Siamo a Chiang Mai, dove facciamo tappa per ben quattro giorni, finalmente possiamo anche togliere un po' di vestiti dalla valigia per farli "respirare". Arrivate all'ora di pranzo, dopo aver preso possesso della nostra camera siamo subito uscite per iniziare a visitare la città, partendo come dicevo nell'ultimo post, dalla visita del tempio più vicino al nostro hotel, il Wat Phra Singh (per gli amici, ché il nome completo è Wat Phra Singh Woramahaviharn oppure วัดพระสิงห์วรมหาวิหาร) che è uno dei pochi templi, fra quelli visitati, in cui abbiamo dovuto pagare un biglietto di ingresso (20baht, che pagano solo gli stranieri, i thailandesi no).
Dopo aver visitato il tempio in lungo e in largo abbiamo fatto un giro nel piccolo mercatino allestito nel cortile, e qua la nostra attenzione è stata attirata da un frutto che non avevamo mai visto in precedenza: il GAC.
Incuriosite ci siamo comprate una bottiglietta di succo per assaggiarlo, e devo dire che non è affatto male. Decisamente dissetante, e con un gusto dolce-acidulo e anche leggermente salato. Non diventerà di certo la mia bevanda preferita (anche perché non l'abbiamo più trovata da nessun altra parte) ma non è affatto male.
Uscite dal Wat Phra Singh, dopo essere state intervistate da una studentessa che stava facendo un'esercitazione di inglese in cui avremmo sicuramente fatto una figura barbina, ci siamo dirette al Wat Chedi Luang (Thai: วัดเจดีย์หลวง, lit. temple of the big stupa) probabilmente uno di quelli - fra i millemila visitati in questo viaggio - che mi è piaciuto di più, e dove contiamo di tornare di mattina per poter scattare alcune foto in favore di luce.
Raggiungiamo quindi il Wat Chiang Man, o Wat Chiang Mun, a ridosso delle mura, che dovrebbe essere il più antico tempio della città, con un bellissimo "elephant chedi" (Chedi Chang Lom).
Siamo le uniche due visitatrici, e la cosa ci piace molto (vi ho mai detto che odio la folla?), possiamo girare indisturbate senza dover fare attenzione ad evitare le mandrie di selfisti che sto iniziando a detestare, loro e i loro cazzo di selfie-stick (che in molti siti - con mio sommo gaudio - sono vietati con apposito cartello, fra l'altro). Perché rovinare la bellezza che ti circonda mettendo la tua faccia da pirla in primo piano?
Abbandoniamo il tempio e torniamo verso l'hotel. Lungo la strada stanno già allestendo tutte le bancarelle per il Sunday night market, o Sunday walking street market, che ovviamente non vediamo l'ora di visitare.
Inizia a far buio, e noi, accaldate e anche un po' stanche, ci facciamo un bagno in piscina. Si sta divinamente. Dopo cena raggiungiamo il mercato, che si estende lungo tutta la Ratchadamnoen Road, dal Wat Phra Singh al Tha Pae Gate, oltre ad alcune viette laterali.
C'è di tutto, e, in gran varietà, e, cosa positiva e anche abbastanza rara, sono davvero pochi i banchi che vendono gli stessi articoli. Un tripudio di mille colori e mille sapori. Finalmente riesco anche a fare qualche acquisto. Perchè sono in Thailandia da una settimana e non ho ancora comprato nulla: iniziavo seriamente a preoccuparmi. Ma anni ed anni di esperienza mi hanno insegnato che, se non sei una venditrice di incenso sotto i portici di via Po o una lettrice di tarocchi in via Fiori Oscuri, il pantalone con gli elefantini stampati (a giudicare da quanti ne ho visti credo sia l'articolo più venduto in tutto il paese) indossato a Torino e/o a Milano e/o un po' ovunque in occidente, diventa un po' ridicolo, almeno, a mio giudizio. Poi si sa, non sono fashion-blogger quindi potrei sempre sbagliarmi.
E, dopo tutto questo pippone, ho finito per comprarmi, tra le altre cose, un paio di pantaloni stampati pure io. Ma senza elefantini. Che insomma, dell'elefantino ho già le dimensioni, perché accanirsi?
Abbandoniamo il mercato comprandoci una bottiglietta di succo di maracuja, e andiamo a dormire. I prossimi due giorni sono dedicati ad un paio di escursioni nei dintorni di Chiang Mai, mentre l'ultimo giorno (30 settembre) torniamo al Wat Chedi Luang, che visitiamo con più calma.
Ci spingiamo poi fuori dalle mura per visitare il Wat Lok Molee consigliatoci da una delle ragazze dell'albergo. Molto bello, in effetti.
Torniamo sui nostri passi, costeggiando le mura, Entriamo in un altro paio di templi e poi decido che è giunto il momento di farmi un piccolo sak yant sulla schiena, più precisamente un Hah Taew. La tecnica tradizionale del tatuaggio thai, che prevede l'utilizzo di una lunga bacchetta di bambù a cui è fissato un ago non è affatto dolorosa, e il risultato, alla fine, è questo:
Usciamo dallo studio di tatuaggi e andiamo a pranzo, poi decidiamo di abbandonare la città vecchia per visitare la moderna zona di Nimman, che raggiungiamo a bordo di un tuk-tuk.
La zona è piena di negozietti interessanti, alberghi di design e locali alla moda. Che, dopo tanta storia. un po' di modernità non guasta. Camminiamo senza meta lungo le strade del quartiere, entrando e uscendo dai negozi, fermandoci ogni tanto ad osservare la gente, fumandoci una sigaretta tranquille.
Sawasdee, Chiang Mai, è stato bello.
Dopo aver visitato il tempio in lungo e in largo abbiamo fatto un giro nel piccolo mercatino allestito nel cortile, e qua la nostra attenzione è stata attirata da un frutto che non avevamo mai visto in precedenza: il GAC.
Gac juice |
Uscite dal Wat Phra Singh, dopo essere state intervistate da una studentessa che stava facendo un'esercitazione di inglese in cui avremmo sicuramente fatto una figura barbina, ci siamo dirette al Wat Chedi Luang (Thai: วัดเจดีย์หลวง, lit. temple of the big stupa) probabilmente uno di quelli - fra i millemila visitati in questo viaggio - che mi è piaciuto di più, e dove contiamo di tornare di mattina per poter scattare alcune foto in favore di luce.
Wat Chedi Luang, Chiang Mai |
Siamo le uniche due visitatrici, e la cosa ci piace molto (vi ho mai detto che odio la folla?), possiamo girare indisturbate senza dover fare attenzione ad evitare le mandrie di selfisti che sto iniziando a detestare, loro e i loro cazzo di selfie-stick (che in molti siti - con mio sommo gaudio - sono vietati con apposito cartello, fra l'altro). Perché rovinare la bellezza che ti circonda mettendo la tua faccia da pirla in primo piano?
Chedi Chang Lom - the 'Elephant Chedi - Wat Chiang Man' |
Inizia a far buio, e noi, accaldate e anche un po' stanche, ci facciamo un bagno in piscina. Si sta divinamente. Dopo cena raggiungiamo il mercato, che si estende lungo tutta la Ratchadamnoen Road, dal Wat Phra Singh al Tha Pae Gate, oltre ad alcune viette laterali.
C'è di tutto, e, in gran varietà, e, cosa positiva e anche abbastanza rara, sono davvero pochi i banchi che vendono gli stessi articoli. Un tripudio di mille colori e mille sapori. Finalmente riesco anche a fare qualche acquisto. Perchè sono in Thailandia da una settimana e non ho ancora comprato nulla: iniziavo seriamente a preoccuparmi. Ma anni ed anni di esperienza mi hanno insegnato che, se non sei una venditrice di incenso sotto i portici di via Po o una lettrice di tarocchi in via Fiori Oscuri, il pantalone con gli elefantini stampati (a giudicare da quanti ne ho visti credo sia l'articolo più venduto in tutto il paese) indossato a Torino e/o a Milano e/o un po' ovunque in occidente, diventa un po' ridicolo, almeno, a mio giudizio. Poi si sa, non sono fashion-blogger quindi potrei sempre sbagliarmi.
E, dopo tutto questo pippone, ho finito per comprarmi, tra le altre cose, un paio di pantaloni stampati pure io. Ma senza elefantini. Che insomma, dell'elefantino ho già le dimensioni, perché accanirsi?
Abbandoniamo il mercato comprandoci una bottiglietta di succo di maracuja, e andiamo a dormire. I prossimi due giorni sono dedicati ad un paio di escursioni nei dintorni di Chiang Mai, mentre l'ultimo giorno (30 settembre) torniamo al Wat Chedi Luang, che visitiamo con più calma.
Wat Chedi Luang. Apprendisti monaci in contemplazione |
Ci spingiamo poi fuori dalle mura per visitare il Wat Lok Molee consigliatoci da una delle ragazze dell'albergo. Molto bello, in effetti.
Torniamo sui nostri passi, costeggiando le mura, Entriamo in un altro paio di templi e poi decido che è giunto il momento di farmi un piccolo sak yant sulla schiena, più precisamente un Hah Taew. La tecnica tradizionale del tatuaggio thai, che prevede l'utilizzo di una lunga bacchetta di bambù a cui è fissato un ago non è affatto dolorosa, e il risultato, alla fine, è questo:
Usciamo dallo studio di tatuaggi e andiamo a pranzo, poi decidiamo di abbandonare la città vecchia per visitare la moderna zona di Nimman, che raggiungiamo a bordo di un tuk-tuk.
La zona è piena di negozietti interessanti, alberghi di design e locali alla moda. Che, dopo tanta storia. un po' di modernità non guasta. Camminiamo senza meta lungo le strade del quartiere, entrando e uscendo dai negozi, fermandoci ogni tanto ad osservare la gente, fumandoci una sigaretta tranquille.
Sawasdee, Chiang Mai, è stato bello.
Ma che bella è la foglia-carciofo? :-) Comunque io una traduzione del tatuaggio l'avrei chiesta...
RispondiEliminacioè, tutta la poesia di un bocciUolo di fiore di loto tu me la riduci a "foglia carciofo"?
Eliminaah ah ah ah ah ah ah
;)
sono generalmente formule beneauguranti riguardo fortuna, salute, amore, cazzi & mazzi... sai che io tendo a fidarmi e a credere nella buona fede delle persone....
Beh, però l'ho lodata, dici che la foglia-carciofo o bocciuolo si risente? :-)
Eliminae non ti so dire, so per certo che il fiore di loto ha un significato altamente spirituale per gli orientali... cosa che dubito possa valere anche per il carciofo... a meno che - tu mi insegni - non si sia originari di Cerda... :)
EliminaLì lo venerano, quindi direi che è assurto a divinità, il paragone non è blasfemo.... pufff.... scampato pericolo! :-)
Eliminachissà se esiste ancora quel bellissimo monumento...
EliminaUna cosa così bella non vuoi conservarla per i poster(i)?
Eliminané per i poster né per le figurine, a dire il vero... :)
Eliminama l'orsetto impiccato?
RispondiEliminaE poi il Gac mi ispira...dici che potrebbe sopravvivere in terra friulana?
Non penso che nelle intenzioni volesse sembrare impiccato (anche se...) perché era su un alberello a cui era appesa un sacco di roba...
EliminaPer quanto riguarda il gac non saprei... se non ricordo male è "parente" del melone, quindi, se in Friuli avete il melone, perché no? Magari verrà un po' pallido e con una percentuale di beta carotene inferiore. ... :)
Stupenda quella dei monaci in contemplazione :)
RispondiEliminaAh ah ah! Vero? ;)
EliminaMentre la scattavo ero concentrata sui monaci, solo dopo mi sono accorta della studentessa...
Bel post e bel blog, complimenti :)
RispondiEliminaMichele; grazie! :)
EliminaFighissimo il tatuaggio!! Uh, che voglia.
RispondiEliminaGrazie cara!
EliminaVoglia di... tatuaggio? di Thailandia? di tutte e due? :)
Tatuaggio (ma anche Thailandia )!
EliminaChe poi ho scoperto (dopo aver commentato il tuo ultimo post ho "ripescato" quello di Zanzibar) che sei tatuatissima pure tu! :)
EliminaSì, quello era ancora un periodo in cui mettevo mie foto senza pudore. In più dal primo viaggio in Giappone ho detto addio a canottiere e vestiti scollati (loro li odiano quelli tatuati!) e quindi sono sempre nascosti.
EliminaToglimi una curiosità, lo studio di tatuaggi in Thailandia come l'hai scelto?
Un po' a caso... :)
EliminaDiciamo che ho scelto chiang mai perché era il luogo in cui avevamo più tempo libero a disposizione, da lì ho letto un po' in giro e cercato info su internet, guardando le foto dei lavori dei vari studi...