Gary Webb era un giornalista, uno di quelli che credeva che il suo mestiere servisse a far scoprire la verità, per quanto scomoda. Uno con l'idea che una missione, una volta iniziata, vada portata fino in fondo.
Ed è quello che fece - nel 1996 - con il suo lavoro di cronista al San Josè Mercury News, giornale di medie dimensioni, non prestigioso come il Washington Post o il Los Angeles Times, portando alla luce una vicenda che vedeva coinvolta attivamente la CIA in un traffico di droga i cui proventi servivano a sovvenzionare la guerriglia dei Contras in Nicaragua.
Sembra storia antica, ma sono passati soltanto 20 anni scarsi.
Quando la CIA, nel 1998, ammise il suo coinvolgimento diretto nella vicenda, la notizia passò quasi inosservata, visto che il mondo era troppo impegnato ad appassionarsi alle macchie di sperma presidenziali sul vestito di Monica Lewinsky. Che vuoi che ce ne freghi del Nicaragua e della diffusione del crack nel quartiere di South Central, dove sono tutti brutti, neri, sporchi e cattivi?
Che vuoi che ci importi della Guerra Fredda, dell'ossessione USA nella lotta al comunismo? Dopo Vietnam, Cile, Argentina adesso era il momento del Nicaragua, ma, appunto, chi se ne frega?
A Gary Webb invece fregava.
E raccontò la storia, cercando prove tra Washington, Honduras, Nicaragua, nonostante le minacce, nonostante le intimidazioni.
Quando l'articolo venne pubblicato, per un breve periodo Webb fu considerato un eroe del giornalismo. Ma la sua stella brillò per pochissimo tempo, perchè ci sono storie così vere, verità così scomode e segreti così inviolabili che non si possono raccontare.
E il passaggio da eroe a personaggio scomodo, per Webb, avvenne velocemente facendo terra bruciata attorno a lui, facendo in modo che le sue prove risultassero deboli, i suoi informatori inaffidabili, i testimoni inesistenti.
Dissuaso dal continuare a cercare la verità in ogni modo, mandato a lavorare nella redazione di Cupertino dove si ritrovò a scrivere di cavalli affetti da costipazione, Webb non si diede per vinto, continuando a cercare prove per la sua inchiesta.
Nonostante il premio di "giornalista dell'anno" Webb nel 97 lasciò la redazione del San Jose, e non riuscì più a trovare lavoro come giornalilsta.
Nel dicembre del 2004 Webb venne trovato morto. Con DUE colpi di pistola alla testa. E la sua morte classificata come suicidio. What else?
Kill the messenger - che da noi è diventato "le regole del gioco" - non è un film né bellissimo né perfetto.
Ma è un film necessario.
Che vuoi che ci importi della Guerra Fredda, dell'ossessione USA nella lotta al comunismo? Dopo Vietnam, Cile, Argentina adesso era il momento del Nicaragua, ma, appunto, chi se ne frega?
A Gary Webb invece fregava.
E raccontò la storia, cercando prove tra Washington, Honduras, Nicaragua, nonostante le minacce, nonostante le intimidazioni.
Quando l'articolo venne pubblicato, per un breve periodo Webb fu considerato un eroe del giornalismo. Ma la sua stella brillò per pochissimo tempo, perchè ci sono storie così vere, verità così scomode e segreti così inviolabili che non si possono raccontare.
E il passaggio da eroe a personaggio scomodo, per Webb, avvenne velocemente facendo terra bruciata attorno a lui, facendo in modo che le sue prove risultassero deboli, i suoi informatori inaffidabili, i testimoni inesistenti.
Dissuaso dal continuare a cercare la verità in ogni modo, mandato a lavorare nella redazione di Cupertino dove si ritrovò a scrivere di cavalli affetti da costipazione, Webb non si diede per vinto, continuando a cercare prove per la sua inchiesta.
Nonostante il premio di "giornalista dell'anno" Webb nel 97 lasciò la redazione del San Jose, e non riuscì più a trovare lavoro come giornalilsta.
Nel dicembre del 2004 Webb venne trovato morto. Con DUE colpi di pistola alla testa. E la sua morte classificata come suicidio. What else?
Kill the messenger - che da noi è diventato "le regole del gioco" - non è un film né bellissimo né perfetto.
Ma è un film necessario.
Film come ho scritto da Ford che mi ispira assai. E' uno dei primi del listone, spero di vederlo presto....magari in aereo...(tra due giorni si parte finalmente!!)
RispondiEliminauh, che bello, finalmente è arrivato il momento!!! sono contenta per te... Buon viaggio!!!!
Eliminapoi il film merita una visione, ma... non mi sembra un tipico film da "aereo" anche se confesso che ultimamente la programmazione è molto migliorata... lo scorso anno sul volo per il vietnam ho trovato True Detective!!! :)
Ok, lo recupero senz'altro!
RispondiEliminaBrava!
Eliminadiffido sempre un po' dei film "necessari", ma alla fine mi sa che lo vedrò
RispondiEliminauh, che noia, signora mia.
EliminaConcordo col signore qui sopra :-)
EliminaConcordo.
RispondiEliminaNon un filmone, ma onesto ed importante.
Esatto!
EliminaNon sapevo fosse tratto da una storia vera e lo aveva archiviato come classico film che mescola azione e impegno.
RispondiEliminaRivedo la mia posizione dopo le tue parole.
eh, purtroppo sì... e una visione la merita.
EliminaMi hai spoilerato la fine :(((( sono quelle cose che mi fanno passare la voglia di veder un film :((((
RispondiEliminama no, dai, è una storia vera, non è spoiler! :)
EliminaMa io non lo sapevo! :(((((
EliminaVabbè dài,mi ricorderò di non leggerti quando parli di film che non ho ancora visto ;)
Baci!
Terrò conto della segnalazione. Grazie.
RispondiEliminaUn sorriso per il fine settimana.
^___^
grazie a te. :)
Eliminadavvero ti fidi dei miei giudizi? :)
RispondiEliminaNe parlerò domani. Film che arriva decisamente fuori tempo massimo, ma tuttavia non disprezzabile: onesto, sincero, con un ottimo cast, solo un tantino scontato... l'unico "guizzo" sta proprio nella didascalia finale: e se il "caso" Lewinsky fosse stato creato ad arte per coprire quest'altro scandalo?
RispondiEliminasai che ci avevo pensato pure io? infatti aa fine film ho proprio detto alla mia amica "sta a vedere che la lewinski era una stagista della CIA..." :)
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