Victor lavora come comparsa in un parco 
tematico sulla storia degli Stati Uniti, partecipa controvoglia alle riunioni 
del suo gruppo di sessuomani anonimi e compulsivi, e per arrotondare lo 
stipendio e riuscire a pagare la retta della clinica privata in cui è ricoverata 
la madre (una magistrale Anjelica Huston), quando si trova al ristorante finge 
di soffocare, facendosi salvare da alcuni inconsapevoli commensali, che 
stringono un legame sempre più forte con lui dopo aver applicato la manovra di 
Heimlich e che gli inviano sostanziosi assegni. Il suo migliore amico è Denny, 
che lavora con lui e con cui partecipa alle sedute dei sessuomani anonimi, fino 
al giorno in cui, in un locale, non si innamora della spogliarellista il cui 
nome è tutto un programma: Darla Tojours.Dopo il lavoro Victor si reca alla 
clinica a trovare la madre, che ogni volta lo scambia per qualcun altro, mentre 
le altre sciroccate vecchiette ospiti della clinica credono che lui sia un nuovo 
messia. Sam Rockwell è semplicemente perfetto nella parte di 
Victor Mancini, come perfetta è la Huston nei panni della madre borderline. Ma 
il film – a differenza dell’omonimo libro di Palahniuk – non mi ha entusiasmato 
particolarmente. 
 
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