21 feb 2017

Il cittadino illustre



A Torino, quando un film rimane in programmazione più del normale, significa solo una cosa: che il passaparola funziona, e il film merita di essere visto. A memoria, era successo un paio di anni fa con Pride, rimasto in sala per ben più di un mese, e sicuramente con qualche altro titolo, ma, siccome la memoria a cui si fa riferimento è la mia, è già un lusso che me ne sia ricordata uno. In ogni caso sta succedendo la stessa cosa con questo film argentino, uscito a fine novembre e che, mentre scrivo (13.02.2017) è ancora in programmazione in una sala cittadina.
Passato in concorso a Venezia, il film di Gastón Duprat e Mariano Cohn ha fatto vincere al protagonista Oscar Martinez la coppa Volpi come migliore attore.

"C'è una tribù in Africa che non ha una parola 
che significhi "libertà"…
semplicemente perché non ne hanno bisogno...
ecco perché da noi la parola "cultura"
esce sempre dalle bocche più ignoranti!"

Il film inizia durante la consegna del premio nobel per la letteratura allo scrittore argentino Daniel Mantovani, che, raggiunto il palco, inizia il suo discorso di "ringraziamento" dichiarando che un premio è la tappa finale per uno scrittore, e che lo vede come una commemorazione più che una consacrazione. Sconcerto e silenzio, finché parte timido un applauso, che poi si trasforma in un'ovazione.
E in un attimo sono passati 5 anni. Ritroviamo Daniel nella sua spettacolare casa spagnola. Non ha più scritto un libro, come il discorso di Stoccolma fosse stata una specie di profezia, ed è intento a declinare ogni genere di invito che la fidata assistente gli elenca, che siano pregiati riconoscimenti in Giappone o corsi sulla scrittura alla bocciofila di Pizzighettone. 
Ma una lettera, tra tutte, attira l'attenzione dello scrittore: arriva da Salas, in Argentina, il piccolo paesino in cui Daniel Mantovani è nato, è cresciuto, e da cui è fuggito quand'era giovane, senza più farvi ritorno. La sua città natale vuole conferirgli la massima onorificenza: quella al cittadino illustre. 
Sono passati 40 anni da quando se n'è andato, e qualcosa spinge Daniel, che ha sempre scritto di Salas nei suoi romanzi, ad accettare l'invito, nonostante la data sia prossima. L'assistente è incredula, ma il suo sconcerto aumenta quando Mantovani le dice che a Salas ci andrà da solo, che non vuole che lei lo accompagni.
E il ritorno in patria di Mantovani, vincitore di un Nobel, viene visto nel piccolo paese (dove non succede mai niente da ancora prima che lo scrittore se ne andasse) come un evento di proporzioni bibliche, e, nonostante le raccomandazioni impartite dalla fedele assistente, il pover'uomo viene invitato ad una serie di iniziative più o meno discutibili, a cui lui, incredibilmente, si presta.
Che le cose prenderanno una piega grottesca lo si capisce immediatamente all'arrivo, con l'autista che lo va ad aspettare in aeroporto con un'auto che ha visto giorni migliori, e si susseguiranno giorno dopo giorno, mentre l'uomo dovrà per forza confrontarsi con il suo passato.
E se fin qua Duprat e Cohn hanno diretto quella che a tutti gli effetti è una commedia amara, improvvisamente cambiano registro, e le risate lasciano il posto ad una crescente tensione, dove realtà e finzione si fondono e confondono.


Film mai banale, che diverte e fa riflettere su più fronti.
Se vi capita, dategli un'occhiata.

8 commenti:

  1. A mio parere uno dei migliori film di questa stagione, l'ho letteralmente amato!

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    1. Sì, decisamente.
      Anche a me è piaciuto parecchio.

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  2. Visto a Venezia mi ha sorpreso per le tantissime risate fatte, ma soprattutto per quell'ironia e quell'equilibrio tra dramma e commedia molto molto intelligente. Insomma, una gran visione.

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    1. Una gran visione ed una bella sorpresa, con quel finale che ribalta le cose in maniera inaspettata!

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  3. Mi sapeva di film piuttosto pesantuccio, ma se dici che diverte potrei concedergli una chance...

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  4. Oh, brava che l'hai recuperato! :-)

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    1. Abbiamo pensato che doveva esserci un motivo per stare in programmazione per tre mesi! :)

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