30 giu 2008

La notte non aspetta

Inizia la stagione cinematografica del “non si butta via niente”, dico soltanto che sto aspettando l’uscita di “wanted” con angelina jolie e morgan freeman e questo la dice lunga. 
Per farla breve sono andata a vedere “la notte non aspetta” (titolo originale “street kings”, che se non altro spiega meglio perché ad un certo punto del film, durante un brindisi, si senta dire “perché noi siamo i re!”), principalmente perché mi piace keanu reeves, e mi piacerebbe anche poter dire che in questo film l’ho trovato in gran spolvero. 
Invece no. 
Leggermente imbolsito, e con la stessa espressività di un tavolino in ferro battuto. 
Vabbè. 
Il film è tratto da un racconto di Ellroy, e narra le vicende di una squadra della polizia di Los Angeles, di cui fa parte Tom Ludlow (Reeves), che, dopo la morte della moglie si è dedicato alla vodka con ottimi risultati e, protetto dal comandante Wander (Forest Whitaker) si muove ai margini della legalità. 
Fra poliziotti corrotti, criminali e poliziotti che ancora credono nel loro lavoro (non tantissimi a dire il vero) il film non aggiunge e non toglie nulla a tutti i film sul genere.


Noi due sconosciuti

Tralasciando la delirante traduzione del titolo, che riesce a trasformare “things we lost in the fire” in “noi due sconosciuti” che davvero non c’entra una minchia e non ha nessun senso, il delicato film di Susanne Bier (Dopo il matrimonio, Non desiderare la donna d’altri) parla di Audrey (Halle Barry, splendida), felicemente sposata con Brian (David Duchovny) e madre di due splendidi bambini, che si ritrova improvvisamente vedova. Poche ore prima della cerimonia funebre si ricorda di non aver avvisato una persona: Jerry (Benicio del Toro), il miglior amico del marito, nonostante la totale diversità fra i due: ottimo professionista, padre e marito perfetto Brian, ex avvocato tossicodipendente Jerry.
Audrey non riesce ad affrontare la solitudine e la disperazione, e chiederà a Jerry di andare a vivere nell’ex garage in ristrutturazione della loro casa. La regista indugia su primi piani di occhi lucidi, ma il film non è stucchevole. Audrey scopre che l’uomo che lei tanto detesta conosce cose di suo marito che lei stessa ignorava e assieme cercheranno di sopravvivere al dolore. Il titolo originale alla fine spiega che le cose perse nel fuoco sono gli oggetti andati in fumo in un incendio che Brian aveva preso con filosofia, perché quello che conta sono gli affetti, non i beni materiali.
Il film è abbastanza triste, ma nonostante ciò Benicio del Toro riesce ad inculcare pensieri impuri nelle spettatrici.