Dopo l'assaggio iniziale del venerdì si inizia a fare sul serio, e nella giornata ho in programma la visione di quattro film.
Si inizia leggeri con
Endless escape, eternal return(di Harutyun Khachatryan - Armenia, 2013)
Titolo originale Anverj Pakhust, Haverzh Veradardz.
Documentario che, a dispetto del titolo, fortunatamente non era endless, anche se è sembrato parecchio eternal. Soprattutto perché per il primo quarto d'ora i sottotitoli erano totalmente fuori sincrono. E se stai guardando un film armeno, la cosa non ti sarà di alcun aiuto, anzi.
In ogni modo Khachatryan racconta, in questo primo documentario (dovrebbero essere 5, ho letto) suddividendola per anni, la storia Hayk, un uomo che ha abbandonato il suo villaggio e i suoi affetti, destino che accomuna buona parte della popolazione armena, che tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta ha affrontato l'indipendenza dall'Unione Sovietica,la guerra con l’Azerbaigian per il controllo del Nagorno-Karabakh e il terribile terremoto che provocò più di 25.000 vittime e si è poi stabilito a Mosca, in una dolorosa e costante ricerca di se stesso e della libertà.
Interessante, anche se il racconto della sua vita con gli orsi era decisamente troppo lungo.
Il documentario ha vinto il premio Internazionale.doc con la seguente motivazione: con la sua sensibilità verso gli elementi più autentici del cinema e il loro uso consapevole e attento, il regista avvicina il pubblico al flusso mutevole della Storia e lo porta quasi a contatto fisico con la realtà. Attraverso la profonda bellezza delle immagini, l’uso del tempo, dei suoni atmosferici e della musica, la solitudine dell’essere umano in questo mondo trascende a un livello metafisico che connette il pubblico con la nudità dell’essere umano, la sua ricerca e la sua lotta per la felicità, la libertà e il desiderio di essere comunità.
Vabbè.
Abbandono la sala 2 del Massimo, ho un sacco di tempo a disposizione e mi concedo il lusso di mangiare seduta una roba calda che non sia un panino, una pizzetta, un trancio di farinata o cose simili - che si sa, alla dieta da festival è difficile scappare - e mi sposto al Reposi.
(di Mikael Marcimain - Svezia, 2014)
Marcimain sì è fatto conoscere al pubblico del TFF due anni fa, dove, con il suo Call Girl, ci aveva raccontato una storiaccia di prostituzione e politica nella civilissima Svezia degli anni settanta, per cui si può facilmente dedurre che il carro di buoi tira meno un po' ovunque nel mondo.
Questa volta il quarantaquattrenne regista svedese porta sul grande schermo un'opera mastodontica, tratta dal romanzo omonimo di Klas Östergren, che ci catapulta a Stoccolma, nel 1978, dove Klas, scrittore che si nasconde dal suo editore conosce casualmente lo stravagante Henry Morgan, un dandy/viveur/musicista/nullafacente che lo ospita nel suo enorme e decadente appartamento ereditato dal facoltoso nonno nel centro cittadino.
E, in un maestoso intreccio di flashback si aprono trame e sottotrame dove non manca davvero nulla, anzi, c'è tanta di quella roba da poterci fare almeno tre film, se stai a vedere.
Tra relazioni clandestine, complotti, droga, musica, intrallazzi politico-criminali si torna indietro fino alla seconda guerra mondiale, per poi tornare alla fine degli anni settanta senza avere il tempo di annoiarsi e/o distrarsi, e riuscire pure ad appassionarsi per le imprese del club dei gentlemen e della loro caccia al tesoro. Bravi i protagonisti, bella la fotografia con quella patina un po' vintage, che sembra di vedere il film con il filtro earlybird di Instagram, dovesse mai capitarvi di trovarlo - che per il momento oltre a Torino si è visto ai festival di Toronto e Stoccolma (ed esce domani in Svezia) - voi dategli un'occhiata.
Big Significant Things
(di Bryan Reisberg - USA, 2014)
Craig sta per andare a convivere con la sua fidanzata a San Francisco, ma, invece di cercare casa con lei si inventa una trasferta di lavoro e parte per un viaggio on the road deciso a far tappa in quei luoghi dove sorgono attrazioni quanto meno bizzarre: il secchio in cedro più grande del mondo, la padella più grande, la più grande sedia a dondolo, cercando di convincere, attraverso insistenti telefonate al fratello, di incontrarsi in Virginia sotto la stella più grande del mondo, luogo dove erano stati da bambini.
Un viaggio che sembra una specie di fuga dalla realtà, la ricerca delle cose grandi per esorcizzare la paura di diventare grande davvero, cosa che viene messa in risalto nella scena in cui Craig, una sera, nella camera del motel in cui passerà la notte, sente delle voci provenire dalla piscina, e, recuperate delle birre, si inventa un amico invisibile per attaccare bottone con i ragazzi di cui aveva sentito le voci poco prima.
Il viaggio prosegue, e l'incontro con una splendida ragazza finlandese sembra complicare le cose, ma forse servirà a Craig a capire quello che vuole davvero.
O forse no.
Film con un discreto potenziale, che però non riesce ad essere incisivo in maniera davvero "significante",
Ogni maledetto natale
(di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo - Italia, 2014)
Ogni maledetto natale arriva un film (uno solo?) di cui non si sentiva alcun bisogno. A volte arriva addirittura un mese prima di natale. Che fortuna, eh?
Il trittico di registi è quello di Boris. Il cast è più o meno quello di Boris, ma... punto.
Per carità, il pubblico in sala rideva, eh? E pure io in almeno un paio di occasioni.
Diciamo che non basta?
Laura Morante in versione burina è indubbiamente interessante.
Valerio Mastandrea è bravissimo sia in versione burino-coattissima sia in versione borghese integralista cattolico, e se non releghiamo il film nello scaffale dei cinepanettoni lo facciamo solo per l'affetto nei confronti di Boris.
E allora diciamo che è un cinepandoro.
E ciao.
mh, a me di solito il pandoro mi rimane lì... non ne ho visto uno, ma mi ispira Gentlemen. Big significant things mi sembra tanto una roba per noi gggiovani bamboccioni alternativi finti snob
RispondiEliminaGentlemen a me è piaciuto davvero parecchio, secondo me il Marcimain ci sa fare...
Eliminaper il resto che dire? che i gggiovani bamboccioni alternativi finti snob hanno un po' rotto la minchia? :)
signora mia non me ne parli. uno o è snob o non lo è. e noi lo nacquimo, peraltro ;)
Eliminaeh, beati voi.
Eliminanoi tu e io, tipo...
Eliminauhm, uhm, forse Gentlemen è quello che mi convince di più, ma attendo roba più convincente. A volte anche in questi festival qui esce materiale interessante. Ciaoooo :-D
EliminaGentlemen (a mio parere) è davvero molto interessante... Adesso con calma cerco di rimettermi in pari, tu abbi fede! :)
Eliminafascino, basterebbe che mi leggessi senza fare troppo il sofistichato
EliminaDanty, non ti ho letto, ma mi hai tolto ogni dubbio sul Babadook!! :-D
EliminaIn te, Poison, ho una fede incrollabile, sappilo (e se anche non fosse vero, fai finta di nulla ;-) )
EliminaBA-BA-DOOOOOOOOK
EliminaVisto solo uno su 3, "Big significant things" che si piazza nella categoria "caruccio, ma se ne sentiva davero davero il bbisogno?". Mi spiace essermi persa Gentleman, e gli altri due li ho evitati scientemente, su Ogni maledetto natale avevo dubbi, ma, purtroppo, in molti mi hanno detto le stesse cose, gag trite e ritrite, fuffa a mazzetti. Peccato...
RispondiEliminaSu Big Significant la pensiamo allo stesso modo. Secondo me l'idea di base non era male, ma si perde un po' strada facendo. Si può dire, trattandosi di una specie di ontheroad? :)
Eliminagenia
EliminaVisto uno su tre, ovviamente il cine-pandoro, dove si ride, sì. Non un capolavoro, ma vale per la bella prova di attori (anche i fratelli Guzzanti non sono male...).
RispondiElimina...non sono stata al cinema ultimamente...
RispondiEliminaavrei visto il cinepanettone comunque...