2 dic 2016

#TFF34 - Lunedì

Settimana part time: al mattino in ufficio e al pomeriggio al cinema.
Il lunedi torinofilmfestico inizia alle 14.30 con un film italiano fuori concorso, diretto da Andrea Molaioli, già apprezzato per i suoi precedenti lavori. ovvero La ragazza del lago (che ho visto ma di cui non ho parlato mai) e Il gioiellino. Questa volta Molaioli adatta l'omonimo romanzo di Nick Hornby:

SLAM - TUTTO PER UNA RAGAZZA, di Andrea Molaioli
Sam è appassionato di skateboard e passa la vita con gli amici con cui condivide salti e cadute. Vorrebbe andare all'università, viaggiare e soprattutto non fare un figlio a sedici anni, com'è capitato a sua madre e a sua nonna. Dal romanzo di Nick Hornby, il nuovo film di Andrea Molaioli (La ragazza del lago), con Jasmine Trinca e Luca Marinelli, affronta con ironica leggerezza il tema della crescita e delle responsabilità. Spirito guida: Tony Hawk.
Commedia piacevole con un ottimo gruppo di attori. Molto bravo il giovane Ludovico Tersigni nel ruolo di Sam, ma, come sempre, Luca Marinelli, anche se in un ruolo secondario (è il padre, separato, di Sam) è strepitoso. Dategli un'occhiata.

WAR ON EVERYONE, di John Michael McDonagh
Alexander Skarsgård e Michael Peña sono due poliziotti sui generis di Albuquerque, che non disdegnano mazzette, alcool e droghe: finiranno in guerra contro un crudele ed affettato boss della mala cui hanno deciso di mettere i bastoni tra le ruote. Dopo The Guard e Calvary, John Michael McDonagh firma un film scatenato a cavallo tra buddy cop movie, commedia nera e polizieschi anni Settanta, senza plagi né citazionismi esasperati.
Lode a McDonagh che dirige il film più cazzaro e scorretto degli ultimi tempi, e probabilmente di tutto il TFF, durante il quale io e le mie compari abbiamo riso senza ritegno, anche se in un'occasione ci siamo ritrovate ad essere le uniche a farlo, probabilmente per meri dettagli anagrafici. A parte questo episodio molto triste, il film è uno spasso, Michael Peña fa scassare dalle risate e Alexander Skarsgård non è da meno. Come ho già detto in altri luoghi, voglio un film così ogni mese. Perchè, non dimentichiamocelo, resto sempre un gran bel pezzo di cialtrona.
E ancora lode a McDonagh che decide di far partire, sui titoli di coda, I fought the law dei Clash.

DAAP HYUT CAM MUI (Port of call), di Philip Yung 
Uno sbirro dell’Hong Kong Regional Crimes Bureau cerca di far luce sulla confessione di un drogato e sull’omicidio di una prostituta sedicenne: le ragioni che troverà saranno devastanti. Sospesa fra passato (1998) e presente (2009), una tragica indagine dei recessi più nichilisti della mente umana, fotografata da Christopher Doyle in toni cupi e disperati. Bravissimo Aaron Kwok, attore sempre più maturo.
Prima del film è stato consegnato il "Gran Premio Torino" a Christopher Doyle, fotografo australiano diventato uno dei più grandi direttori della fotografia in circolazione (ha collaborato, tra gli altri, con Wong Kar-wai, Gus Van Sant, Jim Jarmusch), ed è stato proiettato il cortometraggio Wind, diretto da Saw Tiong Guan in cui Doyle (aka Dù Kěfēng) stesso racconta la sua incredibile vita. Personaggio assolutamente affascinante.
Ma veniamo al film. Considerato che al TFF negli anni sono passati titoli come Memories of Murder e I saw the devil (per citarne solo due), nella mia testolina malata mi ero creata delle aspettative coi controcazzi, che, ahimè, come sempre, non si sono rivelate all'altezza. E non sto dicendo che Port of Call sia un brutto film. Tra l'altro, esattamente come per Memories of Murder, anche qua partiamo da una storia vera: quella  di una prostituta sedicenne il cui cadavere venne trovato smembrato nel 2008 ad Hong Kong. Però, va a sapere, sarà che sono anziana, sarà che magari koreans do it better, ma, nonostante la storia fosse decisamente interessante, ho trovato la prima parte del film troppo leeeeenta per i miei gusti (al punto che temo di essermi anche assopita per una decina di minuti, ma voi non ditelo a nessuno). Però Aaron Kwok nel ruolo del detective Chong è molto bravo.


2 commenti:

  1. I primi due sono già in lista, al grido "viva la leggerezza".
    L'orientale, proprio no, problemi miei con i loro tempi, al grido "alla lentezza non ci sto".

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    1. Secondo me il primo è leggero ma con intelligenza, il secondo è proprio cazzarissimo, ma va bene anche quello! :)

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