Che io me la ricordo quella mattina che, girando nella mia solita via dietro l’ufficio trovai la strada sbarrata per delle imprecisate “riprese cinematografiche”, che mi costrinsero ad un tortuoso giro dell’oca facendomi entrare in ritardo. Che, oltre a indispormi verso l’umanità per il resto della giornata, mi fecero sorgere spontanea la domanda: “Ma che cazzo di film devono girare in questa via di merda?”.Ieri sera l’ho scoperto: “Pietro” di Daniele Gaglianone, unico film italiano in concorso all’ultimo festival di Locarno, che, pare, abbia ricevuto un’accoglienza calorosa.Il film, interamente girato a Torino, nella zone attorno al mio ufficio, ci parla appunto di Pietro, che si guadagna da vivere distribuendo volantini e vive in un alloggio fatiscente col fratello Francis, tossicodipendente fastidioso, con la tipica parlata da tamarro torinese (avete presente il vecchio personaggio della Littizzetto, Minchia Sabry? Ecco, la sua versione maschile, ma meno simpatica) che frequenta un locale pieno di altri tamarri solo un po’ meno tossici che si divertono come dei fessi a prendere per il culo il povero Pietro. Che, quando conoscerà una ragazza “assunta” per fare il suo stesso lavoro, capirà che oltre a quella vita fatta di niente c’è dell’altro.
26 ago 2010
3 ago 2010
‘na botta de vita
Sabato scorso io e s.b. siamo state a
Milano. L’occasione (o il
pretesto) era visitare le due mostre fotografiche allo Spazio Forma,
"sulla scena" di Phil
Stern e "vite
private" di Erwin
Olaf. Così siamo partite,
e, percorrendo un’autostrada trafficata nella direzione opposta, siamo arrivate
a Milano. Raggiunto come di consueto il parcheggio di Lampugnano, visti i
precedenti, ho avuto l’accortezza di parcheggiare lontano da
pilastri, cancelli, muri e oggetti contundenti. Quindi, con in sottofondo un
matto che inveiva contro questo mondo e quell’altro, ci siamo dirette in
metropolitana. Abbiamo fatto un giro in corso Vercelli, per variare un po’ le
nostre prospettive di shopping, quindi, raggiunta Cadorna, siamo arrivate
in Duomo e da lì, prendendo LA 3 (prima che il dottor Piazza mi corregga di
nuovo) siamo arrivate al Forma, e, visto che erano le 13.30 passate già da un
pezzo, abbiamo pranzato. Perchè da Forma si mangia, bene, spendendo poco.
Abbiamo preso un piatto di gnocchi burro e salvia, praticamente perfetti. Poi ci
siamo dedicate alle mostre, dando modo ai nostri apparati digerenti di fare il
loro lavoro al fresco dell’aria condizionata.
Gli scatti di P.Stern sono un tuffo nella storia, foto in bianco e
nero di celebrities del passato, da
Marylin Monroe a Louis Armstrong, passando per Frank Sinatra, Dizzy Gillespie e
James Dean. Sua è infatti la
famosa foto di Dean col maglione sugli occhi.
Erwin Olaf mi ha lasciata un po’ perplessa. Le foto sono
indubbiamente belle, stilisticamente perfette, con una cura del particolare
quasi maniacale. Ma fin troppo artefatte, fredde, quasi senz’anima (ovviamente
questa è l’opinione della sottoscritta che – notoriamente – di fotografia non
capisce nulla). Uscite da lì abbiamo
ripreso il/la 3. Com’è, come non è,
ogni volta che saliamo su un tram succede qualcosa. La volta scorsa una sosta
prolungata alle colonne di San Lorenzo, questa volta la vettura che precedeva la
nostra ha avuto un guasto. Siccome a milano i tram deragliano, ma non
sorpassano, ci han fatto scendere lì dove eravamo, praticamente in piazza XXIV
maggio. Così – con la passeggiata fuori programma - ci siamo quasi sentite in
obbligo di intervallare il nostro cammino entrando e uscendo dai negozi di Porta
Ticinese. Che mi stavo pure comprando un delizioso vestito da Custo.
Ma, non so perchè, mi tenni.
Per il momento.
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