3 lug 2017

Codice criminale

Non starò qua a disquisire del motivo per cui un film che si intitola "trespass against us" diventa "codice criminale", perché sinceramente mi sono stancata. In Francia, se non altro, hanno mantenuto il senso, chiamandolo À ceux qui nous ont offensés. 
E vabbè. Non starò qua nemmeno a dire che una stagione cinematografica scamuffa come questa faccio fatica a ricordarla, Che va bene che in estate in Italia si raschia il fondo del barile (cinematograficamente, e non solo), ma quest'anno abbiamo iniziato a raschiare tipo a marzo, ecco.
Poi uno dice "ma perché non scrivi più sul blog?" (a dire la verità non me l'ha mai chiesto nessuno, ma fa lo stesso). Non scrivo più sul blog perché quello che vedo mi lascia abbastanza indifferente e priva di qualsiasi ispirazione per scriverne anche solo mezza riga.
Però, siccome a volte ritornano, ho deciso di fare uno sforzo e buttare giù due righe su questo film. Che, ovviamente, sono andata a vedere soltanto per la presenza di Michael Fassbender nel cast, perché nella scelta di un film mi spingono quasi sempre motivazioni pregne di etereo misticismo ed intellettualità spinta. 
Il film si può riassumere tranquillamente con quella frase riportata in basso sulla locandina, "blood is a brutal bond", e io potrei fermarmi qui. 
E invece.

Siamo da qualche parte nel Gloucestershire, dove, accampati ai margini del bosco, vivono i Cutler, che non si capisce benissimo se siano zingari oppure no, resta il fatto che vivono in roulotte, la sera si ritrovano attorno al fuoco e vivono di espedienti. Il gruppo è comandato dal patriarca Colby, uomo dispotico che non perde occasione per lanciarsi in discorsi deliranti, tipo che la terra è piatta e altre amenità del genere, a cui tutti obbediscono ciecamente. A parte Chad, il figlio maggire, educato secondo la tradizione, privo di un educazione scolastica, che sogna per i suoi figli e per sua moglie un futuro diverso dal suo, ed è preoccupato soprattutto per suo figlio, sempre più affascinato dai racconti del nonno.  Ma affrancarsi da Colby è più facile a dirsi che a farsi, e Chad, nonostante tutto, si troverà ancora una volta ad obbedire al padre, accettando di partecipare ad una rapina, promettendo a se stesso che sarà l'ultima.
Sarà vero?
A metà strada tra film d'azione a dramma familiare, l'opera prima di Adam Smith convince, ma solo fino ad un certo punto.


4 commenti:

  1. Eh, signora mia, io non andando a cine da un mese, ho deciso di tornarci per vedere una sòla epica: "The childhood of a leader". Dura la vita.

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    1. In effetti dà l'idea di un mattone già dal titolo, ma chi sono io per impedirti di vederlo? :)

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    2. Beh, il cast sembrava degno di nota, poteva essere un gioiellino misconosciuto, invece, toh, la sòla.

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    3. eh, succede. Ultimamente troppo spesso, aggiungerei.

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