - per quasi 20 minuti, siamo riuscite a scendere sane e salve in via San Gottardo.Che poi, durante la sosta forzata alle colonne, il tram si è praticamente svuotato, perché i milanesi, che notoriamente hanno fretta comunque, anche se non devono fare un cazzo, sono scesi per andare a piedi. Quasi tutti. A parte noi quattro e un suonatore di contrabbasso. Che sicuramente è in quelle occasioni che maledice di non aver voluto imparare a suonare il flauto traverso. Abbiamo raggiunto lo Spazio Forma e ci siamo viste la mostra Passaggi, figure e paesaggi, con opere di Franco Fontana, Ferdinando Scianna e Giorgia Fiorio. Ho apprezzato particolarmente i paesaggi siciliani di Franco Fontana, davvero notevoli. Abbiamo pranzato lì, ottimo, abbondante ed economico, e, sempre con il 3 – temerarie – abbiamo raggiunto la galleria di Carla Sozzani, per vedere la mostra dedicata a Tim Walker, giovane fotografo inglese, che, fra le altre cose, è stato assistente di Richard Avedon. Abbiamo finito, possiamo tornare a casa. Sì, alla triennale c’è ROY LICHTENSTEIN , ma abbiamo tempo fino al 30 di maggio, quando camminare lungo Viale Alemagna sarà senz’altro più piacevole.
E magari nel frattempo avrò fatto riparare l’auto. Che, uscendo da quello spazioso parcheggio di fianco alle colonne ho pensato bene di appoggiarmicisivi con la portiera. Alla colonna. Che era lì anche prima. E che, fortunatamente, è rimasta lì anche dopo. Per carità, anche la portiera della mia auto è rimasta lì, ma ha perso un po' in aerodinamicità. Porca di quella puttana lurida e zozza. Conoscete un bravo carrozziere?
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